DALL'INIZIO DELL'EPIDEMIA, 187.327 PERSONE HANNO CONTRATTO IL VIRUS, O MEGLIO, SONO RISULTATI POSITIVI AL TAMPONE, VISTO CHE IL TOTALE DEGLI INFETTATI SAREBBE ALMENO 10 VOLTE TANTO
In Italia, dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, almeno 187.327 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (3.370 in più rispetto a ieri, per una crescita dell’1.8 %; ieri la crescita era stata più contenuta, di 2.729 casi) . Di queste, 25.085 sono decedute (+437, +1.8%; ieri i morti erano stati +534) e 54.543 (+2.943, +5.7%; ieri +2.723) sono state dimesse. Attualmente i soggetti positivi dei quali si ha certezza sono 107.699 (ieri erano 107.709, e si registra dunque il terzo giorno consecutivo di calo; il conto sale a 187.327 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti, conteggiando cioè tutte le persone che sono state trovate positive al virus dall’inizio dell’epidemia). I dati sono stati forniti dalla Protezione civile.
I pazienti ricoverati con sintomi sono 23.805; 2.384 (-87, -3.5%; ieri il calo era stato di 104) sono in terapia intensiva.
I dati Regione per Regione
Il dato fornito qui sotto, e suddiviso per Regione, è quello dei casi totali (numero di persone trovate positive dall’inizio dell’epidemia: include morti e guariti). Nella foto in alto è visibile quello dei soggetti attualmente positivi. La variazione indica il numero dei nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore.
Lombardia 69.092 (+1.161, +1.7% ; ieri erano stati +960)
Emilia-Romagna 23.434 (+342, +1.5%; ieri erano stati +225)
Veneto 16.738 (+334, +2%; ieri erano stati +277)
Piemonte 22.739 (+784, +3.6%; ieri erano stati +606)
Marche 5.924 (+47, +0.8%; ieri erano stati +51)
Liguria 6.918 (+154, +2.3%; ieri erano stati +95)
Campania 4.185 (+50, +1.2%; ieri erano stati +61)
Toscana 8.700 (+97, +1.1%; ieri erano stati +96)
Sicilia 2.883 (+48, +1.7%; ieri erano stati +76)
Lazio 5.975 (+80, +1.4%; ieri erano stati +80)
Friuli-Venezia Giulia 2.817 (+25, +0.9%; ieri erano stati +17)
Abruzzo 2.733 (+66, +2.5%; ieri erano stati +55)
Puglia 3.730 (+108, +3%; ieri erano stati +55)
Umbria 1.357 (+4, +0.3%; ieri erano stati +4)
Bolzano 2.416 (+6, +0.2%; ieri erano stati +16)
Calabria 1.060 (+13, +1.2%; ieri erano stati +9)
Sardegna 1.247 (+11, +0.9%; ieri erano stati +8)
Valle d’Aosta 1.095 (+2, +0.2%, ieri +5)
Trento 3.646 (+32, +0.9%; ieri erano stati +24)
Molise 284 (+2, +0.7%; ieri erano stati +1)
Basilicata 354 (+4, +1.1%; ieri +8)
COME MAI APPENA IL 25% DEI PANZIENTI OGGI E' IN OSPEDALE?
UN MESE FA IL 60% DEGLI INFETTI ERA RICOVERATO. CHE È SUCCESSO?
IL VIRUS SI STA INDEBOLENDO?
NON SI SA ANCORA, MA DI CERTO I MEDICI SONO PIÙ PREPARATI E HANNO CAPITO CHE GLI OSPEDALI SONO L’AMBIENTE IN CUI IL COVID-19 PROSPERA MEGLIO. E LE TERAPIE NEL FRATTEMPO SI SONO AFFINATE: MEGLIO A CASA, IN ISOLAMENTO…
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
Il 13 marzo, quando l' epidemia del coronavirus ha cominciato a trasformarsi in tragedia, il 60 per cento dei pazienti infetti era ricoverato in ospedale. Oggi la situazione è mutata drasticamente: appena il 25 per cento è in ospedale, in pratica 3 pazienti su 4 sono in condizioni tali da potere essere curati a casa, in isolamento. Cosa è successo?
Il virus si sta indebolendo? Abbiamo capito quali sono le terapie giuste? Il discorso è più complesso: prima di tutto, nel pieno dell' uragano si facevano i tamponi solo a coloro che avevano sintomi gravi; oggi si stanno raggiungendo anche i poco sintomatici; non a caso la percentuale dei tamponi positivi rispetto al 25 per cento di un mese fa oggi è scesa al 5. Però è anche vero che abbiamo capito che i pazienti vanno, per quanto possibile, tenuti lontano dagli ospedali, ma con terapie che devono cominciare subito se si vogliono evitare improvvisi peggioramenti.
STRATEGIE
Spiega il professor Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia de Policlinico Umberto I di Roma: «La terapia deve essere iniziata a casa, questa è una malattia infiammatoria e come tale va trattata. All' inizio il numero enorme di persone che avevano bisogna di terapia intensiva, è stato frutto del fatto che tanti pazienti erano rimasti molti giorni sì a casa, ma senza terapia.
