TRA LORO C’ERANO ANCHE BOSS, CAPI E GREGARI DELLA ‘NDRANGHETA, CHE PER L’INPS ERANO INDIGENTI E INOCCUPATI
COME È POSSIBILE, VISTO CHE IL SUSSIDIO NON POTREBBE ESSERE EROGATO A CONDANNATI? BASTA IL CAF GIUSTO, UN IMPIEGATO CHE CHIUDE UN OCCHIO OPPURE SEMPLICEMENTE…
Alessia Candito per www.repubblica.it
MAFIOSI CON IL REDDITO DI CITTADINANZA
Boss, capi e gregari per le Procure, indigenti e inoccupati per l’Inps, tanto da meritare il reddito di cittadinanza. Trentasette soggetti, quasi tutti in odor di ‘ndrangheta o in tutto e per tutto affiliati al clan Piromalli-Molè e come tali noti, sono stati scovati dai carabinieri di Gioia Tauro fra i percettori del reddito di cittadinanza.
Fra loro c’erano condannati per mafia, inclusi due sottoposti a sorveglianza speciale, e persino chi, dopo sentenze definitive, ha incassato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dunque è per legge escluso dall’erogazione di sussidi, indennità e finanziamenti pubblici. Quanto meno in teoria.
E sulla carta, anche il reddito di cittadinanza non potrebbe essere erogato a condannati per reati più o meno gravi. Ma basta il Caf giusto, l’impiegato del Centro per l’impiego che chiude un occhio o semplicemente la capacità di confondere un po’ le carte e “dimenticare” processi e condanne ed ecco che per posta arriva la card gialla che assicura un sussidio ogni mese.
LUIGI DI MAIO REDDITO DI CITTADINANZA BY LUGHINO
Lo hanno fatto anche diversi familiari di boss e gregari, incluse donne che hanno evitato accuratamente di segnalare la presenza di ergastolani al 41bis in famiglia o figli, mariti e fratelli condannati come accoscati al clan Piromalli-Molè, magari anche destinatari di sequestri milionari, e per questo da tempo dietro le sbarre.
Di certo, più di uno era riuscito a mascherare bene il proprio reale tenore di vita. Fra i “furbetti del reddito” scovati dai carabinieri c’era anche chi, solo qualche mese prima di ricevere la card di Stato aveva acquistato senza patemi auto nuove di zecca. E poi, in tanti si sono dimostrati bravi ad aggirare i paletti reddituali previsti dalla legge.
Bastava spostare per tempo la residenza di uno o più componenti del nucleo familiare per abbassare l’Isee, l’indicatore della situazione economica, e il gioco era fatto. In questo modo, c’è chi – quanto meno sulla carta – è finito ad abitare stabilmente in un rudere abbandonato e fatiscente, senza utenze né servizi. O chi, sempre solo sulla carta, ha smesso di abitare con familiari già percettori di sussidi o ancora ha sconfessato – solo formalmente – consolidate relazioni di coppia o convivenze.
MAFIOSI CON IL REDDITO DI CITTADINANZA
Un catalogo di trucchetti, sotterfugi e illegalità già costato all’Erario circa 279.000 euro a cui se ne sarebbero aggiunti altri 134.500 se i “furbetti” non fossero stati stanati dai carabinieri. Adesso per ordine della procura di Palmi, le erogazioni sono state bloccate ed è stata avviata la procedura per il recupero delle somme, mentre i 37 furbetti, 33 italiani e 4 stranieri, sono stati denunciati a piede libero. Ma non si tratta dell’unico fascicolo aperto a carico di “indigenti sulla carta” che hanno trovato mezzi e modi di percepire indebitamente sussidi.
Sempre nella Piana di Gioia Tauro, qualche settimana fa i carabinieri hanno denunciato per le medesime irregolarità 18 persone, inclusa la moglie di un boss di Taurianova da tempo al 41 bis, che aveva “dimenticato” di inserire il marito fra i componenti del proprio nucleo familiare, oltre ad una pletora di persone che beneficiava del reddito di cittadinanza mentre lavorava a nero in bar, ristoranti o in cantieri edili.
DI MAIO COME IL MAGO SILVAN BY GIANBOY
Clamorosi i casi del titolare di un’officina meccanica del tutto abusiva, con diverse auto in attesa, ma formalmente disoccupato e senza mezzi per mantenersi e di un parrucchiere, proprietario di salone, che non solo percepiva il reddito di cittadinanza pur lavorando regolarmente, ma sulla carta aveva abbassato la saracinesca quattro anni fa.
Nel maggio scorso invece era stata la Guardia di Finanza a scovare nella Locride 101 “furbetti del reddito”, fra cui brillava anche il narcobroker Alessandro Pannunzi, figlio di “Bebè”, il Pablo Escobar italiano. E in precedenza, era stata l’operazione Salasso a individuare proprietari di auto e ville di lusso e condannati per mafia e persino detenuti fra 237 percettori del reddito di cittadinanza della zona jonica reggina. Un esercito di furbetti, costato centinaia di migliaia di euro allo Stato. Fonte: qui
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