"SALVINI NON ERA PRESENTE AL PRESUNTO INCONTRO ALL’HOTEL METROPOL, QUINDI NON GLI SI PUO’ RIMPROVERARE NULLA
DUGIN HA INCONTRATO PIU’ VOLTE SAVOINI? E QUALE IMPORTANZA HA SE SI SONO VISTI
TUTTO QUESTO GIOVA ALLE FORZE CONTRARIE AL RINNOVAMENTO IN ITALIA. BENE O MALE CHE SIA, SALVINI E’ UNA FORZA NUOVA..."
Rosalba Castelletti per la Repubblica
«Sì, ho letto tutto. Che dire? Innanzitutto BuzzFeed che ha pubblicato l' audio è una testata screditata. Tradotta alla lettera, vuol dire "nutrirsi di voci". In passato ha pubblicato articoli sul Russiagate smentiti dallo stesso Robert Mueller. Come si può prenderla sul serio? ». Eduard Limonov, 76 anni, diventato celebre grazie alla biografia romanzata di Emmanuel Carrère, risponde con gli stessi modi spicci con cui nella vita ha fatto tutto e il contrario di tutto. Come fondare il Partito nazional bolscevico, oggi fuorilegge, dalla bandiera nazista ma con falce e martello al posto della svastica, insieme ad Aleksandr Dugin, il politologo russo con cui Gianluca Savoini avrebbe trattato per ottenere finanziamenti per la Lega.
Per Limonov «è tutto un "fake"».
In Italia ne aveva già scritto L' ESPRESSO
«Innanzitutto, Matteo Salvini non era presente a questo presunto incontro all' hotel Metropol, quindi non gli si può rimproverare nulla. I tre russi potrebbero essere chiunque, persino specialisti delle prese in giro...».
Uno dei tre dovrebbe chiamarsi Ilija Andreevich Jakunin. Le dice niente?
«Ho letto che sarebbe molto vicino a Vladimir Pligin. Ricordo che Pligin è stato deputato della Duma, adesso non so che cosa faccia. Non è mai stato in prima fila. Non conta niente e la sua implicazione non prova alcunché».
Ma Jakunin lo conosce?
«Ma che ne so. In Russia ci sono migliaia di Jakunin».
L' audio come è uscito fuori?
«Attorno ai politici girano sempre dei "ragni", personaggi-ombra, agenti dei servizi segreti. Un politico deve stare attento a chi incontra. Io cerco sempre di avere un dossier sulle persone che mi tocca incontrare. A chi non ha tanta esperienza in politica, possono capitare incidenti del genere».
Insinua che si sia trattato di una trappola?
«Penso solo che sia un "fake" di pessima qualità».
Perché ora?
«A chi giova tutto questo? Giova alle forze contro il rinnovamento in Italia.
Bene o male che sia, Salvini è una forza nuova. L' anno scorso sono stato nella sua terra, la Lombardia, e ho conosciuto tanta gente. Mi hanno fatto tutti un' ottima impressione».
Ha incontrato anche Gianluca Savoini?
«Non le dirò chi ho incontrato. Ho visto tanta gente. Però conosco l' argomento, non è che parlo soltanto per parlare».
Ma è a conoscenza del fatto che Dugin ha incontrato più volte Savoini?
Perché quest' interesse per la Lega?
«Che importanza ha se si sono visti?
Ho fondato un partito insieme a Dugin. Che significa? Che Dugin sia un Satana con gli zoccoli? Che c' è di strano se Dugin è interessato alla Lega? Conosce benissimo l' italiano per cui non c' è niente di strano nel fatto che abbia contatti con politici italiani. Io, per esempio, conosco Alain de Benoist, ma non vuol dire niente».
Molti in Occidente definiscono Dugin "l' ideologo di Putin". È d' accordo? In che rapporti è con il Lo scrittore bolscevico presidente Putin?
«Quello che si dice in Occidente non mi interessa affatto. I complottisti vedono nemici in ogni cespuglio. È una malattia. Sono sicuro che Dugin e Putin non si siano mai visti.
Aleksandr Gelievich è uno studioso puro. Parla cinque lingue e ne legge nove. È un "uomo da libro", lo definirei così. Tutte le sue iniziative in politica però di solito sono un fallimento».
Stando all' audio, sarebbe direttamente implicato nella trattativa per finanziare la Lega.
Che cosa pensa del suo coinvolgimento?
