PUR DI RICACCIARE SALVINI ALL'INFERNO, E MANTENERE LE POLTRONE, BEPPE-MAO APRE ALL'ALLEANZA CON IL PD RENZISTA: "ALTRO CHE ELEZIONI! SALVIAMO IL PAESE DAL RESTYLING IN GRIGIOVERDE DELL'ESTABLISHMENT"
L'ULTIMA BATTAGLIA DEI GRILLINI: " ATTACCARSI CON OGNI SCUSA ALLE POLTRONE!"
DA www.ansa.it
Mi eleverò per salvare l'Italia dai nuovi barbari, non si può lasciare il paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo. Un complesso di Edipo in avvitamento che è soltanto un'illusione. Lasciamoci quindi alle spalle Psiconani, Ballerine e Ministri Propaganda a galleggiare come orridi conglomerati di plastica nei mari: per loro quella è vita, una gran vita, per noi soltanto sporcizia non biodegradabile". Lo scrive Beppe Grillo(LEVATEGLI IL VINO!!!!) sul blog.
"Il mondo politico europeo ha un "punto fisso rispetto alle stelle": il M5S è biodegradabile(ma si ancora alle poltrone come le cozze agli scogli!!!), e ci contano così tanto che non resta da fare altro: deluderli. La vita scorre per cicli: prima eri uno che tentava di tenere duro con Salvini e adesso, solo perché lui è nel pieno del suo ciclo di vuoto intamarrimento tu devi morire? Io non vorrei che la gente abbia confuso la biodegradabilita' con l'essere dei kamikaze".
(LaPresse) - "Il mondo politico europeo ha un 'punto fisso rispetto alle stelle': il MoVimento 5 Stelle è biodegradabile, e ci contano così tanto che non resta da fare altro: deluderli. Perchè non sanno neppure cosa significhi biodegradabile. La vita scorre per cicli: prima eri uno che tentava di tenere duro con Salvini e adesso, solo perché lui è nel pieno del suo ciclo di vuoto intamarrimento tu devi morire?".
Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog. Io non vorrei che la gente abbia confuso la biodegradabilità con l’essere dei kamikaze. Noi ci muoviamo sinuosi nel mondo e i nostri nemici pregano che la coerenza, solo la nostra, sia una sorta di colonna vertebrale di cristallo: 'non vi preoccupate… sono talmente coerenti che si spezzano piuttosto che sopravvivere!' Questo pensano, pure molti sprovveduti al nostro interno", aggiunge.
Grillo: Salvare Paese da restyling establishment, altro che elezioni-2-
Roma, 10 ago. (LaPresse) - "Lasciamoci quindi alle spalle Psiconani, Ballerine e Ministri Propaganda a galleggiare come orridi conglomerati di plastica nei mari: per loro quella è vita, una gran vita, per noi soltanto sporcizia non biodegradabile", dice ancora.
Dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni, salviamo il paese dal restyling in grigioverde dell’establishment, che lo sta avvolgendo! Come un serpente che cambia la pelle.
Fonte: qui
DALLE STELLE ALLE STALLE
LUIGINO GONGOLA DOPO LE PAROLE DI GRILLO, CHE HA APERTO ALLA POSSIBILITÀ DI FARE NUOVE ALLEANZE E NON ANDARE A ELEZIONI: “IL VERO CAMBIAMENTO È IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI. LE VERE ELEZIONI SI FANNO CON 345 POLTRONE IN MENO”.
E LUI INCATENATO ALLA SUA, PER EVITARE DI TORNARE DISOCCUPATO…
Di Maio: Beppe Grillo è con noi, vero cambiamento è taglio poltrone
(LaPresse) - "Beppe è con noi ed è sempre stato con noi! Il vero cambiamento è il taglio dei parlamentari. Le vere elezioni si fanno con 345 poltrone in meno. Serve cambiare. E subito!". Così Luigi Di Maio su facebook postando l'articolo pubblicato da Beppe Grillo sul suo blog.
