NELL’INTERVISTA A “PANORAMA”, LUCA RICOLFI LANCIA L’ALLARME SULL’ITALIA:
“SE NON SI FA NULLA, LA STAGNAZIONE DIVENTERÀ DECRESCITA. PRIMA O POI I SOLDI FINIRANNO. SI SONO CONCENTRATE E STRATIFICATE VARIE CONDIZIONI CHE DISINCENTIVANO IL LAVORO
E' PROBABILE CHE AUMENTERANNO L'INVIDIA SOCIALE E LA FRUSTRAZIONE, CON IL LORO CORREDO: ESPANSIONE DEL MERCATO DEGLI STUPEFACENTI E DEL GIOCO D' AZZARDO, MOLTIPLICAZIONE DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI E..."
Anticipiamo ampi stralci dell’intervista pubblicata da Panorama in edicola da oggi con il professor Luca Ricolfi, sociologo e docente di Analisi dei dati all’università di Torino, presidente e responsabile scientifico della Fondazione David Hume. Ricolfi ha appena pubblicato il libro La società signorile di massa (La nave di Teseo, 272 pagine, 18 euro).
Estratto dell’articolo di Maurizio Caverzan per “Panorama” pubblicato da “la Verità”
Le caratteristiche della società signorile di massa sono la maggioranza di non occupati sugli occupati, la ricchezza diffusa, la stagnazione economica. Come possono coesistere tre variabili così alternative?
«Una società può accedere a consumi, nonostante l'economia non cresca e i suoi cittadini lavorino poco, grazie a quattro meccanismi fondamentali: il ricorso alla ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti, l'aumento del debito pubblico, la riduzione del risparmio e degli investimenti a favore del consumo, il ricorso a quella che nel libro chiamo l'infrastruttura paraschiavistica».
Che cos' è l'infrastruttura paraschiavistica?
«È un insieme di segmenti della società italiana, costituiti in misura notevole ma non esclusiva da immigrati, che assicurano servizi, legali e illegali, a basso costo. Nel libro li definisco a uno a uno, giungendo a una stima di 3-4 milioni di soggetti».
L'Italia è l' unica società signorile di massa al mondo. Perché dobbiamo preoccuparci?
«Perché non può durare. Se non si fa nulla, la stagnazione di oggi è destinata a trasformarsi in decrescita. E, con la decrescita, i soldi finiranno». [...]
Perché proprio l'Italia detiene il primato dei Neet, giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione, battendo anche la Grecia, il Paese che più si avvicina alla nostra situazione?
«Domanda difficile, perché le ragioni sono tante. In Italia si sono concentrate e stratificate varie condizioni che disincentivano il lavoro. Vorrei ricordarne quattro: la cultura cattolica, meno incline al lavoro di quella protestante; una ricchezza accumulata molto ingente, specie in proporzione al reddito; le scelte assistenziali delle classi dirigenti, che hanno assuefatto vaste porzioni del Paese a vivere di rendita e di sussidi; la scuola e l' università, che rilasciano certificati ingannevoli, creando nei giovani aspettative irrealistiche. [...]».
Perché il mondo della scuola ha abbassato le sue ambizioni mentre il mondo del lavoro le ha mantenute?
«È semplice. Se una scuola, per malinteso senso di benevolenza verso gli studenti, certifica competenze che non ci sono, la scuola stessa non subisce alcun contraccolpo. Mentre se un' impresa, per analogo senso di benevolenza verso gli aspiranti a un lavoro, assume personale impreparato, l'impresa stessa va gambe all' aria».
Com'è stato possibile che la politica abbia lasciato scivolare così in basso il sistema scolastico?
«La spiegazione è ancora più elementare: la severità toglie voti, l'indulgenza li porta. Inoltre c'è anche una ragione ideologica: abbiamo pensato che per aiutare i deboli si dovesse abbassare il livello culturale dell' istruzione: così più ragazzi sarebbero arrivati a un titolo. Peccato che ci arrivino senza una buona preparazione, e quindi siamo da capo: abbiamo ulteriormente indebolito i deboli, invece di rafforzarli perché avessero, attraverso la scuola, le stesse opportunità dei più fortunati».
