I RATING DELL'ITALIA SONO APPENA SUPERIORI AL LIMITE CHE LA BCE ESIGE PER COMPRARE I TITOLI DI STATO
Franco Bruni* per “la Stampa”
*Senior Professor, Department of Economics, Bocconi University Vice President, Italian Institute for International Political Studies (ISPI)
Mercoledì 18 lo spread fra i titoli di Stato greci e quelli italiani è stato negativo di quasi 6 punti base (ieri in riduzione): il rendimento dei titoli greci a 10 anni è sceso sotto l' 1.3% lasciando quello italiano lievemente sopra. Appena quattro anni fa, dopo la crisi dell' Eurozona con più di una ristrutturazione del debito della Grecia e il Paese a un passo dall' uscita dall' euro, era attorno ai 1700 punti.
Da tempo il costo del debito greco si stava avvicinando a quello italiano. Ma non è anomalo che sia meno caro indebitarsi per un Paese che, rispetto all' Italia, ha un grado di sviluppo economico-finanziario, tecnologico e commerciale molto inferiore, ha sofferto per anni una tragica crisi che ne ha precipitato il tenore di vita e la credibilità internazionale indebitandolo con le istituzioni internazionali? Proviamo a rispondere guardando a cinque fatti.
Primo: i mercati premiano i dati macroeconomici che migliorano in Grecia e peggiorano in Italia. La crescita, nettamente superiore in Italia nel 2015-16, nel 2017 è stata di poco inferiore in Grecia dove dal 2018 è il 2% mentre in Italia è scesa sotto l' 1% e va verso zero. Quel che più conta è che per almeno cinque anni la Grecia è prevista crescere più di noi. L' altro successo della Grecia è anche la sua maggior pena, l'«austerità»: l' avanzo del bilancio pubblico al netto del costo del debito. Cresciuto rapidamente fino a più del 4%, è ora sopra il 3% e previsto rimanere sopra il 2% nel prossimo quinquennio. In Italia è meno dell' 1,5% e previsto scendere fino quasi ad annullarsi nel 2024.
Dunque: per quanti danni abbia fatto l' austerità imposta dai creditori alla Grecia, non le impedisce di crescere molto più di noi e il doppio della media dell' area dell' euro. Il debito pubblico greco è ancora maggiore che in Italia (177% contro 133% del Pil) ma ciò diventa meno importante per i mercati: la maggior crescita e il maggior avanzo di bilancio ridurranno rapidamente la differenza.
Secondo: la Grecia è uscita dalla tutela della «troika» da più di un anno, riconquistando l' accesso ai mercati senza aver mai beneficiato degli acquisti di titoli della Bce che non l' ha ancora ammessa al «quantitative easing». Per l' ammissione dovrà migliorare i rating del suo debito che sono peggiori dei nostri. Ma i mercati sentono che ciò è possibile e probabile. I rating dell' Italia, che ha visto massicci acquisti di titoli dalla Bce, sono diminuiti negli anni, previsti con pessimismo e appena superiori al limite che la Bce esige per comprare i titoli. A tratti i mercati temono che possano scendere addirittura sotto tale limite.
Terzo: non è escluso che i mercati stiano esagerando nel premiare la Grecia. Con l' eccesso di liquidità alla ricerca di sbocchi, le politiche monetarie espansive in tutto il mondo e i tassi di interesse molto bassi o negativi, la distinzione fra i rischi tende ad appannarsi e cresce la voglia di fare scommesse potenzialmente redditizie ma pericolose. Giocare speculativamente la Grecia contro l' Italia può essere una di queste scommesse.
Quarto: l' instabilità politica, alta in entrambi i Paesi, in Italia soffre di accelerazioni improvvise ed è complessa da valutare per i comportamenti incoerenti e discontinui dei partiti.
Quinto: la Grecia ha corretto i suoi squilibri sotto la guida forzata e spietata delle istituzioni internazionali che rappresentano i suoi creditori. L' Italia esita a correggere e riformare. Per ora ha evitato l' assistenza dell' Ue e del Fmi e la loro etero-direzione. Per continuare a evitarla dovremmo però adottare spontaneamente piani pluriennali di aggiustamento e miglioramento strutturale incisivi e credibili: questo ci consentirebbe forse di avere dall' Ue forme di assistenza innovativa e non invasiva per finanziare investimenti, aiutare la gestione della disoccupazione, rinsaldare le banche. Fonte: qui
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