Il "piano Ursula von der Leyen" che farebbe evitare le elezioni
L'unico modo per non tornare alle urne è una convergenza tra i tre partiti che hanno sostenuto la nomina di Von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea: M5s, Forza Italia e Pd (dove a dare le carte non sarebbe Zingaretti ma Renzi, che controlla ancora i gruppi parlamentari). Uno scenario non impossibile ma che potrebbe dare ulteriore impulso alla campagna elettorale di Salvini.
Lo scenario più probabile, dopo la decisione di Matteo Salvini di staccare la spina al governo Conte, rimane quella delle elezioni anticipate. Si affaccia però, sullo sfondo, un’alternativa che, allineando alcuni interessi, potrebbe costituire un’opzione B in grado di prolungare l’attuale legislatura, evitando il voto a ottobre.
Perché "Ursula"?
Intendiamo qui con "piano Ursula" un’ipotesi di convergenza dei tre partiti – o di loro settori, come vedremo – che a livello europeo hanno sostenuto la nomina di Ursula von der Leyena presidente della Commissione Ue. Vale a dire Pd, Movimento 5 Stelle e Forza Italia.
- Il Pd
Partendo dal Pd, non si può non notare la cautela di Matteo Renzi, che in queste ore sembra sostenere con forza la parlamentarizzazione della crisi, rifiutando ogni accelerazione salviniana verso le urne anticipate. In questo scenario, porzioni rilevanti dei gruppi parlamentari del Partito Democratico potrebbero avere l’interesse a posticipare elezioni in cui non solo il Pd probabilmente finirebbe nuovamente all’opposizione, ma in cui soprattutto le liste dei candidati del partito sarebbero messe a punto dal segretario Nicola Zingaretti. I gruppi parlamentari oggi sono ancora in larga parte espressione della ex maggioranza renziana e l’incentivo a prolungare la legislatura evitando il ‘turnover’ zingarettiano sembra rilevante.
D’altra parte, una soluzione parlamentare alla crisi potrebbe essere giustificata politicamente dal primo partito del centrosinistra come un "cordone sanitario" per contenere il pericolo di un Salvini al governo da solo, potenzialmente con una maggioranza schiacciante. Ciò che non fa gioco a Zingaretti (che infatti sostiene con forza la necessità di voto anticipato) potrebbe insomma far gioco a Renzi e a molti degli attuali deputati e senatori democratici. E se il "piano Ursula" prendesse slancio, potremmo registrare una replica del 2011, quando Bersani inizialmente invocò le elezioni anticipate ma si convinse poi a sostenere il governo Monti caldeggiato dal presidente Napolitano.
- Il M5S
Venendo al Movimento 5 Stelle, questi 14 mesi di governo hanno messo in evidenza che il M5S punta a evitare con ogni mezzo l’eventualità di elezioni anticipate. L’attuale rappresentanza parlamentare (323 tra deputati e senatori) verrebbe plausibilmente almeno dimezzata e gran parte degli eletti cinquestelle avrebbe ben poche chance di rielezione. Di Maio ha già messo sul tavolo la questione del taglio dei parlamentari. Una misura che ha anche il pregio tattico di essere facilmente comunicabile, e molto coerente con il messaggio storico ‘anti-casta’ del Movimento.
Il sì definitivo alla riforma costituzionale che riduce i deputati a 400 e i senatori a 300 era stato calendarizzato per settembre. Ma attendere questo passaggio – anche anticipandolo ad agosto, come proposto oggi dal vicepremier del M5S – potrebbe giocare a favore dell’opzione Ursula, allungando i tempi di un appuntamento elettorale già molto “al limite” con le scadenze di politica economica di fine anno. Le date più probabili per elezioni anticipate in caso di rapido scioglimento delle Camere sono infatti tra il 20 ottobre e il 3 novembre, con una finestra temporale che renderebbe difficile approntare la legge di bilancio in tempo e favorirebbe la scivolosa ipotesi dell’esercizio provvisorio.
- Forza Italia
Infine, Forza Italia. È difficile attendersi un’adesione generale del partito allo "schema Ursula", ma sembra ragionevole immaginare che molti tra i 166 attuali parlamentari azzurri (tanti eletti nei collegi uninominali con i voti anche di Lega e Fdi) abbiano motivo di preferire una continuazione della legislatura e possano dunque appoggiare soluzioni che evitino lo scenario di un voto anticipato con Salvini in chiara posizione di forza. Lo stesso Salvini sembra infatti intenzionato a correre da solo, sacrificando gli alleati di centrodestra e giocando tutte le sue fiches sul voto utile da destra.
