“IL PINO SI È PIEGATO AL RALLENTATORE, COME UN GIGANTE ADDORMENTATO”
L'AGRONOMA CHE L'AVEVA ISPEZIONATO: “MAI POTUTO FARE ESAMI APPROFONDITI.
DI TUTTE LE ANALISI CHE ABBIAMO CONSIGLIATO ALL'EPOCA, NON NE È STATA FATTA NEMMENO UNA.
L'UNICO CONTROLLO CHE ABBIAMO REALIZZATO È STATO QUELLO VISIVO.
A OCCHIO? SÌ…”
LORENZO DE CICCO per il Messaggero
Ore 17.32, lo schianto: un pino alto 18 metri crolla a piazza Venezia, a due passi dalla scalinata del Campidoglio, nel cuore di Roma. Collassa su una macchina in corsa, una Mercedes nera guidata da una donna di 51 anni, che finirà in ospedale in codice giallo, con un trauma cranico.
Ma la sensazione, senza esagerare, è quella della tragedia sfiorata: è l'ora di punta, tanti tornano dal lavoro, centinaia di auto vorticano intorno alla rotatoria sotto all'Altare della Patria. Accanto, a piazza San Marco, c'è il capolinea dei bus. Subito dopo la Mercedes, una pattuglia dei vigili urbani fa in tempo a schiacciare sul freno: «L'albero - racconta uno degli agenti a bordo - si è piegato al rallentatore, come un gigante addormentato».
Il tonfo però lo sentono tutti: «Mi sono voltato e ho visto il tronco spezzato, proprio alla base, poi la macchina travolta dai rami, ci siamo tutti messi a correre verso l'abitacolo, per cercare di aiutare la signora a uscire», ricorda Mattia Rampanelli, operaio della ditta di lavori stradali ingaggiata dal Comune per risistemare i sampietrini della piazza. Ma quel cantiere, almeno dalle prime ricostruzioni della Polizia locale e dei vigili del fuoco, non c'entrerebbe col crollo.
«È l'albero che è molto vecchio, è un pino secolare, arrivato a fine vita», spiega Vito Proietti, il funzionario della Municipale che si è occupato dei rilievi. Anche per questo nelle prossime ore saranno verificate le altre piante che affacciano sulla piazza. La carreggiata nel frattempo è stata chiusa dai nastri dei vigili urbani.
«ISPEZIONI A OCCHIO» Le radici del pino dello schianto, aggiunge il funzionario della Polizia locale, «sembrano marce». Per verificarle è stato incaricato un agronomo comunale, che ieri notte non se l'è sentita di assicurare la stabilità degli altri alberi. «Servono esami approfonditi, a vista non si può prendere una decisione», ha detto ai vigili. Peccato che proprio con un'ispezione a occhio fosse stato controllato, più di due anni fa, il pino appena precipitato.
«All'epoca non abbiamo potuto fare un pulling test, la prova di trazione, l'unica in grado di testare la tenuta delle radici», rivela Sara Sacerdote, l'agronoma che per conto del Comune si era occupata dell'analisi degli alberi di piazza Venezia. «Ricordo perfettamente la situazione: era un pino fra gli 80 e i 100 anni. Un'età alta, ma non significa che andasse abbattuto in automatico».
Il problema, spiega, «è che chi controlla non ha la possibilità di vedere lo stato delle radici se non fa una prova di trazione. E noi non l'abbiamo potuta fare. Non era mai stata prevista, anche se l'avessimo consigliata, non ci saremmo riusciti. Di tutte le analisi che abbiamo consigliato all'epoca, non ne è stata fatta nemmeno una. L'unico controllo che abbiamo realizzato è stato quello visivo». A occhio? «Sì, è la prima cosa che si fa.
Dopo però, nelle zone a rischio, si dovrebbe procedere con le analisi strumentali. Purtroppo a Roma non c'è un piano di gestione delle alberature, mancano gli agronomi, quindi tutto quello che viene fatto, è su grandi numeri. E queste sono le conseguenze. Noi all'epoca controllammo solo nel I Municipio, il Centro storico, oltre 8mila piante». Una scelta al risparmio, quella dei controlli meramente «visivi», già denunciata dalle ditte del settore nel 2018. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel febbraio 2019 ipotizzò un piano straordinario da oltre 100 milioni per abbattere tutti i pini secolari, a fine vita e quindi potenzialmente pericolosi.
Un piano che avrebbe dovuto finanziare in larga parte il governo. Ma i soldi non sono mai arrivati e il Comune arranca perfino nella manutenzione ordinaria, dato che gli appalti rimangono impaludati per mesi nel vischio della burocrazia capitolina. E così succede anche questo.
«Ieri prima del crollo non tirava un filo di vento, la solita afa immobile», racconta Antonio Cipriani, il titolare della ditta dei lavori. «Quando mi hanno detto che l'albero era crollato mi sono chiesto: Come è potuto succedere?». «Oggi come Comune abbiamo fatto una figuraccia!», chiosa il vigile urbano davanti ai dirigenti del Campidoglio che, intuendo la presenza del cronista, cercano di smorzare i toni: «Dai, ora non ci diamo la zappa sui piedi...».
TAMPONE COVID La vittima dell'incidente intanto è ricoverata al San Giovanni. Secondo i sanitari, all'arrivo avrebbe avuto la febbre. Il marito, appena tornato dagli Stati Uniti, era in quarantena. Motivo per cui la donna ieri notte è stata sottoposta al tampone per il Covid-19.
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