«La politica italiana è diventata una cosa vergognosa, simile alla politica russa. Fruga nel gossip».
Dugin è molto vicino a Konstantin Malofeev che Savoini pare conosca bene. Che interessi può avere Malofeev?
«Penso che sia una cavolata, scusi l' espressione, ma la scriva, per favore.
Scriva che Limonov ha riso in modo antipatico e ha detto che pensa sia una balla».
Nell' audio, Savoini parla di un asse tra Lega, Fpö in Austria, Afd in Germania, l' ex Fn Francia. Che ne pensa?
«Vogliono creare una sorta di "Internazionale degli euroscettici".
Alle parlamentari europee hanno guadagnato voti. Tutto cambia: il vecchio non si vuole arrendere, il nuovo vuole vincere. Io sto sempre con il nuovo».
Marine Le Pen ha ricevuto soldi da una banca russa. È possibile che i suoi alleati vengano finanziati da Mosca?
«Penso di no. Sono cauti, sanno che sarebbe rischioso. Gli basta che la borghesia abbia capito che sono il futuro. Salvini di certo ha un futuro.
Milano è una città ricca, si vede che lì la gente ha i soldi. Gli basta, a che gli servirebbero i soldi del Cremlino? Il denaro è dappertutto, non solo qui».
Fonte: qui
P.S. Eduard Limonov, in russo: Эдуард Лимонов?, pseudonimo di Eduard Veniaminovič Savenko, Эдуард Вениаминович Савенко, (Dzeržinsk, 22 febbraio 1943), è uno scrittore e politico russo.
Poeta, autore di romanzi auto-biografici che hanno riscosso successo in Francia, Russia e altri Paesi, guerrigliero nella Guerra civile jugoslava al fianco dei serbi, fondatore con Alexander Dugin e leader del Partito Nazional Bolscevico (successivamente messo al bando), si descrive come un nazionalista moderato, socialista "della linea dura" e attivista dei diritti costituzionali. Come avversario politico di Vladimir Putin e alleato dell'ex campione mondiale di scacchi Garri Kasparov, Limonov è uno dei leader del blocco politico L'Altra Russia.
Lo pseudonimo deriva dal vocabolo russo лимон (traslitterazione: limon, limone) ed è correlato a лимонка (limonka, espressione gergale per la bomba a mano), e gli venne dato dagli amici artisti per il suo stile corrosivo, a tratti esplosivo.[1]
Lega e fondi russi: «Savoini nella delegazione Salvini», ma per lo staff del vicepremier è falso.
La Procura sentirà il «secondo uomo»
«Savoini faceva parte della delegazione di Salvini in veste di membro dello staff del ministro». Lo scriveva il 17 luglio 2018 Gianluca Savoini in una email inviata a Buzzfeed, che oggi il sito pubblica online, ma lo staff di Salvini smentisce categoricamente: «Non era nella lista ufficiale né a luglio né ottobre 2018».
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Lo staff di Salvini: «Non era nella lista ufficiale né a luglio né ottobre 2018». «Lunedì scorso (il 16 luglio, ndr) Savoini faceva parte della delegazione di Salvini in veste di membro dello staff del ministro». Lo scriveva il 17 luglio 2018 Gianluca Savoini in una email inviata a Buzzfeed, che oggi il sito pubblica online. Il riferimento è alla visita di Salvini a Mosca del 16 luglio 2018. Ma lo staff del ministro smentisce categoricamente: «Savoini non era nella delegazione ufficiale del ministro dell'Interno partita dall'Italia. Idem il 17 e 18 ottobre 2018», date della successiva visita a Mosca.Russia e Lega: Salvini e Savoini insieme a conferenza stampa del 2018, poi gli sguardi si incrociano (Corriere TV)
Lettore video di: Corriere Tv (Informativa sulla privacy)
«Non ho ufficio a ministero ma collaboro direttamente con Matteo Salvini a seconda delle sue richieste. Conoscendoci da sempre». È il testo di una mail pubblicata da Buzzfeed e che il giornalista Alberto Nardelli(GIORNALISTA??? CLICCA QUI) spiega di aver ricevuto da Gianluca Savoini il 17 luglio 2018. In risposta alle domande del sito di informazione, in un'altra email che sarebbe stata scritta in terza persona, lo stesso giorno, dallo stesso Savoini, si legge: «Il dottor Savoini collabora da sempre con il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, essendo iscritto al partito dal 1991».