Se oggi la Lega è circa al 37% secondo la Supermedia YouTrend/Agi, con una proiezione di 283 seggi alla Camera e 143 al Senato, è lecito attendersi che con qualche punto di ‘voto utile’ e un 40% circa dei voti Salvini potrebbe arrivare a 320-330 seggi alla Camera e 160-165 al Senato, cioè una maggioranza assoluta. Senza scartare l’ipotesi di accordi post-elettorali con Fratelli d’Italia o Forza Italia in caso di maggioranza risicata.
In questo schema, il partito di Berlusconi, al suo minimo storico nei sondaggi e lacerata da frizioni intestine, rischierebbe di fare la fine del vaso di coccio e molti dei suoi attuali eletti rischierebbero di non rientrare in Parlamento. È abbastanza perché qualcuno tra gli oltre 160 parlamentari di Fi possa immaginare un ‘soccorso responsabile’ allo schema Ursula?
I numeri in Parlamento
La "coalizione Ursula" potrebbe far gola anche ad alcuni parlamentari del gruppo misto (fuoriusciti ed esponenti di liste minori) che potrebbero preferire l’inerzia della continuità ai rischi dello scioglimento delle Camere.
Vediamo nel dettaglio i numeri: alla Camera il M5S è il primo gruppo, con 216 deputati; 111 sono quelli del Pd. La somma è 327, ovvero 11 seggi sopra al quorum di 316. Gli eletti di Forza Italia sono 104, quelli aderenti al gruppo misto 27. Anche immaginando corpose defezioni, sembra sussistere una base numerica.
Al Senato, dove i numeri sono più risicati, diventerebbe ancora più cruciale l’apporto eventuale di fuoriusciti da Fi o di pattuglie dal gruppo misto. La soglia di maggioranza è infatti a quota 158, ma sale a 161 conteggiando nel quorum i senatori a vita. Il M5S conta 107 senatori, il Pd 51 (la somma di Pd e 5S è proprio 158), Forza Italia 62 e ben 25 si trovano tra gruppo misto e gruppo degli autonomisti.
I rischi (e la legge elettorale)
Lo scenario Ursula si inserisce su una strada molto stretta. È uno sbocco improbabile, ma è ragionevolmente l’unica alternativa a imminenti elezioni anticipate. Perché lo schema Ursula si concretizzi è infatti necessario che qualcosa si sblocchi nei prossimi giorni, per evitare una crisi-lampo con scioglimento immediato (che non a caso è l’opzione invocata da Matteo Salvini). Inoltre, per ciascuno dei tre soggetti (Pd, M5S e Fi) non sarebbe semplice giustificare agli occhi del proprio elettorato una scelta del genere, a meno che l’iniziativa non appaia favorita dal Quirinale (e Sergio Mattarella sembra fin qui aver adottato un approccio meno interventista del suo predecessore).
Si aggiunga che comunque il taglio dei parlamentari, se approvato, metterebbe a rischio la rielezione di molti. Soprattutto, è probabile che se l’evoluzione della crisi si indirizzasse verso una "conventio ad excludendum"che metta all’opposizione il primo partito italiano (alle europee e nei sondaggi dell’ultimo anno), cioè la Lega, un comunicatore abile come Salvini potrebbe efficacemente cavalcare l’indignazione per una "manovra di palazzo", guadagnando ulteriori consensi. Proprio a questo punto del ragionamento si inserisce la carta decisiva, quella della legge elettorale.
