GLI ITALIANI PASSANO E GUARDANO I CAPI IN VETRINA, MA TANTO NON SE LI POSSONO PERMETTERE.
E DEI RICCASTRI CINESI, ARABI, RUSSI E AMERICANI CHE AFFOLLAVANO VIA MONTENAPOLEONE NEANCHE L'OMBRA
MALE ANCHE LE CATENE LOW COST, CON CALI DEGLI AFFARI DEL 70%.
GLI STUDENTI E I LAVORATORI SONO TORNATI A CASA, LE FIERE SONO UN VAGO RICORDO: LA CITTÀ RISCHIA IL TRACOLLO
Francesco Rigatelli per “la Stampa”
Zero. E' questo il fatturato del Quadrilatero della moda nel primo weekend di saldi a Milano. Non era mai accaduto prima d' ora, almeno da quando esiste il quartiere con la più alta concentrazione di negozi di lusso del mondo. In questo periodo Milano era meta di turisti cinesi, arabi, russi e americani.
Venivano per il Duomo, per le squadre di calcio, per una gita a Como, ma soprattutto per la moda. Si pianificavano vacanze e weekend con tanto di personal shopper e autisti per non perdere i saldi e trovare gli outlet migliori. Quest' anno, invece, via Montenapoleone appare deserta.
I BEI TEMPI DELLE CODE IN VIA MONTENAPOLEONE
Nessuno si mette in fila per i saldi. Qualche italiano fa «window shopping», insomma guarda le vetrine, o cerca un senso unico in monopattino, ma poco di più. «Il primo weekend di saldi è stato un disastro - rivela Marco Barbieri, segretario generale della Confcommercio milanese -. Il Quadrilatero della moda ha fatto zero.
Non sappiamo come sia possibile, ma ha registrato oltre -90 per cento rispetto al 2019. Il motivo è che certi prodotti gli italiani non se li possono permettere. Altre zone meno di lusso sono andate meglio. Meglio si fa per dire: corso Buenos Aires, via Torino e corso Vercelli vanno da -70 a -50 per cento. Il problema è che anche nelle aree più commerciali le spese sono state ridotte perché a fine luglio in città è rimasta poca gente e con le tasche vuote».
I BEI TEMPI DELLE CODE IN VIA MONTENAPOLEONE
Milano è senza studenti, lavoratori, turisti e fiere: una combinazione mortale che la fa sembrare ancora in lockdown. Se va bene quest' anno si passerà da 11 a 5 milioni di arrivi dall' estero. Fiere e congressi sono rimandati all' autunno con un punto interrogativo. Del milione di pendolari che ogni giorno entravano in città e ne uscivano la sera senza perdere l' occasione di un pranzo, di un aperitivo, di una cena o di un regalo, ne arrivano circa 300mila al giorno.
CORONAVIRUS GLI EFFETTI SUL LUSSO
Di studenti universitari si riparlerà seriamente da gennaio. Le principali aziende non hanno ancora un piano per il rientro dei dipendenti in ufficio, ma pensano a una continuazione del lavoro da casa fino a Natale. I nuovi quartieri verticali sono spettrali e solo Unicredit finora ha scritto ai suoi bancari che a settembre se tutto va bene potranno rientrare nella Torre, ma fino al 50 per cento della capienza.
CORONAVIRUS, FASE DUE A MILANO
Le vere vittime di tutto questo, settori di turismo e spettacolo a parte, sono le aziende di pulizie e di mense per uffici, i bar e i ristoranti. La pausa pranzo a Milano vale il 20 per cento del fatturato di un locale. Ancora a giugno i ristoranti segnano -70 per cento sul 2019 e gli alberghi -80, senza dimenticare che la metà degli hotel milanesi è chiusa e non si sa se e quando riaprirà.
CORONAVIRUS GLI EFFETTI SUL LUSSO
Nel mentre il problema di tutti è la mancanza di liquidità. A maggio e a giugno, secondo Confcommercio, il 90 per cento degli esercenti non ha ricevuto gli aiuti pubblici e a oggi il 50 per cento non ha visto migliorare la propria situazione.