«Ha collaborato - prosegue il testo, pubblicato da Buzzfeed senza l'indirizzo email del mittente - all'organizzazione di tutte le visite del sen. Salvini in Russia come si può vedere in rete e sul profilo dell'associazione culturale Lombardia Russia, in quanto a nostro parere (e anche secondo il presidente Trump, visto il vertice di Helsinky con il presidente Putin) la Russia è un partner fondamentale per tutte le nazioni democratiche nella lotta al terrorismo internazionale».
«Savoini ha quindi incontrato insieme a Salvini non soltanto il presidente Putin, ma anche il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, il responsabile per le relazioni internazionali di Russia Unita Sergey Zheleznyak, il presidente della Duma (anno 2014) Sergey Narishkin e ha attivamente lavorato per organizzare le conferenze stampa di Salvini in Russia», prosegue l'email. «Lunedì scorso - si legge ancora - Savoini faceva parte della delegazione del Ministro Salvini in veste di membro dello staff del Ministro, così come ha sempre fatto parte dello staff di Salvini quando era soltanto segretario politico senza incarichi di governo».
La Procura sentirà il presunto «secondo uomo». Prima dovranno essere effettuati alcuni accertamenti per capire se sia davvero lui il 'secondo uomo' presente lo scorso ottobre alla presunta trattativa sulla compravendita di petrolio all'Hotel Metropol di Mosca. Dopodiché nei prossimi giorni sarà convocato in Procura a Milano non si sa, in quanto deve ancora essere deciso, se come indagato o come persona informata sui fatti.
È quel che dovrebbe accadere a Gianluca Meranda, il legale che oggi, con una lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica, ha spiegato di essere lui uno dei due italiani che, accanto a Gianluca Savoini, il presidente leghista dell'associazione LombardiaRussia indagato per corruzione internazionale, ha partecipato all'incontro con altri russi nel quale, come emerge da un audio agli atti dell'inchiesta, si è parlato di un 'affarè sul petrolio per far arrivare fino a 65 milioni di dollari alla Lega. Nella lettera l'avvocato ha spiegato che la trattativa «ci fu, ma alla fine non si perfezionò».
Fonte: qui
Salvini, gelo su Di Maio: devo andare in Parlamento a parlare di cene?
Salvini, gelo su Di Maio: devo andare in Parlamento a parlare di cene?
È con un silenzio di ghiaccio, studiato e ostentato, che Matteo Salvini replica all’assedio delle opposizioni e al fuoco amico degli alleati sul caso Russia. Il leader della Lega non sente, non vede, non parla. O almeno, finge di non sentire la voce di Giuseppe Conte che scarica sulle sue spalle la presenza dell’indagato Gianluca Savoini agli eventi ufficiali del governo. E ignora, o almeno finge di ignorare, l’insistenza con cui Luigi Di Maio in asse con il Pd gli chiede di riferire in aula sull’ affaire dei presunti finanziamenti russi.
«Non è per mancanza di rispetto verso il Parlamento — ha spiegato ai suoi il vicepremier leghista —. È che se pure andassi a riferire al Senato non avrei proprio niente da dire». E poi, come per rispondere indirettamente e freddamente alla nota ufficiale del presidente del Consiglio: «Di cosa dovrei parlare in Aula, di cene?».
Oggi il faccendiere con ufficio in via Bellerio, sede del Carroccio, dovrà spiegare ai pm di Milano quell’audio diffuso dal sito americano Buzzfeed, in cui parla di gasolio e rubli tra i marmi e i velluti dell’hotel Metropol di Mosca. Ma per Salvini, Savoini sembra essere poco più un fantasma. E così Claudio D’Amico, l’ex deputato leghista che la presidenza del Consiglio definisce «consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale» di Salvini: colui insomma che avrebbe strappato l’invito per Savoini alla cena del 4 luglio a Villa Madama, offerta dal premier in onore di Vladimir Putin.
«Di D’Amico non parliamo», si tengono alla larga i collaboratori del «Capitano» e spiegano come Salvini, per quanto sdegnato per lo «scaricabarile» di Conte e Di Maio, si sia convinto che lo tsunami mediatico e giudiziario passerà presto, come è stato per il caso di Armando Siri: «Ne avete più sentito parlare, dopo che è stato costretto a dimettersi da sottosegretario?».