Il Rosatellum, come illustrato qui con Salvatore Vassallo e Matteo Cavallaro, è infatti solo all’apparenza un sistema proporzionale. L’arma numero uno di Matteo Salvini, allo stato attuale, è data da quel 36% di seggi eletti con collegi uninominali che amplificherebbe significativamente la portata di una sua affermazione elettorale. Le simulazioni YouTrend certificano che con circa il 50% dei voti il centrodestra unito potrebbe conseguire ben il 67% dei seggi, e che con il 37% dei voti la Lega da sola potrebbe arrivare al 46% dei seggi. È l’effetto ‘disproporzionale’ del Rosatellum, prodotto dal grande distacco che oggi i sondaggi registrano tra la prima coalizione (il centrodestra, nelle sue varie possibili versioni) e la seconda (il centrosinistra). Un effetto disproporzionale mascherato, nel risultato del 4 marzo 2018, dalla peculiare distribuzione geografica del voto, con il centrodestra dominante al Nord e il 5 Stelle dominante al Sud, che hanno così finito per compensarsi a vicenda.
Se la coalizione Ursula immaginasse di rivedere la legge elettorale in senso proporzionale, smusserebbe l’arma oggi in mano a Salvini, a cui non basterebbe più il 37% e neanche il 40%, ma che dovrebbe plausibilmente avvicinarsi al 50% dei voti da solo. Si renderebbe così molto più difficile da conseguire un risultato elettorale netto e ‘monocolore’ come quello oggi ipotizzabile con il Rosatellum, favorendo invece un sistema politico più ‘consociativo’, punteggiato di alleanze e intese post-elettorali. Uno scenario che Matteo Salvini vuole evitare a ogni costo. Fonte: Agi
“GRILLO PRONTO A ELEVARSI PER SALVARE L’ITALIA DAI NUOVI BARBARI?
PASSATO IL SENSO DEL RIDICOLO, C’È LA CROCE VERDE”
MARCO BENEDETTO: "FOSSE VIVO GILBERTO GOVI, SOPRA L’ULTIMO DELIRIO DI GRILLO, CI COSTRUIREBBE UNA GAG, LA POLITICA GIUSTIFICA TUTTO, PER CARITÀ, MA C’È SEMPRE UN LIMITE. DI DANNI BEPPE NE HA GIÀ FATTI TANTI, ANZI TROPPI…"
Marco Benedetto per https://www.blitzquotidiano.it
Davanti all’ultimo delirio di Beppe Grillo, cosa avrebbe fatto un genovese di una volta? Avrebbe telefonato a una Croce Bianca, Verde, Azzurra che offrono assistenza e ambulanza da vari punti della Riviera che circonda Sant’Ilario. E avrebbero chiesto ai portantini di chiuderlo in luogo sicuro.
Rileggete le parole del blog di Grillo: “Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari, non si può lasciare il paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo”. Elevato, così si è auto definito Grillo da quando il figlio di Casaleggio lo ha emarginato, preferendogli Giggino Di Maio, quello che Grillo descriveva così: “Quando lo abbiamo preso, in provincia di Napoli, parlava come Bassolino. Io gli dicevo: Luigi come va? E lui: O nun me romp u cazz”.
Fosse vivo Gilberto Govi, il comico genovese che Grillo non è mai riuscito a emulare, ci costruirebbe una gag, tipo quella del manager. Il nipote faceva il ciclista e aveva un manager. Govi gli chiede: “E questo chi o l’é?”. “O mae menagger”. “Menagger? E ti ti vae con un coscì?”. Pensate i giochi di parole, i doppi sensi, le battute che Enrico Bassano avrebbe potuto mettere a disposizione di Govi. Invece, cosa strabiliante, nessuno sembra fare una piega. Forse pensano che sia solo una battuta. Eppure di danni Grillo ne ha già fatti tanti, anzi troppi.
Ora siamo all’emergenza. Se si va alle elezioni il Movimento 5 stelle rischia una batosta biblica. Grillo è costretto a rimangiarsi i suoi anatemi. Ricordate quando inveiva sul Pd-meno-elle? Ora dicono le cronache, “al voto preferisce un accordo che, vista la situazione potrebbe essere solo con il Pd, magari con Renzi”.
La politica giustifica tutto, per carità, ma c’è sempre un limite. D’altra parte se pensate che al povero Papa Francesco sono arrivati a far dire che Salvini è come Hitler e la Lega è erede del partito nazista… Se il giovane Bergoglio avesse studiato un po’ meglio la storia europea invece di perdersi nella ammirazione del dittatore fascista Peron oggi si renderebbe conto che la base elettorale nazista e fascista è più simile a quella del Movimento 5 stelle che a quella della Lega.