Sono arrivati così contestualmente tutti in pronto soccorso, con patologie importanti, e questo ha stressato il servizio sanitario, anche dove ci sono eccellenze come in Lombardia. A pagare di più sono state le strutture monoblocco, in cui non si potevano dividere i pazienti; noi come Policlinico, con differenti padiglioni, abbiamo potuto con più facilità allestire percorsi separati».
Oggi la forza dell' onda è diminuita, i medici possono curare e seguire più tempestivamente i pazienti a casa. «E sono state affinate le terapie, il trattamento domiciliare e l' attenzione al territorio. Poi, certo, è anche vero che facendo più tamponi, si individuano anche i poco sintomatici o asintomatici». Ma ha anche funzionato il distanziamento sociale, perché ha favorito la decompressione negli ospedali. Quali terapie domiciliari stanno riducendo il numero di casi gravi? Il professor Le Foche spiega: «Sicuramente l' idrossiclorochina di fosfato associata all' azitromicina, una terapia corticosteirodea blanda ed eventuale terapia con eparine: bloccano la parte dell' infiammazione più importante».
INDEBOLIMENTO
Dei casi attualmente positivi, solo il 2,3 per cento è in terapia intensiva; dunque, una percentuale molto bassa - almeno stando ai dati ufficiali - è in condizioni gravi. Ma si può ipotizzare che ci sia un indebolimento del virus?
Serve molta prudenza, perché in questa fase è prioritario mantenere le misure di distanziamento sociale. «Io credo in realtà che proprio queste misure comportino una riduzione dell' entropia sociale: così il virus si indebolisce, perché non ha l' opportunità di passare da persona a persona. Se ci sarà una seconda ondata in autunno, sarà meno forte». Fonte: qui
COME MAI APPENA IL 25% DEI PANZIENTI OGGI E' IN OSPEDALE?
UN MESE FA IL 60% DEGLI INFETTI ERA RICOVERATO. CHE È SUCCESSO?
IL VIRUS SI STA INDEBOLENDO?
NON SI SA ANCORA, MA DI CERTO I MEDICI SONO PIÙ PREPARATI E HANNO CAPITO CHE GLI OSPEDALI SONO L’AMBIENTE IN CUI IL COVID-19 PROSPERA MEGLIO. E LE TERAPIE NEL FRATTEMPO SI SONO AFFINATE: MEGLIO A CASA, IN ISOLAMENTO…
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
Il 13 marzo, quando l' epidemia del coronavirus ha cominciato a trasformarsi in tragedia, il 60 per cento dei pazienti infetti era ricoverato in ospedale. Oggi la situazione è mutata drasticamente: appena il 25 per cento è in ospedale, in pratica 3 pazienti su 4 sono in condizioni tali da potere essere curati a casa, in isolamento. Cosa è successo?
Il virus si sta indebolendo? Abbiamo capito quali sono le terapie giuste? Il discorso è più complesso: prima di tutto, nel pieno dell' uragano si facevano i tamponi solo a coloro che avevano sintomi gravi; oggi si stanno raggiungendo anche i poco sintomatici; non a caso la percentuale dei tamponi positivi rispetto al 25 per cento di un mese fa oggi è scesa al 5. Però è anche vero che abbiamo capito che i pazienti vanno, per quanto possibile, tenuti lontano dagli ospedali, ma con terapie che devono cominciare subito se si vogliono evitare improvvisi peggioramenti.
STRATEGIE
Spiega il professor Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia de Policlinico Umberto I di Roma: «La terapia deve essere iniziata a casa, questa è una malattia infiammatoria e come tale va trattata. All' inizio il numero enorme di persone che avevano bisogna di terapia intensiva, è stato frutto del fatto che tanti pazienti erano rimasti molti giorni sì a casa, ma senza terapia.
Sono arrivati così contestualmente tutti in pronto soccorso, con patologie importanti, e questo ha stressato il servizio sanitario, anche dove ci sono eccellenze come in Lombardia. A pagare di più sono state le strutture monoblocco, in cui non si potevano dividere i pazienti; noi come Policlinico, con differenti padiglioni, abbiamo potuto con più facilità allestire percorsi separati».
Oggi la forza dell' onda è diminuita, i medici possono curare e seguire più tempestivamente i pazienti a casa. «E sono state affinate le terapie, il trattamento domiciliare e l' attenzione al territorio. Poi, certo, è anche vero che facendo più tamponi, si individuano anche i poco sintomatici o asintomatici». Ma ha anche funzionato il distanziamento sociale, perché ha favorito la decompressione negli ospedali. Quali terapie domiciliari stanno riducendo il numero di casi gravi? Il professor Le Foche spiega: «Sicuramente l' idrossiclorochina di fosfato associata all' azitromicina, una terapia corticosteirodea blanda ed eventuale terapia con eparine: bloccano la parte dell' infiammazione più importante».
INDEBOLIMENTO
Dei casi attualmente positivi, solo il 2,3 per cento è in terapia intensiva; dunque, una percentuale molto bassa - almeno stando ai dati ufficiali - è in condizioni gravi. Ma si può ipotizzare che ci sia un indebolimento del virus?
Serve molta prudenza, perché in questa fase è prioritario mantenere le misure di distanziamento sociale. «Io credo in realtà che proprio queste misure comportino una riduzione dell' entropia sociale: così il virus si indebolisce, perché non ha l' opportunità di passare da persona a persona. Se ci sarà una seconda ondata in autunno, sarà meno forte». Fonte: qui
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