Siamo un popolo che vive troppo di rendite?
«Certo, se - seguendo i classici - con il termine rendite indichiamo tutto ciò che non è né salario né profitto. Ma non si tratta solo del fatto che, nel bilancio di una famiglia, hanno un peso spropositato le pensioni di vecchiaia, i sussidi, gli interessi, le vincite - o le perdite - al gioco, quattro voci che da sole coprono circa metà del consumo totale. L' altra anomalia è il flusso successorio, ovvero l'immissione continua nel circuito economico di ricchezza che piove dal cielo, in quanto qualcuno, per lo più anziano, muore e trasmette un' eredità. Difficile indicare una cifra esatta, ma si può tranquillamente affermare che il flusso successorio annuale vale almeno cinque leggi finanziarie».
La società a somma zero comporta che alla crescita mia corrisponda la decrescita tua. La prospettiva è un forte aumento della conflittualità sociale? Si espanderanno fenomeni come quello dei gilet gialli in Francia?
«Dipende dal governo. Ci sono mosse che possono incendiare il Paese, per esempio imporre il Pos a tutti i venditori di beni e servizi, compresi i banchetti del mercato. Ma, a mio parere, nessun governo le attuerà, perché tutti gli esecutivi - anche quelli che venerano le tasse - sanno perfettamente che, con le aliquote attuali, almeno 70-80 miliardi di evasione sono fisiologici. Io ritengo assai più probabile uno scenario in cui aumentano l' invidia sociale e la frustrazione, con il loro corredo: espansione del mercato degli stupefacenti e del gioco d' azzardo, moltiplicazione dei comportamenti aggressivi e/o autolesionistici. [...]».
Quanto la filosofia della decrescita felice fa da cornice ideologica a questa cultura del disimpegno e alla facoltatività del lavoro?
«Poco, direi, perché la maggior parte delle persone preferisce rimuovere dalla coscienza la prospettiva del declino. La decrescita felice è l'ideologia dei super-ricchi, come la moglie di Bill Gates, che vuole pagare più tasse: chi ha tantissimi soldi sa perfettamente che nulla scalfirà mai il proprio tenore di vita, mentre chi è benestante ma non straricco teme, giustamente, un abbassamento del tenore di vita». [...]
Dopo i gravi errori di questa estate e nella prospettiva di un governo giallorosso che, salvo gravi tracolli alle Regionali, durerà fino all' elezione del prossimo capo dello Stato, la stella di Salvini è destinata a offuscarsi lentamente?
«Secondo me sì, perché Salvini è adatto a guidare un partito, ma non ha la maturità per guidare un governo. Molto del destino di Salvini, comunque, dipenderà dalla traiettoria di Giorgia Meloni, che a mio parere è di gran lunga il miglior leader di cui disponga il centrodestra».
[...]In chiusura lei prospetta il pericolo della «argentinizzazione lenta» dell' Italia. Che cos' è concretamente? E come scongiurarla?
«L' argentinizzazione è un declino sufficientemente lento da non suscitare reazioni apprezzabili nei declinanti. Sul piano economico, si può evitare solo facendo ripartire la produttività, ferma da vent' anni. Ma per fare questo ci vorrebbe una classe dirigente decente che - prima ancora di abbassare le tasse - smantellasse la burocrazia e la selva delle leggi e dei regolamenti. In breve: mission impossible».
LA NECESSARIA DENUNCIA DI LUCA RICOLFI – SUL GRASSO CHE COLA
Il tipico giovane d’oggi non ha che lavori saltuari. Però non si fa mancare le vacanze, non paga affitto perché vive coi genitori, dai quali erediterà la casa in proprietà – ha soldi in tasca per andare in 350 mila a Modena al concerto di Vasco Rossi pagando 70 euro di biglietto, e per alimentare lo spaccio – onnipresente, corpuscolare, immenso – di cocaina, hashish, eroina a scopo ricreativo.