Per anni Grillo ha diffuso e coltivato odio sociale, invidia dei fannulloni verso chi lavora, un nichilismo insensato in nome di una decrescita felice mal metabolizzata che ci vorrebbe far tornare al primo Medio Evo se non all’età della Pietra, la guerra ai vaccini. Nessuno mi toglie dalla testa che se Grillo non avesse scatenato il finimondo contro la Gronda di Genova (dando sponda ai miseri e fallimentari calcoli elettorali della sinistra), il ponte Morandi sarebbe stato chiuso in tempo per evitare la catastrofe. Invece un suo candidato sindaco arrivò a dire che l’ipotesi di un collasso del Ponte Morandi era una “favoletta” messa in giro per spingere la soluzione della Gronda. Era il 2013.
La pericolosità dell’ideologia grillina è stata confermata nell’ultimo anno dal Governo guidato da Giuseppe Conte. Hanno votato alcune leggi di pura demagogia per rafforzare la loro base elettorale nel Meridione, come il reddito di cittadinanza. E non sono stati nemmeno capaci di fare le cose per bene. Ora, la crisi di Governo è stata annunciata anche se non formalmente aperta. Ma lo sarà davvero? Fate un po’ i conti: stando ai sondaggi, tutti i partiti tranne Lega, FdI e Pd perderebbero metà dei seggi, ma nel Pd dove in Parlamento domina Renzi, le nuove liste saranno da pulizia etnica. Perché Renzi e i suoi dovrebbe immolarsi? E con lui i 5 stelle. E Berlusconi poi? Come fa a fidarsi di Salvini? Forse nemmeno se gli promettesse di chiudere la Rai e fare di Mediaset la sola rete nazionale italiana,
Eppure, di fronte al problema di fondo, la burocrazia che stritola l’Italia, le tasse (concentrate su pochi) che la affondano, tutto quello che sa proporre Di Maio come misura qualificante è la riduzione del numero dei parlamentari. In Italia, dove si legifera su tutto, anche sulla lunghezza del collare dei cani, senza un organico adeguato di Deputati e Senatori l’attività legislativa si incaglierà del tutto.
Certo sarebbe meglio snellire le procedure, escludere il Senato dal processo legislativo, magari non alla maniera arronzata nel bar del borgo sull’Arno che voleva Renzi, piuttosto con una definizione di ruoli come negli Usa. Ma i 5 stelle il Senato hanno lottato per conservarlo e per conservare l’attuale complesso iter legislativo. A loro, in nome dell’odio sociale che è il loro carburante, preme togliere qualche stipendio sopra i mille euro. Ecco perché i sondaggi anticipano la giusta disgregazione elettorale del Movimento.
Che poi il Pd vada dietro a Di Maio, riesumando il sogno di Bersani, è segno che la tabe è rimasta ben radicata, come un virus maligno, nel cervello della auto proclamata sinistra. Di fronte all’emergenza, hanno riesumato anche Beppe Grillo. I genovesi una volta amavano definirsi così:
“Strinzo i denti, riso raeo, son zeneize, parlo ciaeo” (Stringo i denti, rido poco, sono genovese, parlo chiaro). Forse è il momento che riesumino il loro mantra. E prendano le Pagine Gialle nazionali, forse il male è molto più diffuso.
Fonte: qui
Renzi, Grillo e Draghi: piano massonico per far fuori Salvini
Quella di Matteo Salvini è una mossa disperata, ma l’unica possibile: il leader della Lega ha capito che sarebbe stato stritolato entro fine anno. «E’ stato isolato dai 5 Stelle, che hanno votato in modo nazista Ursula von der Leyen, candidata del potere Ue, ed è spaventato dall’inchiesta sul Russiagate: un imprenditore italiano in Russia lo ha tradito, raccontando che gli incontri a Mosca erano stati più d’uno».
