IN PARTICOLARE SAREBBE UN DISASTRO LA ROTTURA DELLE CATENE DI APPROVVIGIONAMENTO TRA L’ISOLA E IL CONTINENTE, CHE COSTEREBBE SVARIATI MILIARDI. PER OGNI INTERRUZIONE DELLA PRODUZIONE SI BRUCIANO 50MILA STERLINE AL MINUTO NELLA SOLA GRAN BRETAGNA…
Una Brexit 'no deal' avrebbe un'impatto sismico' sull'industria automobilistica europea: ad affermarlo, in una rara dichiarazione congiunta, i capi di 23 associazioni imprenditoriali automobilistiche europee che mettono in guardia da un'uscita traumatica della Gran Bretagna, dove hanno sede, fra l'altro, le fabbriche dei giganti automobilistici BMW, Peugeot PSA e la Nissan giapponese. Lo riferiscono i media internazionali, precisando che a rischio ci sono miliardi di euro e milioni di posti di lavoro.
A preoccupare maggiormente le case automobilistiche è la possibile rottura delle catene di approvvigionamento tra l'isola e il continente. "L'uscita del Regno Unito dall'UE senza un accordo innescherebbe un cambiamento sismico nelle condizioni commerciali, con miliardi di euro di costi che minacciano di influenzare la scelta dei consumatori e l'accessibilità economica su entrambi i lati della Manica", si afferma nella dichiarazione congiunta.
"Le industrie automobilistiche dell'UE e del Regno Unito necessitano di un commercio senza attriti e sarebbero gravemente danneggiate da ulteriori doveri e oneri amministrativi su parti e veicoli automobilistici", ha affermato Bernhard Mattes, capo della lobby automobilistica tedesca VDA. Ogni interruzione della produzione - si rileva - costa 50.000 sterline al minuto alla sola Gran Bretagna. Il settore impiega 13,8 milioni di persone nell'Unione europea inclusa la Gran Bretagna, il 6,1% della forza lavoro.
La Gran Bretagna dovrebbe lasciare l'UE il 31 ottobre, ma le aziende sono sempre più preoccupate dall'apparente mancanza di progressi verso un nuovo accordo che sostituisca quello ottenuto da Theresa May, che il parlamento britannico ha respinto tre volte. La dichiarazione è stata sottoscritta, fra gli altri,dalle Associazioni europee dei costruttori e dei fornitori automobilistici, oltre che da 17 associazioni nazionali.
Brexit, la Corte Suprema: "Stop a Parlamento è illegale".
Berkow: "Riapriamo domani"
Scacco al premier Johnson. La decisione presa all'unanimità. Le opposizioni chiedono le dimissioni del premier. Il presidente Berkow: "Il Parlamento riprende i lavori domani"
LONDRA - “Gli effetti sulla nostra democrazia sono stati estremi”. Con questa grave motivazione stamattina la Corte Suprema britannica all'unanimità ha giudicato illegale la controversa sospensione del Parlamento decisa dal premier Boris Johnson lo scorso agosto. Una decisione storica contro un provvedimento che aveva scatenato immediatamente proteste perché considerata dalle opposizioni un bavaglio per coloro che volevano fermare il No Deal, cioè la Brexit durissima e senza accordo con l’Ue, che Johnson ha evocato continuamente nelle ultime settimane. La Corte ha aggiunto che il Parlamento è da considerarsi aperto e così lo speaker della Camera dei Comuni John Bercow ha immediatamente riconvocato tutti i deputati per domani: cosa non semplice perché, per esempio, tutti i laburisti sono a Brighton per la convention di partito che terminerà domani. Bercow ha precisato che si tratta di una "ripresa" dei lavori e non di una "riconvocazione". Ha aggiunto che non ci sarà il Question Time del mercoledì del premier (a New York all'Onu), ma vi sarà spazio per interrogazioni urgenti ai ministri.
Brexit, la sospensione del Parlamento è illegale: l'annuncio della Corte Suprema
Dunque la cosiddetta “prorogation” del Parlamento si è rivelata un clamoroso boomerang per il premier: non solo le opposizioni sono riuscite comunque ad approvare una legge anti No Deal in tempi strettissimi, ma soprattutto traballa la posizione di Johnson, che sino a ieri ha detto di non volersi assolutamente dimettere ma che, a questo punto dopo la sentenza di oggi, in teoria avrebbe ingannato persino la Regina a controfirmare la sospensione. Come temuto, tirando la sovrana nella vicenda della Brexit, ora è stata esposta a una immane figuraccia, a 93 anni, avendo approvato un provvedimento “illegale”.
Gb, Boris Johnson "colpevole": un fantoccio appare davanti alla Corte suprema
Il leader laburista Jeremy Corbyn intanto ha chiesto le dimissioni di Johnson, che si trova a New York per l’assemblea generale dell’Onu. Difficilmente mollerà la presa, ma certo questo è un colpo durissimo. Il premier non rischia l’arresto come invece capiterebbe se ignorasse la legge anti No Deal delle opposizioni (non ha escluso nemmeno questo), ma certo ora a questo punto potrebbe anche decidere di andare a elezioni anticipate dopo la decisione di oggi storica della Corte Suprema in difesa della democrazia britannica. Del resto, sinora la sua premiership è stato un disastro: sei voti su sei persi in Parlamento, la Regina fuorviata e oggi la sospensione dichiarata illegale. Un altro colpo di scena nell'infinito thriller della Brexit.
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