“CONTE NON E’ LA PERSONA GIUSTA, AL GOVERNO
MEGLIO UN CONTADINO CHE HA FATTO IL CLASSICO”
“QUANDO LA PAURA SPARIRÀ, ESPLODERÀ LA RABBIA SOCIALE
BISOGNA FARE COME
IN IRLANDA: NIENTE BUROCRAZIA E IMPOSTA SOCIETARIA NON OLTRE IL 12.5%
SALVINI HA DIMOSTRATO DI NON AVERE LINGUAGGIO E L'ORGANIZZAZIONE
MENTALE PER FARE IL PREMIER
SE AVESSERO FATTO GESTIRE L'EPIDEMIA AD
ANDREA CRISANTI AVREMMO AVUTO DIECIMILA MORTI IN MENO
LA LOMBARDIA HA
FATTO ERRORI ENORMI”
Pietro Senaldi per “Libero quotidiano”
È
tutto sbagliato, è tutto da rifare. Il copyright della frase è di Gino
Bartali, naso triste da italiano in gita, come lo definì in una
bellissima canzone Paolo Conte. Il concetto però è sovrapponibile al
pensiero di Luca Ricolfi, naso molto sensibile di italiano alquanto
perplesso. Editorialista per svariati quotidiani, attualmente in forza
al Messaggero, il professore torinese ha fondato l'osservatorio del
Nord-Ovest ed è ora responsabile scientifico della fondazione David
Hume, che ha creato con il vecchio direttore del Corriere della Sera,
Piero Ostellino.
In
parole semplici, Ricolfi è il più grande sociologo italiano. Nessuno
come lui sa annusare gli umori della nostra società, della quale ha una
visione lucida e imparziale. In questa intervista dispensa mazzate per
tutti, destra e sinistra.
Crocifigge
il governo per la gestione dell' emergenza Covid-19 e per l' assenza di
preparazione della ripartenza. Bastona Conte e i suoi governi
gialloverde e giallorosso per la loro politica esclusivamente
assistenzialista. Suggerisce nella ricetta ultraliberista e di
defiscalizzazione selvaggia l' unica via di salvezza per il Paese. E ne
ha pure per gli italiani, che si sono fatti rubare la democrazia senza
reagire.
Professor Ricolfi, Conte compie due anni a Palazzo Chigi: com' è cambiata l' Italia sotto l' avvocato?
«La
cultura politica dell' Italia era già da avvocati prima: attenzione
ossessiva alle procedure e pochissima concretezza. Non so se Conte abbia
peggiorato la situazione, certo non è la persona giusta per imprimere
una svolta. Dipendesse da me, vedrei bene a capo del governo un
contadino che ha fatto il classico».
Come valuta i due anni di governo grillino, che è poi la grande novità della politica?
«Valuto
male entrambi i governi, perché la cifra di entrambi è stata l'
assistenzialismo. Salvini ha un bel dire che è stato costretto a
digerire il reddito di cittadinanza, visto che quota 100 è stata la sua
bandiera. Quanto alla politica fiscale del governo gialloverde,
l'intervento sulle partire Iva è stato di entità irrisoria (meno di un
miliardo), e l' ennesimo condono fiscale non è certo ciò di cui l'
economia aveva bisogno».
Che futuro vede per M5S?
«Non
ne ho la minima idea. Se solo esistesse un' alternativa credibile, lo
vedrei spacciato; ma se l' alternativa sono le forze attualmente in
campo, forse il Movimento può pensare di sopravvivere a tutte le
sciocchezze che ci infligge».
Pd-M5S: sono nozze fattibili?
«Certo.
Anche nella vita reale i matrimoni sono spesso di interesse. In
politica il matrimonio d'amore è l'eccezione, non la regola».
Cosa sta accadendo nel centrodestra?
«Nulla.
Mi pare la risposta più adeguata. Ed è questo il problema del nostro
sistema politico: la sinistra rinasce continuamente proprio perché è un
camaleonte senza vergogna di sé, la destra resta al palo perché non
riesce a cambiare».
Il calo di Salvini nei sondaggi è temporaneo?