Ancora una volta Gianfranco Carpeoro, massone, già a capo del “rito scozzese” italiano e con salde relazioni tra i piani alti della massoneria progressista europea, offre clamorose rivelazioni sulla crisi italiana. La scorsa estate aveva svelato la manovra francese, condotta con la collaborazione di Napolitano e Berlusconi per sbarrare l’accesso a Marcello Foa alla presidenza della Rai: denuncia che di fatto ha “smontato” il complotto, aiutando Foa. Ora, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Carpeoro afferma: «L’unica possibilità per Salvini è che riesca a mobilitare gli italiani, riempiendo le piazze per reclamare le elezioni. E’ una corsa contro il tempo: se non ce la fa, è finito. Ha contro Berlusconi, che rappresenta poteri forti. E ha contro Grillo, che salì sul Britannia e deve riconoscenza a quell’establishment». Salvini ha contro anche Renzi, a cui quegli stessi ambienti (supermassonici reazionari, in contatto con Berlusconi e Grillo) hanno fatto una promessa: «Gli daranno una chance per tornare in campo, se riuscirà a evitare le elezioni». E Zingaretti? «E’ un altro agnello sacrificale, come Salvini».
Carpeoro non ha particolare simpatia per il leader della Lega: «Non ha visione politica e vive solo di emergenze, così come Di Maio e lo stesso Renzi, il cui consenso esplose solo con gli 80 euro». Una qualità di Salvini? «L’intuito: ha compreso che la trappola attorno a lui era scattata: politica, mediatica, giudiziaria. E ha agito con una tempestività che ha spiazzato tutti: contavano di “friggerlo” lentamente, per farlo cadere entro la fine dell’anno». Perché il super-potere non si fida di Salvini? «Forse perché il suo consenso è stato così rapido, e perché l’uomo è capace di colpi di testa come quello che ha appena fatto. E forse, anche, perché non ha ancora trovato un “burattinaio” che lo gestisca». L’eminenza grigia leghista Giancarlo Giorgetti? «Ha grande esperienza, ma è leale con Salvini». Secondo Carpeoro, la partita è apertissima. Tenendo conto che Mattarella è notoriamente contrario alle elezioni anticipate, l’espediente decisivo per evitarle è quello architettato da Di Maio: «Il taglio dei parlamentari richiederebbe un iter di almeno 8 mesi, quindi comporterebbe la costituzione di un governo “istituzionale”». Attenzione: «Il candidato naturale è Giuseppe Conte, che ha anche dimostrato di avere gli attributi». Se invece lo spread dovesse precipitare, potrebbe emergere un governo più “tecnico”, fatalmente affidato a Mario Draghi: «A quel punto il governo durerebbe ben più di 8 mesi, dopodiché Draghi finirebbe al Quirinale: prima premier e poi presidente, come l’altro banchiere centrale Carlo Azeglio Ciampi».
Il tema di fondo? Infliggere all’Italia il massimo rigore previsto dalla cupola massonica reazionaria che ha in mano l’Ue. Minaccia formidabile: l’incubo dell’esercizio provvisorio e l’Iva al 25%. C’è puzza di finti “salvatori della patria” in arrivo: lo stesso Renzi (reduce dal Bilderberg) potrebbe appoggiare un governo Conte-bis insieme a Grillo, mentre per aggregare nell’operazione anche Berlusconi servirebbe Draghi. E se invece Salvini riuscisse a farsi appoggiare dal Cavaliere nella corsa verso le elezioni? «Sarebbe uguale, perché Berlusconi in cambio rinsalderebbe l’alleanza con la Lega allo scopo di “sterilizzare” Salvini, come chiede il potere oligarchico Ue». Unica via d’uscita: «Se vuole salvarsi, il leader della Lega deve battere tutti sul tempo – come ha iniziato a fare – ottenendo le elezioni. E può farcela solo se gli italiani riempiranno le piazze, ammesso che siano d’accordo con lui». Che l’euro-potere sia stato comunque colto in contropiede, secondo Carpeoro, lo conferma il silenzio della Germania, della Francia e delle autorità Ue. «A proposito: se il piano anti-Salvini vince, alla Commissione Europea perl’Italia andrà un personaggio il cui nome sorprenderà tutti», annuncia Carpeoro, senza però fornire dettagli: allude a Urbano Cairo, patron de “La7” e del “Corriere della Sera”?
