(ANSA) - Raffaele Lauro e' il nuovo segretario generale di Unimpresa. La nomina e' stata decisa oggi con una determinazione del presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Nel provvedimento di nomina di Lauro, gia' prefetto e senatore, che diventa anche membro del comitato di presidenza di Unimpresa, vengono precisate le motivazioni e le finalita' della scelta: sviluppare, intensificare e consolidare i rapporti tra Unimpresa e le Istituzioni pubbliche, a ogni livello, sia nazionale sia internazionale, nonche' le strategie complessive dell'associazione, in una fase di complessa ripresa delle attivita' imprenditoriali degli associati.
Al fine del concorso e dell'impulso al conseguimento di tali finalita' strategiche, Unimpresa intende puntare sulla ricca formazione nonche' sulle prestigiose esperienze istituzionali e professionali di Unimpresa. La presentazione e l'insediamento del nuovo segretario generale avverra' venerdi' 10 luglio, a Castellammare di Stabia, in occasione della riunione del comitato di presidenza, convocato per definire le nuove politiche, post Covid-19, dell'associazione e le ulteriori proposte da sottoporre al governo per affrontare la grave crisi in atto delle piccole e medie imprese, che subirebbe un ulteriore e irreversibile aggravamento, senza misure straordinarie e immediatamente efficaci, in termini di semplificazioni burocratiche, di misure fiscali e di accesso alla liquidita'.
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Bankitalia: Pil 2020 -9,5%, -13% se peggiora pandemia
Produzione industriale in ripresa, ma sotto livelli pre-covid
Bankitalia rileva anche che la produzione industriale dopo la flessione dell'8,4% del primo trimestre, ha registrato un'ulteriore brusca caduta in aprile ma "con la graduale rimozione dei provvedimenti di chiusura l'attività industriale sarebbe tornata a crescere in maggio e giugno (complessivamente di circa il 40% rispetto ad aprile)". Tuttavia, la produzione rimarrebbe inferiore di quasi il 25% ai livelli precedenti la diffusione dell'epidemia".
Produzione industriale a maggio +42,1%.
Ansa - La produzione industriale a maggio schizza in alto, segnando un aumento del 42,1% rispetto ad aprile. Lo rileva l'Istat, parlando di una "significativa ripresa delle attività" dopo il lockdown. Il confronto congiunturale, infatti, è con un mese, l'Istituto di statistica lo ricorda, "caratterizzato dalle chiusure in molti settori produttivi in seguito ai provvedimenti connessi all'emergenza sanitaria". Su base annua il dato mostra ancora un calo ampio: corretto per gli effetti di calendario, a maggio l'indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 20,3%.Maggio, inoltre, vede la produzione industriale in impennata ma il livello dell'attività, l'Istat lo sottolinea nel commento ai dati, "risente ancora della situazione generata dall'epidemia di Covid-19: l'indice generale, al netto della stagionalità, presenta una flessione del 20,0% rispetto al mese di gennaio, ultimo periodo precedente l'emergenza sanitaria". E ancora, viene fatto presente, "nella media del periodo marzo-maggio, il livello della produzione cala del 29,9% rispetto ai tre mesi precedenti".
La produzione industriale di autoveicoli a maggio mostra su base annua un calo del 50,8%, rende inoltre noto l'Istat, fornendo il dato tendenziale corretto per gli effetti di calendario. Il ribasso in termini grezzi è pari al -54,5%. In sostanza l'attività nel settore si è dimezzata rispetto a maggio dello scorso anno.
Sempre a maggio, rispetto ad aprile, "tutti i comparti" dell'industria italiana "sono in crescita congiunturale, ad eccezione di quello delle industrie alimentari, bevande e tabacco, in leggera flessione", (-0,5%). Settore questo che però aveva retto durante la fase più acuta dell'emergenza Covid. Rimbalzi addirittura a tre cifre si evidenziano invece per le attività che più avevano risentito del lockdown: +142,5% per il tessile e +140,2% per i mezzi di trasporto. E' quanto emerge dalla nota dell'Istat sulla produzione industriale a maggio. Su base annua la situazione è capovolta, con ribassi in tutti i settori.
Bonomi, nel Paese non viene raccontata la realtà
Giovani di Confindustria, non si governa con gli annunci
Ansa - "Siamo in un Paese dove la realtà non viene raccontata", dice il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al 'convegno digitale' dei Giovani Imprenditori."Nessuno ha l'interesse, il coraggio, la volontà, di dir quale è la realtà, cosa ci aspetta in autunno. E voglio riferirmi solo ai temi economici e non a quelli politici da cui voglio sempre restare fuori", dice. Ed a chi lo introduce chiedendo 'come va?', Bonomi risponde in modo netto con una battuta: "Ha una domanda di riserva?".
"Ci attende un crollo del Pil attorno al 9%, l'esplosione del debito pubblico e il rischio di raddoppio del numero di famiglie in povertà assoluta. Saranno mesi complicati, in cui perdere tempo significa perdere l'occasione di contenere gli effetti della crisi economica" sottolinea il leader degli industriali under 40, Riccardo Di Stefano, al 'primo convegno digitale' dei Giovani Imprenditori, cinquanta anni dopo il primo tradizionale convegno di Rapallo quest'anno fermato dall'emergenza Covid. E avverte. "Non si può pensare di governare con annunci e poi dilatare all'infinito il tempo che passa tra le parole e gli effetti di quelle misure. Le nostre imprese e i cittadini non possono più attendere". E "occorre modificare le politiche che non hanno prodotto risultati", dice citando il reddito di cittadinanza: "Solo il 2% ha trovato lavoro", "Basta con le misure costose e inefficaci"."Visto che abbiamo passato la fase 1, la fase 2 e la fase 3 senza mai parlare veramente di giovani, noi chiediamo che il governo ora metta in campo una vera e propria "fase giovani"", sottolinea ancora Di Stefano: "Siamo i grandi assenti delle politiche di questi mesi"..
"Fare impresa in Italia resta difficile. E' Intollerabile per la seconda manifattura europea. Ecco perché chiediamo al Governo che venga varato subito il decreto semplificazioni", aggiunge. E "chiediamo di saldare i 50 miliardi di debiti pregressi della P.a. Che senso ha mettere in campo un decreto come quello sulla liquidità, che vale proprio 50 miliardi, quando basterebbe saldare i debiti contratti con le aziende? E come si può pensare di sostenere le imprese, stremate dal covid, se per accedere ai finanziamenti occorrono 19 adempimenti burocratici?".
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