Vive in un paese che ha perso il 25% delle sue industrie e dove ormai quelli che lavorano in qualche attività produttiva sono una minoranza, mentre la maggioranza “non fa niente”, ossia né studia né lavora, e nemmeno pensa. Dove si perdono saperi scientifici e tecnologici, competenze, qualità della cultura, ma il giovane tipico – inteso come gruppo sociale – non si allarma, non si mobilita per migliorare se stesso e le cose, mettendosi a studiare, a combattere per una società migliore. Vive di “tempo libero” infinito, deve andare per forza al pub, la discoteca è il suo mondo.
Come mai? Perché può permetterselo. Lo spiega l’ultimo saggio – assolutamente essenziale – di Luca Ricolfi, “La Società signorile di massa”: vive consumando il grasso che cola dai genitori e dai nonni.
Un grasso spesso, soffice, apparentemente inesauribile. Un ricchezza patrimoniale accumulata dai nonni fra conti correnti, azioni, obbligazioni, casse (prime e seconde) cassette di sicurezza, fondi all’estero o nel materasso, valutabile a 11 mila miliardi . Una cifra superiore a quella di cui dispongono o privati tedeschi inglesi, francesi. La sola ricchezza strettamente finanziaria (soldi liquidi o liquidabili) assomma a 4.500 miliardi.
Una cifra astronomica, difficile persino da capire. Confrontiamola con la spesa pubblica annua dello Stato: sugli 800 miliardi. Non dice ancora niente. Ricolfi – il miglior sociologo-economista italiano – fornisce un dato che finalmente ci fa capire: i giovani italiani hanno “l’aspettativa di eredità” più alta del mondo. Ogni anno, 250 miliardi del patrimonio vengono ereditati.
Diciamo ancor più semplicemente: ogni anno, i nonni (o genitori) che muoiono lasciano ai figli o ai nipoti, un monte complessivo di 250 miliardi l’anno. I nipoti si trovano con questa ricchezza in case e denaro o titoli. Senza averla guadagnata.
Già questo dovrebbe mostraci la falsità della”narrativa” vigente fra i politici di sinistra e fra i grillini, secondo cui sono i giovani che mantengono i vecchi, che prendono pensioni eccessive, e quindi “rubano il futuro” ai nipoti. Questo sarebbe vero se i giovani avessero veri lavori, ossia pagassero i contributi previdenziali sui loro salari e stipendi. Ma come abbiamo visto, il numero di coloro che lavorano è un minoranza. I più “non fanno niente”, e spendono da gran signori.
Oltre alla droga, alla discoteca, ai “concerti” eccetera, Ricolfi segnala che la spesa del gioco d’azzardo è passata, dal 2003 ad oggi, dall’1,5% all’8% del Pil. In un paese povero e impoverito, gli italiani spendono 110 miliardi per il gioco d’azzardo, spesso online – quasi quanto spendono per il cibo, a cui dedicano tante attenzioni: 140 miliardi.
Un consumo da gran signori, il gioco d’azzardo. Uno spreco come la cocaina a quintali, voce importantissima dell’import che i conti pubblici dovrebbero registrare come passivo, e stroncare i consumatori come nemici del popolo.
Ciò spiega perché da noi non ci sono i Gilet Gialli a sfilare per la capitale, che viene sepolta dalla sua rumenta sovrabbondante, altro segno della “società signorile di massa”. Perché un paese, una società tollerano una disoccupazione giovanile del 30%, senza allarmarsi, spaventarsi e imporre politiche di sviluppo.
I giovani non sentono “la durezza del vivere” (come auspicava Padoa Schioppa) sulla loro pelle, quindi non sentono l’urgenza di migliorarsi con sforzo e energia e carattere per sopravvivere. Sono quindi come sedati. E vivono in mondi di fantasia. Senza il contatto con la cruda realtà.