«In questi giorni i telefoni sono caldissimi, perché la mossa di Salvini – accerchiato – ha colto tutti in contropiede», aggiunge Carpeoro. L’ex avvocato, dirigente milanese del Movimento Roosevelt e autore di saggi e romanzi di successo, fa nomi e cognomi degli uomini-chiave che starebbero allestendo la trappola per Salvini. In pole position c’è il politologo statunitense Michael Ledeen, vicino a Di Maio e a Renzi. Massone, esponente di Ur-Lodges reazionarie e membro del potente Jewish Institute, Ledeen è affiliato al B’nai B’rith, esclusiva massoneria israeliana contingua al Mossad. Da Parigi, collabora attivamente all’operazione-Salvini un altro supermassone oligarchico come Jacques Attali, mentore di Macron. «Ma non sentirete dichiarazioni, dall’Eliseo – aggiunge Carpeoro – perché i francesi non hanno ancora capito chi la vincerà, quest’ultima sfida italiana».
Sempre secondo Carpeoro, Salvini non può fidarsi nemmeno di Steve Bannon, già ideologo di Trump e del sovranismo europeo anti-Ue. Massone, Bannon è stato formato dai gesuiti alla Georgetown University. E’ stato il primo, nei giorni scorsi, ad annunciare l’imminente divorzio gialloverde: «Non perché stesse davvero con Salvini, ma solo perché sapeva quello che Salvini stava per fare». Bannon? «E’ in relazione con potenti massonerie reazionarie di segno diverso». Carpeoro non ha dubbi: è in arrivo l’ennesimo governo imposto dall’estero. «Solo gli elettori italiani, se lo vorranno, potranno salvare il leader della Lega». Il potere Ue lo vuole morto. E i suoi terminali nostrani – da Renzi a Grillo – sono pronti a “cucinarlo”. Fonte: qui
Quella di Matteo Salvini è una mossa disperata, ma l’unica possibile: il leader della Lega ha capito che sarebbe stato stritolato entro fine anno. «E’ stato isolato dai 5 Stelle, che hanno votato in modo nazista Ursula von der Leyen, candidata del potere Ue, ed è spaventato dall’inchiesta sul Russiagate: un imprenditore italiano in Russia lo ha tradito, raccontando che gli incontri a Mosca erano stati più d’uno».
Ancora una volta Gianfranco Carpeoro, massone, già a capo del “rito scozzese” italiano e con salde relazioni tra i piani alti della massoneria progressista europea, offre clamorose rivelazioni sulla crisi italiana. La scorsa estate aveva svelato la manovra francese, condotta con la collaborazione di Napolitano e Berlusconi per sbarrare l’accesso a Marcello Foa alla presidenza della Rai: denuncia che di fatto ha “smontato” il complotto, aiutando Foa. Ora, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Carpeoro afferma: «L’unica possibilità per Salvini è che riesca a mobilitare gli italiani, riempiendo le piazze per reclamare le elezioni. E’ una corsa contro il tempo: se non ce la fa, è finito. Ha contro Berlusconi, che rappresenta poteri forti. E ha contro Grillo, che salì sul Britannia e deve riconoscenza a quell’establishment». Salvini ha contro anche Renzi, a cui quegli stessi ambienti (supermassonici reazionari, in contatto con Berlusconi e Grillo) hanno fatto una promessa: «Gli daranno una chance per tornare in campo, se riuscirà a evitare le elezioni». E Zingaretti? «E’ un altro agnello sacrificale, come Salvini».
Carpeoro non ha particolare simpatia per il leader della Lega: «Non ha visione politica e vive solo di emergenze, così come Di Maio e lo stesso Renzi, il cui consenso esplose solo con gli 80 euro». Una qualità di Salvini? «L’intuito: ha compreso che la trappola attorno a lui era scattata: politica, mediatica, giudiziaria. E ha agito con una tempestività che ha spiazzato tutti: contavano di “friggerlo” lentamente, per farlo cadere entro la fine dell’anno». Perché il super-potere non si fida di Salvini? «Forse perché il suo consenso è stato così rapido, e perché l’uomo è capace di colpi di testa come quello che ha appena fatto. E forse, anche, perché non ha ancora trovato un “burattinaio” che lo gestisca». L’eminenza grigia leghista Giancarlo Giorgetti? «Ha grande esperienza, ma è leale con Salvini». Secondo Carpeoro, la partita è apertissima. Tenendo conto che Mattarella è notoriamente contrario alle elezioni anticipate, l’espediente decisivo per evitarle è quello architettato da Di Maio: «Il taglio dei parlamentari richiederebbe un iter di almeno 8 mesi, quindi comporterebbe la costituzione di un governo “istituzionale”». Attenzione: «Il candidato naturale è Giuseppe Conte, che ha anche dimostrato di avere gli attributi». Se invece lo spread dovesse precipitare, potrebbe emergere un governo più “tecnico”, fatalmente affidato a Mario Draghi: «A quel punto il governo durerebbe ben più di 8 mesi, dopodiché Draghi finirebbe al Quirinale: prima premier e poi presidente, come l’altro banchiere centrale Carlo Azeglio Ciampi».