«Penso
che il calo di Salvini sia difficilmente reversibile, perché ha
dimostrato di non avere né il linguaggio né l' organizzazione mentale
necessari al ruolo di premier».
E la crescita della Meloni la stupisce?
«Io
la vedevo veleggiare verso il 20% già quando era ancora sotto il 10%.
La Meloni è una politica di razza, se fosse un uomo sarebbe già da un
pezzo alla guida del centro-destra».
Il Covid-19 che Italia lascia?
«Di
per sé, il Covid ci avrebbe lasciato più poveri di prima. Il Covid in
salsa giallorossa però ci lascerà molto più poveri di prima, e
soprattutto sempre più lontani dagli altri paesi avanzati».
Ha allargato le differenze tra Nord e Sud?
«No,
direi che per certi versi potrebbe anche finire per accorciarle. Per la
sua composizione, il Pil del Nord è più vulnerabile al tracollo degli
scambi di quanto possa esserlo quello del Sud, specie nel caso in cui i
flussi turistici dovessero riprendere o essere sostituiti dal turismo
interno. C'è poi un aspetto molto importante: la società parassita di
massa che ci stanno accuratamente predisponendo. Quando la base
industriale del Paese si sarà ridotta del 20-25%, la domanda di sussidi e
di assistenza del Sud non potrà che esplodere, accentuando il modello
"sussidi + lavoro nero" già molto diffuso oggi».
Perché la pandemia ci ha trovato impreparati?
«Per
un mucchio di motivi, ma i più importanti mi paiono due. Il primo è che
la politica ha deciso di costituire comitati tecnico-scientifici
scegliendo in base al livello della carica ricoperta (manager e
burocrati della sanità) e non in base alla competenza; se avessero fatto
gestire l'epidemia ad Andrea Crisanti, la chiusura totale sarebbe
partita due settimane prima, il modello veneto (tamponi di massa)
sarebbe stato incoraggiato anziché stigmatizzato, e avremmo avuto
(almeno) diecimila morti in meno. Il secondo motivo è che nei passaggi
cruciali (fine febbraio e fine aprile) destra e sinistra, salvo modeste
eccezioni, si sono ritrovate dalla medesima parte della barricata,
schierate con il partito della riapertura, che poi fondamentalmente è il
partito del Pil».
Quali sono state le maggiori criticità?
«In
ordine di importanza: due mesi di ostilità ai tamponi di massa, un
ritardo incredibile nell' indagine sierologica nazionale e nel
tracciamento, le oscillazioni sull' utilità delle mascherine».
La sensazione è che il governo non ci abbia preparato alla ripartenza, lei cosa ne pensa?
«Lei la chiama una sensazione? A me pare un' evidenza».
Quali pericoli ravvisa?
«Nessuno
ci informa su quali misure si stiano prendendo per neutralizzare i
rischi dell' aria condizionata, dei treni e degli aerei. E nessuno ci
dice con chiarezza se riapriamo perché l' epidemia è sconfitta o per
ragioni economiche. La mancanza di trasparenza e verità ha un grande
prezzo, perché le persone restano incoscienti dei reali pericoli. C' è
stata ideologia all' inizio, nel non voler mettere in quarantena chi
arrivava dalla Cina, e c' è oggi, nel riaprire tutti insieme in
condizioni diverse».
Pensa che saremmo pronti ad affrontare una seconda ondata?
«No, non lo penso».
Lo
Stato centrale ha avuto molti problemi nei rapporti con le Regioni, che
sono diventate nel bene e nel male le protagoniste della lotta al
Covid-19: come mai è successo?
«Credo
sia stata una ammuina utile al ceto di governo, non saprei dirle se
intenzionale o no. Alla fine, quando arriverà la magistratura e saranno
istituite le solite commissioni di inchiesta, lo scaricabarile reciproco
sarà un gioco da ragazzi».
Ritiene che le Regioni e le spinte autonomiste escano rafforzate da questa esperienza?
«Non
ne ho la minima idea, perché davvero non saprei se - in generale -
abbiano fatto peggio lo Stato centrale o le Regioni. Quel che posso dire
è che alcune Regioni (innanzitutto quelle del Triveneto, che sono le
più autonomiste), si sono comportate meglio di altre. Fossi veneto mi
batterei per l' autonomia; essendo piemontese, e avendo visto da vicino
che cosa (non) ha fatto la Regione Piemonte in questi mesi, ne avrei il
terrore».