Ma perché dovrebbero studiare, sforzarsi, migliorare? L’intera ideologia “permissiva” – attraverso le mille voci di pubblicità, spettacolo, sinistra fucsia – e dozzinalmente edonista li incita a godersi la vita, a non impegnarsi in nulla; ora ci si è messa persino la Chiesa,un tempo predicatrice di una morale rigorosa ed oggi accoglientista e LGBT. Sia chiaro che non è una colpa privata e individuale, quella di cui si accusa la gioventù vuota che vive del grasso che cola: è che sono mancati i traguardi, gli scopi a cui tendere, che non possono essere individuali ma hanno da essere collettivi. Indicati da un potere legittimo capace di porli, ed anche di imporli per far vivere l’Italia all’altezza della civiltà, anche nel futuro.
Luca Ricolfi accusa in modo speciale “Il sistema dell’istruzione e della formazione universitaria”, che (beninteso con la piena complicità di famiglie, politici e meass media) hanno offerto studi sempre più facili e laureee in “scienza delel comunicazioni” o simili . Al punto che oggi, ci sono uno stuolo di giovani “sinceramente convinti di possedere le competenze che i loro titoli di studio certificano”, mentre invece sono ignoranti. E appunto come i gran signori parassitari dell’ancien Régime a Versailles (anche loro grandi giocatori d’azzardo) non lavorano in attesa di ricevere offerte “alla loro altezza”. E frattanto fanno il personal trainer, il passeggiatore di cani e il dic jockey,
Il tipico giovane d’oggi non ha che lavori saltuari. Però non si fa mancare le vacanze, non paga affitto perché vive coi genitori, dai quali erediterà la casa in proprietà – ha soldi in tasca per andare in 350 mila a Modena al concerto di Vasco Rossi pagando 70 euro di biglietto, e per alimentare lo spaccio – onnipresente, corpuscolare, immenso – di cocaina, hashish, eroina a scopo ricreativo.
Vive in un paese che ha perso il 25% delle sue industrie e dove ormai quelli che lavorano in qualche attività produttiva sono una minoranza, mentre la maggioranza “non fa niente”, ossia né studia né lavora, e nemmeno pensa. Dove si perdono saperi scientifici e tecnologici, competenze, qualità della cultura, ma il giovane tipico – inteso come gruppo sociale – non si allarma, non si mobilita per migliorare se stesso e le cose, mettendosi a studiare, a combattere per una società migliore. Vive di “tempo libero” infinito, deve andare per forza al pub, la discoteca è il suo mondo.
Come mai? Perché può permetterselo. Lo spiega l’ultimo saggio – assolutamente essenziale – di Luca Ricolfi, “La Società signorile di massa”: vive consumando il grasso che cola dai genitori e dai nonni.
Un grasso spesso, soffice, apparentemente inesauribile. Un ricchezza patrimoniale accumulata dai nonni fra conti correnti, azioni, obbligazioni, casse (prime e seconde) cassette di sicurezza, fondi all’estero o nel materasso, valutabile a 11 mila miliardi . Una cifra superiore a quella di cui dispongono o privati tedeschi inglesi, francesi. La sola ricchezza strettamente finanziaria (soldi liquidi o liquidabili) assomma a 4.500 miliardi.
Una cifra astronomica, difficile persino da capire. Confrontiamola con la spesa pubblica annua dello Stato: sugli 800 miliardi. Non dice ancora niente. Ricolfi – il miglior sociologo-economista italiano – fornisce un dato che finalmente ci fa capire: i giovani italiani hanno “l’aspettativa di eredità” più alta del mondo. Ogni anno, 250 miliardi del patrimonio vengono ereditati.
Diciamo ancor più semplicemente: ogni anno, i nonni (o genitori) che muoiono lasciano ai figli o ai nipoti, un monte complessivo di 250 miliardi l’anno. I nipoti si trovano con questa ricchezza in case e denaro o titoli. Senza averla guadagnata.
Già questo dovrebbe mostraci la falsità della”narrativa” vigente fra i politici di sinistra e fra i grillini, secondo cui sono i giovani che mantengono i vecchi, che prendono pensioni eccessive, e quindi “rubano il futuro” ai nipoti. Questo sarebbe vero se i giovani avessero veri lavori, ossia pagassero i contributi previdenziali sui loro salari e stipendi. Ma come abbiamo visto, il numero di coloro che lavorano è un minoranza. I più “non fanno niente”, e spendono da gran signori.