Quasi come smacco ulteriore per la metropoli in difficoltà c' è la crescita dell' hinterland.
CORONAVIRUS FASE DUE BAR RIAPRONO A MILANO
Per la prima volta Milano viene superata da paesi satelliti come Legnano o la Brianza a nord e San Donato, Melegnano e San Giuliano a sud. Nuove frontiere dello sviluppo, le cui economie locali si giovano improvvisamente del lavoro da casa dei pendolari, che hanno più soldi in tasca e li consumano tutti sul territorio, svuotando la città e arricchendo la provincia.
Se negozi e ristoranti a Milano registrano una media di -70 per cento, a giugno in molti centri minori si arriva a meno della metà, attorno a -30 per cento. Sembrerà poco, ma di questi tempi magri è il mondo alla rovescia. Fonte: qui
IMPRESE TURISTICHE ASSASSINATE (SE E’ VERA LA BOZZA DI DECRETO CHE GIRA)
IL TESTO PREVEDE CHE CI SIANO ANCORA 9 SETTIMANE DI CASSA INTEGRAZIONE, MA ONEROSA, CIOÈ CON UN CONTRIBUTO DA PARTE DELLE IMPRESE FINO AL 18%.
NON BASTA: IL DECRETO PREVEDE CHE SIANO BLOCCATI I LICENZIAMENTI PER 20 SETTIMANE, A MENO CHE L’IMPRESA NON CHIUDA
QUESTO È IL REGALO CHE LA CATALFO E FRANCESCHINI FANNO AL TURISMO ITALIANO PER SCHIANTARLO DEFINITIVAMENTE
PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO
Se fosse vera la bozza di Decreto che gira in queste ore e che sarebbe pubblicata a breve, si decreterebbe la fine di migliaia di imprese turistiche italiane. Il testo prevede che ci siano ancora 9 settimane di cassa integrazione, ma onerosa, cioè con un contributo da parte delle imprese fino al 18%. Non solo! Il Decreto prevede che siano bloccati i licenziamenti per 20 settimane, a meno che l’impresa non chiuda.
Quindi le imprese turistiche che a migliaia non riescono a ripartire possono tenere il personale in cassa integrazione per 9 settimane, pagando un balzello, e poi devono riassumerlo pure se non gli necessita, a meno che non scelgano di chiudere.
Questo è il regalo che la Catalfo e Franceschini fanno al turismo italiano per schiantarlo definitivamente, mentre buttano miliardi per reddito di cittadinanza e Quota 100.
Le imprese sperano che sia un decreto fake e che Conte metta fine allo sconcio dei disastri che crea ogni giorno la coppia Catalfo-Tridico, sotto il totale disinteresse di Franceschini impegnato in ben altre strategie.
MA È IL MISE O CONFINDUSTRIA?
I GRILLINI STANNO TRASFORMANDO LO SVILUPPO ECONOMICO IN UNA SUCCURSALE DI VIALE DELL’ASTRONOMIA: NELLE PROSSIME SETTIMANE ARRIVERÀ MARCELLA PANUCCI, CHE PRENDERÀ IL POSTO DI SALVATORE BARCA DA POMIGLIANO. CHE L'AMICO DI MAIO VORREBBE PIAZZARE ALLA CONSAP
NOMINATO CONSIGLIERE PER LA POLITICA INDUSTRIALE ELIO CATANIA, CHE NEL 2011 VENIVA DEFINITO “UN POVERACCIO” DALL’ELEVATO BEPPE GRILLO, ACCUSANDOLO DEL FALLIMENTO DI FERROVIE DELLO STATO…
Alessandro Da Rold per “la Verità”
VINCENZO BOCCIA E MARCELLA PANUCCI
Il ministero dello Sviluppo economico somiglia sempre di più a una succursale di viale dell' Asrtronomia, sede di Confindustria, tanto da ricordare gli anni di Federica Guidi. Non lo dicono gli uscieri, ma le nomine che il ministro 5 stelle, Stefano Patuanelli, sta perfezionando nelle ultime settimane. È di ieri l' altro la notizia della scelta di Elio Catania come consigliere per la politica industriale del ministero.