Perché si è levato un attacco così duro contro la Lombardia?
«Perché ha fatto errori enormi, a partire dallo scoraggiamento dei tamponi e dalle scelte in materia di assistenza domiciliare».
Tutti temono l' esplosione della rabbia sociale: anche lei?
«Sì,
perché quando la paura sparirà, o ci saremo abituati a tollerarla,
molti si troveranno senza lavoro, con poco reddito, bassi consumi, molta
disperazione».
Il danno economico è enorme: l' Italia rischia di fallire?
«Sì,
lo temo. Questo governo sta prendendo con molta allegria soldi che non
ha, e prima o poi i mercati, ancor più delle autorità europee, ci
chiederanno il conto».
Ha una ricetta da suggerire per uscirne?
«Fare
come in Irlanda: niente burocrazia e imposta societaria non oltre il
12.5%. E magari restituirci il voto, così almeno potremo incolpare noi
stessi quando sceglieremo l' ennesimo governo di mediocri».
La ricetta irlandese è ultraliberista, ma la sensazione è che il governo applichi per lo più ricette di sinistra: cosa ne pensa?
«Più
che ricette di sinistra, il governo sta usando ricette irresponsabili. È
quel che succede quando la sinistra, che ha anche una componente
riformista e responsabile, per amore del potere si allea con le forze
più demagogiche e anti-mercato. Che poi questa piroetta parlamentare sia
orchestrata dalla sinistra riformista stessa (Renzi), dice solo a che
cosa si è ridotta la sinistra. Per uno come me, che negli anni '70 ha
lavorato con la mitica FLM (Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici), e
ha potuto vedere tutta la parabola che da Lama e Berlinguer ci ha
portati all' attuale ceto politico progressista, lo spettacolo odierno è
un film dell' orrore».
L'Europa è intervenuta con lentezza e pochi soldi: non si poteva fare di meglio, non ha capito o che altro?
«L' Europa è quel che è, una macchina burocratica lenta, guidata da un' oligarchia priva di ogni slancio ideale».
Giustizia e istruzione, i due ambiti del pubblico, non ripartono, le aziende sì: come se lo spiega?
«Scuola e giustizia non stanno sul mercato. Non hanno la necessità di riaprire per sopravvivere».
Perché il governo non si è preoccupato della scuola, davvero conta così poco?
«Qualcosa
è stato fatto, in realtà, ma in direzione assistenziale: nuove
assunzioni, tanto per cambiare, in una situazione in cui le statistiche
internazionali ci dicono che abbiamo troppo personale, e accurate
ricerche nazionali documentano la vergogna dell' edilizia scolastica».
Lo scandalo delle intercettazioni della magistratura è destinato ad avere effetti o si spegnerà?
«Non
mi sembra che il grande pubblico se ne curi, tendo a pensare che
metteranno qualche toppa e la gente penserà presto ad altro».
barbara carfagna sabino cassese
Tutti dicevano che dopo il Covid-19 ogni cosa cambierà in meglio: una favola o condivide, e cosa muterà?
«Molto
cambierà, ma che cosa e quanto dipenderà dal fatto che l' arrivo
autunnale di virus micidiali diventi una costante oppure no».
Nel bene e nel male, che giudizio dà degli italiani durante la quarantena?
«Gli
italiani mi hanno sorpreso per la loro docilità e il loro scarso amore
per libertà e democrazia. Abbiamo bevuto tutto ciò che le autorità ci
dicevano, senza pretendere l' unica cosa che dovevamo pretendere:
serietà e trasparenza. Possiamo lamentarci fin che vogliamo del governo
Conte e della sua "acostituzionalità" (così lo ha qualificato un
giurista eminente come Sabino Cassese), ma resta il fatto che lo abbiamo
digerito più che bene, come cittadini e come mass media: in democrazia,
ogni popolo ha i governanti (e i giornalisti) che si merita». Fonte: qui
Nessun commento:
Posta un commento