Oltre alla droga, alla discoteca, ai “concerti” eccetera, Ricolfi segnala che la spesa del gioco d’azzardo è passata, dal 2003 ad oggi, dall’1,5% all’8% del Pil. In un paese povero e impoverito, gli italiani spendono 110 miliardi per il gioco d’azzardo, spesso online – quasi quanto spendono per il cibo, a cui dedicano tante attenzioni: 140 miliardi.
Un consumo da gran signori, il gioco d’azzardo. Uno spreco come la cocaina a quintali, voce importantissima dell’import che i conti pubblici dovrebbero registrare come passivo, e stroncare i consumatori come nemici del popolo.
Ciò spiega perché da noi non ci sono i Gilet Gialli a sfilare per la capitale, che viene sepolta dalla sua rumenta sovrabbondante, altro segno della “società signorile di massa”. Perché un paese, una società tollerano una disoccupazione giovanile del 30%, senza allarmarsi, spaventarsi e imporre politiche di sviluppo.
I giovani non sentono “la durezza del vivere” (come auspicava Padoa Schioppa) sulla loro pelle, quindi non sentono l’urgenza di migliorarsi con sforzo e energia e carattere per sopravvivere. Sono quindi come sedati. E vivono in mondi di fantasia. Senza il contatto con la cruda realtà.
Ma perché dovrebbero studiare, sforzarsi, migliorare? L’intera ideologia “permissiva” – attraverso le mille voci di pubblicità, spettacolo, sinistra fucsia – e dozzinalmente edonista li incita a godersi la vita, a non impegnarsi in nulla; ora ci si è messa persino la Chiesa,un tempo predicatrice di una morale rigorosa ed oggi accoglientista e LGBT. Sia chiaro che non è una colpa privata e individuale, quella di cui si accusa la gioventù vuota che vive del grasso che cola: è che sono mancati i traguardi, gli scopi a cui tendere, che non possono essere individuali ma hanno da essere collettivi. Indicati da un potere legittimo capace di porli, ed anche di imporli per far vivere l’Italia all’altezza della civiltà, anche nel futuro.
Luca Ricolfi accusa in modo speciale “Il sistema dell’istruzione e della formazione universitaria”, che (beninteso con la piena complicità di famiglie, politici e meass media) hanno offerto studi sempre più facili e laureee in “scienza delel comunicazioni” o simili . Al punto che oggi, ci sono uno stuolo di giovani “sinceramente convinti di possedere le competenze che i loro titoli di studio certificano”, mentre invece sono ignoranti. E appunto come i gran signori parassitari dell’ancien Régime a Versailles (anche loro grandi giocatori d’azzardo) non lavorano in attesa di ricevere offerte “alla loro altezza”. E frattanto fanno il personal trainer, il passeggiatore di cani e il dic jockey,
Il pericolo dei politici “signori”
Questa effetto rivela tutta la sua gravità nei politici della nuova generazione , che è salita bene o male al potere – i Salvini come i Di Maio o i Fico. Senza però distinzione di paritot, abbiamo appena visto che Enrico Letta non sa nulla di storia romana.
Quando si è al potere , l’ignoranza è gravissima. Porta a attuare riforme sbagliate e malfatte come il reddito di cittadinanza e i quota cento. A voler chiudere l’ILVA di Taranto perché inquina, e sostiturla – con la gioia dei tarantini grilleschi – con le coltivazioni di cozze : un lavoro beninteso a cui i grillini anti-Ilva non pensano di dedicarsi in proprio, perché lo faranno fare agli immigrati a 1 euro l’ora. Da gran signori infatti (nota Ricolfi) hanno a sostenerli il lavoro schiavistico, i negri e i maghrebini per fare “quei lavori che gli italiani non voglion più fare”.