Il tema di fondo? Infliggere all’Italia il massimo rigore previsto dalla cupola massonica reazionaria che ha in mano l’Ue. Minaccia formidabile: l’incubo dell’esercizio provvisorio e l’Iva al 25%. C’è puzza di finti “salvatori della patria” in arrivo: lo stesso Renzi (reduce dal Bilderberg) potrebbe appoggiare un governo Conte-bis insieme a Grillo, mentre per aggregare nell’operazione anche Berlusconi servirebbe Draghi. E se invece Salvini riuscisse a farsi appoggiare dal Cavaliere nella corsa verso le elezioni? «Sarebbe uguale, perché Berlusconi in cambio rinsalderebbe l’alleanza con la Lega allo scopo di “sterilizzare” Salvini, come chiede il potere oligarchico Ue». Unica via d’uscita: «Se vuole salvarsi, il leader della Lega deve battere tutti sul tempo – come ha iniziato a fare – ottenendo le elezioni. E può farcela solo se gli italiani riempiranno le piazze, ammesso che siano d’accordo con lui». Che l’euro-potere sia stato comunque colto in contropiede, secondo Carpeoro, lo conferma il silenzio della Germania, della Francia e delle autorità Ue. «A proposito: se il piano anti-Salvini vince, alla Commissione Europea perl’Italia andrà un personaggio il cui nome sorprenderà tutti», annuncia Carpeoro, senza però fornire dettagli: allude a Urbano Cairo, patron de “La7” e del “Corriere della Sera”?
«In questi giorni i telefoni sono caldissimi, perché la mossa di Salvini – accerchiato – ha colto tutti in contropiede», aggiunge Carpeoro. L’ex avvocato, dirigente milanese del Movimento Roosevelt e autore di saggi e romanzi di successo, fa nomi e cognomi degli uomini-chiave che starebbero allestendo la trappola per Salvini. In pole position c’è il politologo statunitense Michael Ledeen, vicino a Di Maio e a Renzi. Massone, esponente di Ur-Lodges reazionarie e membro del potente Jewish Institute, Ledeen è affiliato al B’nai B’rith, esclusiva massoneria israeliana contingua al Mossad. Da Parigi, collabora attivamente all’operazione-Salvini un altro supermassone oligarchico come Jacques Attali, mentore di Macron. «Ma non sentirete dichiarazioni, dall’Eliseo – aggiunge Carpeoro – perché i francesi non hanno ancora capito chi la vincerà, quest’ultima sfida italiana».
Sempre secondo Carpeoro, Salvini non può fidarsi nemmeno di Steve Bannon, già ideologo di Trump e del sovranismo europeo anti-Ue. Massone, Bannon è stato formato dai gesuiti alla Georgetown University. E’ stato il primo, nei giorni scorsi, ad annunciare l’imminente divorzio gialloverde: «Non perché stesse davvero con Salvini, ma solo perché sapeva quello che Salvini stava per fare». Bannon? «E’ in relazione con potenti massonerie reazionarie di segno diverso». Carpeoro non ha dubbi: è in arrivo l’ennesimo governo imposto dall’estero. «Solo gli elettori italiani, se lo vorranno, potranno salvare il leader della Lega». Il potere Ue lo vuole morto. E i suoi terminali nostrani – da Renzi a Grillo – sono pronti a “cucinarlo”. Fonte: qui
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