BEPPE GRILLO CONTRO ELIO CATANIA NEL 2011
Mentre nelle prossime settimane dovrebbe arrivare Marcella Panucci, ex direttore generale sotto la presidenza di Vincenzo Boccia, come segretario generale al posto di Salvatore Barca, amico dell' ex ministro Luigi Di Maio.
LUIGI DI MAIO E SALVATORE BARCA
L' incarico di Catania, si specifica nella nota, «è a titolo gratuito e avrà la durata del mandato governativo del ministro». Catania è un boiardo di Stato a tutto tondo, un collezionista di poltrone instancabile. A quanto pare da mesi è entrato nelle grazie di Patuanelli.
Il ministro è cresciuto nelle giovanili della Democrazia cristiana e con tutta probabilità ha colmato con la nomina dell' ex presidente di Atm, Ibm, Fs (ora è anche vicepresidente del Cnel) la nostalgia degli anni ruggenti della prima Repubblica.
Catania è stato anche presidente di Confindustria digitale, membro della Luiss, vicepresidente di Alitalia, ma è in Ferrovie dello Stato che ha con tutta probabilità lasciato il segno più evidente, cioè quello del fallimento.
A dirlo non è l' opposizione, ma Beppe Grillo, l' inventore del grillismo anti casta. Il comico genovese nel 2011 dedicò un post sul suo blog a Catania (è ancora visibile in Rete) dove definiva il neo senior advisor del ministro 5 stelle Patuanelli «il poveraccio».
Si legge: «Fu cacciato dalla presidenza delle Ferrovie dello Stato da Padoa Schioppa. Se ne andò con un buco di 465 milioni di perdite e con sette milioni di euro di buonuscita.
Per il successo ottenuto fu premiato con la poltrona di consigliere di amministrazione da Intesa San Paolo e con la presidenza dell' Azienda di Trasporti di Milano.
Pisapia lo ha licenziato dall' Atm. Catania non potrà più far fronte alle spese senza le remunerazioni da presidente e amministratore delegato tra i 366.000 e i 450.000 euro (fisso più variabile).
Dovrà accontentarsi dei gettoni come consigliere di amministrazione Telecom (110.000 euro annui più altri 100.000 per le funzioni nei comitati), di Intesa San Paolo (150.000) e della misera pensioncina Inps da 12.276 euro netti al mese. Doppie e triple cariche con pensione d' oro al seguito. In un momento di crisi questa è benzina sul fuoco». E poi Grillo si domandava. «Quanti sono i Catania d' Italia?».
Di sicuro sono molti, ma il principale segue ora la politica industriale del governo sostenuto proprio dal comico genovese. Le sorprese al Mise non finiscono qui. Si attende a breve la nomina a segretario generale di Marcella Panucci, che dopo 25 anni in viale dell' Astronomia, è stata accompagnata alla porta dal nuovo presidente Carlo Bonomi.
A prendere il suo posto in Confindustria è stata Francesca Mariotti, fidatissima di Bonomi, che manterrà un interim fino a dicembre.
Poi si dice potrebbe arrivare Stefano Firpo, che finita la sua parentesi proprio al Mise è ora in Intesa San Paolo: la sua candidatura è sostenuta da Alberto Bombassei. I ritardi della nomina della Panucci sono dovuti a quelli dei rinnovi dei vertici di Consap, dove Di Maio vuole piazzare l' amico Salvatore Barca, attuale segretario generale di Patuanelli.
A chiudere la ragnatela tra governo e Confindustria c' è poi Domenico Arcuri, attuale super commissario di Giuseppe Conte, fidanzato con l' ex vicepresidente di Confindustria Antonella Mansi. Nel frattempo Bonomi due giorni fa attaccava il governo chiedendo riforme. Risponderanno Catania e Panucci.
Fonte: qui
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