Ma questa ignoranza è perfettamente visibile anche nella “sinistra” che oggi governa coi grillini ignoranti. Si vede dal fatto che sono incapaci (come lo è Salvini, del resto) di elaborare un progetto di sviluppo complesso per i paese, una critica costruttiva, informata e competente dell’euro che ci strangola e dell’Europa che ci impone ricette rovinose. Quando li si vede in tv, s’ intuisce che i quarantenni “economisti” non sanno nulla dell’IRI e di come funzionava. Né tantomeno di come lo Stato “ stampava moneta senza doversela far prestare dagli usurai internazionali, e con questa ha ricostruito l’Italia dopo la guerra . Certamente alla Bocconi non insegnano né della natura della moneta né della storia economica, dell’IRI e di Schacht e dei suoi effetti ìMeFo.
Ora, i quarantenni – Di Maio come Salvini e come i giovini Letta – non hanno alcuna idea di un sistema industriale, di come deve essere e di come deve funzionare ed essere creato e difeso. Di Maio non puo’ che chiamare gli imprenditori “prenditori”, come tutti i grillini del Sud, perché non conoscono altri imprenditori che i palazzinari loro padri, semianalfabeti, dipendenti dai lavori stradali eterni sulla Salerno-Reggio Calabria. E sono troppo “signori” per mettersi a studiare le industrie del Nord che esportano e funzionano , i loro problemi e la loro natura: hanno già studiato abbastanza. Salvini, come s’è visto, non legge i dossier. Anzi non legge niente,e c’è da aver paura a un suo ritorno al governo con “pieni poteri”. Lui e i Di Maio non hanno saputo pensare ad altro progetto economico che aumentare un po’ i consumi; come, in fondo, Renzi con gli 80 euro. Gualtieri e i PD al governo che puntano fa far emergere il nero di idraulici e badanti, mentre le nostre aziende spostano la loro sede fiscale in Olanda o Lussemburgo sottraendo al Fisco miliardi.
Ancor più pericolosa è la caterva di “giovani” nella magistratura: gente che non sa di latino e dunque di diritto romano, che ignora la filosofia del diritto ed ha della legge una idea sommamente rozza e sommaria, da una parte di puro positivismo giuridico, senza alcuna idea della responsabilità di “fare” giustizia, dall’altra l’uso della legge e dei suoi rigori (carcerazione preventiva, intercettazioni, manette agli evasori…) per scopi di parte.
Avviene così che la generazione della società signorile di massa sta portando il paese al declino, in perfetta buona fede, ascoltando capi ignorantissimi come Beppe Grillo con le loro fantasie di decrescita. Ignoranti che generano altri ignoranti – ma saputi – e consumano, sprecano, i capitali dei nonni che potrebbero essere usati per un grande progetto di rinascita nazionale – che nessun “dirigente” con voce in capitolo è in grado di elaborare ed indicare.
Generazione dopo generazione, diventiamo sempre più quel che si dice dei selvaggi: non dei primitivi, ma dei degenerati.
Se c’è una speranza? E’ nei 130- 250 mila giovani italiani laureati e diplomati che ogni anno vanno all’estero per fare lavori seri, che sentono sulla loro pelle “la durezza del vivere” e sviluppano nel sacrificio di migranti carattere, cultura e dignità personale. Quando questo paese avrà finito il grasso che cola – e sarà devastato dai negri e i giovani dalla droga – e la generazione di “signori pezzenti” sarà spazzata via dalla “durezza del vivere” (probabilmente farà la fila alle ASL per farsi somministrare il suicidio assistito di massa, mancante com’è di ogni risorsa spirituale e motivo per vivere) questa è la forza che può ricostruirlo, quando s’intende un leader vero li chiamerà.
Fonte: qui
Questa effetto rivela tutta la sua gravità nei politici della nuova generazione , che è salita bene o male al potere – i Salvini come i Di Maio o i Fico. Senza però distinzione di paritot, abbiamo appena visto che Enrico Letta non sa nulla di storia romana.
