RIPROPONIAMO L’INTERVISTA IN CUI LA SANTELLI PARLAVA DELLA SUA MALATTIA: “LA PAURA NON TE LA PUOI PERMETTERE QUANDO HAI SULLE SPALLE LA RESPONSABILITÀ DI UN’INTERA REGIONE. COME NON PUOI PERMETTERTI DI STARE CHIUSA IN CASA. LA POLITICA REGIONALE SI FA ANDANDO IN REGIONE, NON STANDO A CASA.
E IO, INFATTI, SONO STATA LÀ, ALLA MIA SCRIVANIA”
JOLE SANTELLI
Tommaso Labate per www.corriere.it
«Glielo dico subito, io non ritiro un bel nulla».
Ha fatto un’ordinanza piena di ristoranti e bar che aprono, i tavolini all’aperto. Mentre nel resto d’Italia...
«Io sono stata una delle prime a chiudere la mia regione e mi hanno attaccato da tutte le parti. Ci ho perso il sonno. Avevo chiarito che, se le cose fossero andate bene col contenimento del contagio, avrei restituito un po’ di libertà ai calabresi. Ecco qua, l’ho fatto».
Il governo, a Roma, s’è arrabbiato.
«Se vogliono, possono solo impugnare l’ordinanza e poi vediamo come va a finire».
Alle 15 e 15 minuti di giovedì 30 aprile 2020, Jole Santelli è il nome più citato da giornali, telegiornali, radio e siti web. L’ordinanza con cui ha riaperto i bar e i ristoranti calabresi ha fatto il giro d’Europa. Fiorello ci ha costruito su una delle sue battute geniali: «Vado a mangiare una pizza a Vibo Valentia».
Nella fase più complicata dell’emergenza Covid-19, tra gli incubi della governatrice di Forza Italia c’erano i morti. I tanti morti che la sua regione ha rischiato di contare, come altre regioni del Sud. Poi l’onda anomala del contagio si è fermata anche grazie a un modello di contenimento, il suo, celebrato nientemeno che da un articolo del New York Times. Chiudere i confini della Calabria a chiunque, in entrata e in uscita, anche per i residenti.
Riavvolgendo il nastro alle settimane passate: quanto ci ha pensato su prima di chiudere i confini della Calabria?
«Tempo per pensare troppo non ce n’era. Conte parla a mezzanotte passata, io ero davanti alla tv come tutti gli italiani. Alle due di notte firmo l’ordinanza che chiudeva la Calabria. Mi lasci dire che sono orgogliosa di come hanno reagito i miei corregionali. La retorica dei meridionali poco rispettosi delle regole l’abbiamo smentita al cento per cento».
Ha avuto paura?
«Mentirei se dicessi di no. Già la notte che erano venuti fuori i primi focolai in Lombardia, a Codogno, avevo chiamato il ministro della Salute Roberto Speranza. Non potevo sapere nulla dell’evoluzione del virus, per cui ho iniziato a prepararmi al peggio».
Come?
«All’inizio dell’emergenza in Calabria avevamo poco più di cento posti di terapia intensiva. Siamo arrivati a quasi duecento. Le dico come la penso: in certi casi, nella vita, è necessario essere bravi a copiare da quelli che ci sono già passati prima di te».
Scegliere chi copiare non è semplice.
«Io ho guardato soprattutto a quello che stava facendo Luca Zaia in Veneto. Ho scelto bene».
La tv ha riacceso la luce sul dramma degli ospedali calabresi.
«Che la nostra sanità fosse in ginocchio non l’abbiamo certo scoperto nelle ultime settimane. Siamo in una situazione di commissariamento figlia di problemi antichi e con un carico pesantissimo di trasferimento di risorse, di fondi tagliati».
La sanità calabrese era finita in ginocchio prima dei fondi tagliati, non crede?
«Questa storia del Covid-19 ci ricorderà anche in futuro che comunque non si possono praticare tagli sulla vita delle persone».
Quanto tempo ci vorrebbe per arrivare a una situazione di efficienza, in una regione come la Calabria?
«Ci vorrebbero anni, parecchi anni, per arrivare all’eccellenza. Molti di meno per raggiungere quel minimo di efficienza che ancora non abbiamo. Dobbiamo invertire la tendenza e capire che la sanità è un servizio da rendere al cittadino, non al singolo primario».
Luigi Camporota, medico calabrese, ha fatto parte del team che ha avuto in cura il premier britannico Boris Johnson. Questa storia le fa rabbia perché quel medico avrebbe dovuto lavorare in Calabria o invece la riempie d’orgoglio?
«Mi riempie d’orgoglio. Ciascuno deve sentirsi libero di seguire le proprie ambizioni dove crede. Quando ci riesce un mio corregionale, che si è formato e ha studiato in Calabria, io ne sono felice».
Il dramma del Covid-19 ha mostrato che dove governa una donna si ottengono risultati migliori.
«Io lavoro bene con tutti ma devo dire, e quest’emergenza mi ha dato ulteriori prove, che le donne nei momenti di crisi sanno essere più pragmatiche. Un dialogo tra donne, spesso, risolve i problemi con più rapidità. Le faccio l’esempio di una telefonata con una donna che sta in un’azienda sanitaria provinciale. “Quanti tamponi hai a Reggio Calabria? Diecimila? Mandamene tremila a Catanzaro e domani te li restituisco”. Problema risolto».
Quanto le fa paura l’idea delle spiagge calabresi affollate d’estate?
«Chi viene qui dovrà farlo in massima sicurezza, per sé e per chi in Calabria vive tutto l’anno. Stiamo programmando un’estate, diciamo così, diversa dal solito».
Com?
«L’estate che sta arrivando non potrà essere uguale alle altre. Stiamo pensando a come potenziare e favorire soluzioni alternative al mare. Ad esempio, puntando molto sugli agriturismi che sono nell’entroterra. Ci stiamo lavorando».
Durante l’ultima campagna elettorale ha parlato della sua battaglia contro la malattia. Ha avuto paura per sé stessa?
«Glielo dico con sincerità. No, non ho avuto paura per me stessa. Neanche un po’. Quando hai sulle spalle la responsabilità di un’intera regione, la paura non te la puoi permettere. Come non puoi permetterti di stare chiusa in casa. La politica regionale si fa andando in Regione, non stando a casa. E io, infatti, sono stata là, alla mia scrivania».
LA CARTA D’IDENTITÀ
La vita — Nata a Cosenza il 28 dicembre 1968, si è trasferita a Roma, dopo il liceo, per studiare Giurisprudenza alla Sapienza. Ha iniziato la professione di avvocato con Tina Lagostena Bassi, poi nello studio di Vincenzo Siniscalchi e, infine, in quello di Cesare Previti.
La politica — La sua attività politica è iniziata nel Partito Socialista. Poi, nel 1994, è passata a Forza Italia ed è diventata una fedelissima di Berlusconi. Deputata dal 2001, è stata sottosegretaria al ministero della Giustizia, dal 2001 al 2006 e sottosegretaria al ministero del Lavoro nel 2013, governo Letta. Il 26 gennaio 2020 ha vinto le elezioni regionali con il 55,3% dei consensi ed è diventata la prima donna presidente della Calabria.
Fonte: qui
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