RIO DE JANEIRO - Il suo viso dolce, il buchetto sul sorriso dell'incisivo caduto, i capelli neri e ricci piegati su un lato. Si chiamava Ágatha Félix, aveva 8 anni. È stata colpita venerdì sera da un proiettile alla schiena mentre rientrava a casa su un furgone con la nonna.
È la sedicesima bambina vittima della violenza a Rio. Quest'anno. La quinta a morire. A ucciderla è stato un proiettile dei 70 sparati dalla polizia nella favela di Complexo Alemão. Da mesi questo enorme agglomerato urbano, povero e abitato soprattutto da gente di colore, è al centro di battaglie furibonde tra le gang per il controllo del territorio e dalle incursioni della polizia che si sommano a quelle delle milizie.
Nella scorsa settimana ci sono state sei vittime. La polizia militare ha detto che la squadra della UPP Fazedinha, squadre speciali di pattuglia, è stata attaccata da più fronti e ha reagito al fuoco.
Un'agenzia di stampa riferisce che gli agenti avrebbero sparato contro una moto e che un proiettile di rimbalzo avrebbe colpito la bambina.
L'episodio è finito subito nella rete. A Rio ci sono chat e pagine di Facebook dove puoi segnalare sparatorie o situazioni di pericolo. I social rilanciano e commentano. Il tam-tam si diffonde, poi la favela è come un paese, anche di 100 mila abitanti, la voce gira e. Si irradia. Giù valanghe di proteste, commenti, vignette, disegni.
Whatsapp la fa da padrone. Qui in Brasile è la messaggeria più usata. La gente si riversa per strada, decide che bisogna fare qualcosa. Si raduna sul posto della tragedia, i poliziotti tengono alla larga ma non sono visti bene. La Polizia Militare non si pronuncerà. Deve ancora fornire la sua versione anche se è chiaro che a sparare è stato un suo uomo o donna.
I social sono inondati da foto della piccola Agatha, sorridente e felice mentre indossa un costume da Wonder Woman.
Migliaia di persone sono scese in piazza. Durante la protesta, sono stati esposti cartelli che chiedevano: "Smetti di ucciderci" e "La vita conta anche nella favela".
Il governatore di Rio, Wilson Witzel, non si è pronunciato. Neanche una parola di cordoglio. Del resto sono proprio lui e la sua politica sulla sicurezza ad essere messi sotto accusa. Si è inventato i cecchini sugli elicotteri, il tiro a segno dalle colline attorno alle favela.
È l'anima della vera destra estrema. Non a caso ha sfidato Jair Bolsonaro: si candiderà alle elezioni del 2022.
Intanto si è appreso che anche un poliziotto è morto dopo aver partecipato all’operazione nella favela di Alemão. Si chiamava Felippe Brasileiro Pinheiro, 34 anni. Non ha retto alle gravi ferite ricevute. Un secondo poliziotto era morto ieri. Anche lui faceva parte della pattuglia in azione nella favela. Forse una ritorsione, una vendetta. Occhio per occhio.
Il caso assume anche valenza politica per il provvedimento sicurezza varato con decreto ma adesso all’esame del parlamento. Roddrigo Maia, presidente del Congresso, si è buttato a pesce sulla tragedia per dire basta alla tolleranza. Ha proposto di abolire tutte quelle condizioni che come lacci impediscono di sparare e uccidere chi pensi ti minacci.
Legittima difesa, aggressione, minacce etc. Ha l’appoggio di 16 deputati. Ma essendo il presidente del Parlamento e secondo partito, per numero di seggi, che appoggia Bolsonaro, può raccogliere altri consensi.
Unico a dire una parola di conforto nei confronti della famiglia è stato il ministro della Giustizia Sergio Moro. Ma di forma. Dovrebbe almeno trovare chi ha sparato e ucciso. Ha poteri sulla sicurezza interna. Fonte: qui
Nessun commento:
Posta un commento