Quando si è al potere , l’ignoranza è gravissima. Porta a attuare riforme sbagliate e malfatte come il reddito di cittadinanza e i quota cento. A voler chiudere l’ILVA di Taranto perché inquina, e sostiturla – con la gioia dei tarantini grilleschi – con le coltivazioni di cozze : un lavoro beninteso a cui i grillini anti-Ilva non pensano di dedicarsi in proprio, perché lo faranno fare agli immigrati a 1 euro l’ora. Da gran signori infatti (nota Ricolfi) hanno a sostenerli il lavoro schiavistico, i negri e i maghrebini per fare “quei lavori che gli italiani non voglion più fare”.
Ma questa ignoranza è perfettamente visibile anche nella “sinistra” che oggi governa coi grillini ignoranti. Si vede dal fatto che sono incapaci (come lo è Salvini, del resto) di elaborare un progetto di sviluppo complesso per i paese, una critica costruttiva, informata e competente dell’euro che ci strangola e dell’Europa che ci impone ricette rovinose. Quando li si vede in tv, s’ intuisce che i quarantenni “economisti” non sanno nulla dell’IRI e di come funzionava. Né tantomeno di come lo Stato “ stampava moneta senza doversela far prestare dagli usurai internazionali, e con questa ha ricostruito l’Italia dopo la guerra . Certamente alla Bocconi non insegnano né della natura della moneta né della storia economica, dell’IRI e di Schacht e dei suoi effetti ìMeFo.
Ora, i quarantenni – Di Maio come Salvini e come i giovini Letta – non hanno alcuna idea di un sistema industriale, di come deve essere e di come deve funzionare ed essere creato e difeso. Di Maio non puo’ che chiamare gli imprenditori “prenditori”, come tutti i grillini del Sud, perché non conoscono altri imprenditori che i palazzinari loro padri, semianalfabeti, dipendenti dai lavori stradali eterni sulla Salerno-Reggio Calabria. E sono troppo “signori” per mettersi a studiare le industrie del Nord che esportano e funzionano , i loro problemi e la loro natura: hanno già studiato abbastanza. Salvini, come s’è visto, non legge i dossier. Anzi non legge niente,e c’è da aver paura a un suo ritorno al governo con “pieni poteri”. Lui e i Di Maio non hanno saputo pensare ad altro progetto economico che aumentare un po’ i consumi; come, in fondo, Renzi con gli 80 euro. Gualtieri e i PD al governo che puntano fa far emergere il nero di idraulici e badanti, mentre le nostre aziende spostano la loro sede fiscale in Olanda o Lussemburgo sottraendo al Fisco miliardi.
Ancor più pericolosa è la caterva di “giovani” nella magistratura: gente che non sa di latino e dunque di diritto romano, che ignora la filosofia del diritto ed ha della legge una idea sommamente rozza e sommaria, da una parte di puro positivismo giuridico, senza alcuna idea della responsabilità di “fare” giustizia, dall’altra l’uso della legge e dei suoi rigori (carcerazione preventiva, intercettazioni, manette agli evasori…) per scopi di parte.
Avviene così che la generazione della società signorile di massa sta portando il paese al declino, in perfetta buona fede, ascoltando capi ignorantissimi come Beppe Grillo con le loro fantasie di decrescita. Ignoranti che generano altri ignoranti – ma saputi – e consumano, sprecano, i capitali dei nonni che potrebbero essere usati per un grande progetto di rinascita nazionale – che nessun “dirigente” con voce in capitolo è in grado di elaborare ed indicare.
Generazione dopo generazione, diventiamo sempre più quel che si dice dei selvaggi: non dei primitivi, ma dei degenerati.
Se c’è una speranza? E’ nei 130- 250 mila giovani italiani laureati e diplomati che ogni anno vanno all’estero per fare lavori seri, che sentono sulla loro pelle “la durezza del vivere” e sviluppano nel sacrificio di migranti carattere, cultura e dignità personale. Quando questo paese avrà finito il grasso che cola – e sarà devastato dai negri e i giovani dalla droga – e la generazione di “signori pezzenti” sarà spazzata via dalla “durezza del vivere” (probabilmente farà la fila alle ASL per farsi somministrare il suicidio assistito di massa, mancante com’è di ogni risorsa spirituale e motivo per vivere) questa è la forza che può ricostruirlo, quando s’intende un leader vero li chiamerà.
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