Dipinto come isolato e in difficoltà, Salvini vuole si sappia che lui è «tranquillissimo, niente affatto nervoso, per nulla preoccupato» e molto concentrato sull’incontro di oggi al Viminale con sindacati e associazioni, per impostare la manovra economica e far vedere chi davvero conta nel governo. Un appuntamento che sa di sfida a Giuseppe Conte e che il segretario della Lega offre all’interpretazione dei media come la prova che il ministro dell’Interno «si occupa di cose concrete» e non ha tempo per replicare agli attacchi, alle insinuazioni e alle polemiche.
«Io rispetto i magistrati, lasciamoli lavorare con fiducia e non diciamo nulla finché l’inchiesta è in corso — è il senso dei suoi ragionamenti —. Questa storia russa è poco più di un gossip e sa molto di montatura. Sono convinto che si sgonfierà presto». E se i 5 Stelle lo pressano da ogni parte sbandierando una presunta diversità etica, se Di Maio ha (quasi) perso la pazienza con «l’amico Matteo» ed Enzo Moavero Milanesi gli pesta i piedi rivelando al Corriere il piano per i migranti che oggi stesso porterà in Europa, Salvini giura di non sentirsi assediato.
«Non voglio alimentare una polemica sterile, che mi sembra strumentale a un disegno», ripete per placare le ansie dei parlamentari leghisti. Quanto alla tenuta della maggioranza, Salvini ha cambiato spartito e ha smesso di dichiarare che «si va avanti». Ora il leitmotiv del vicepremier nei colloqui riservati è un altro: «Il governo non cade su Savoini, cade se non si fanno le cose». Dove «le cose», per dirla in lingua leghista, sono l’autonomia, il decreto sicurezza bis e il taglio delle tasse. Fonte: qui
Fonte: qui
IGOR PELLICCIARI: "PUÒ ESSERCI UN FASTIDIO RUSSO, CONTE HA AMMORBIDITO LA POSIZIONE ITALIANA ANTI-SANZIONI. RENZI AVEVA FATTO OBIEZIONI MAGGIORI
NON SI PUÒ NEMMENO ESCLUDERE CHE POSSA ESSERE STATA UN’AZIONE CONCORDATA TRA MOSCA E WASHINGTON
ESCLUDO CHE FRANCIA E GERMANIA ABBIANO POTUTO DECIDERE DI FARLO A MOSCA: UNO SGARBO TROPPO GROSSO ALLA RUSSIA, COSA CHE LI AVREBBE ESPOSTI A UNA "RETALIATION"
«LEGA IN DIFFICOLTÀ PER COLPA DI QUALCHE SPROVVEDUTO»
Daniele Capezzone per “la Verità”
Igor Pellicciari insegna alla Mgimo di Mosca (l' università statale per le relazioni internazionali), all' università di Urbino e alla Luiss.
Professore, lei ha parlato di un «trappolone». Davvero qualcuno può pensare che a Mosca un' immensa fornitura di petrolio potesse essere trattata in una hall d' albergo, tra persone non titolate?
«Chiunque conosca la Russia sa che la zona del centro e quegli alberghi sono ipercontrollati. E la sorveglianza è stata potenziata con i Mondiali di calcio. Se - per dire - mi fossi trovato in mezzo a una simile corte dei miracoli, ma ne sarei andato subito».
Il povero Savoini andrebbe «assolto per non aver compreso il fatto», per dirla con una battuta.
«Parlo da analista, con distacco. Ciò che mi porta a parlare di "trappolone" non è tanto l' oggetto del colloquio, ma le modalità. Storicamente la Russia ha incanalato gli aiuti di Stato vendendo energia a prezzi convenienti, oppure comprando materie prime altrui (tipo lo zucchero cubano) a prezzo maggiorato. Ma queste cose le fanno i soggetti titolati e nelle sedi proprie».
In un intervento su Dagospia, lei ha parlato di uno «spy movie di serie b».
«In Russia, c' è un verticismo istituzionale gerarchizzato: si sa chi sta sopra, chi sta sotto, chi ha titolo per decidere. Per questo, mi sento sicuro di escludere che sia stata una trattativa reale, che non potrebbe mai avvenire così».
Veniamo a chi può aver orchestrato il «trappolone». La sua prima ipotesi è che siano stati gli Usa, per far capire che non si può stare a giorni alterni con Mosca o con Washington.
«Non mi riferisco a Trump o ai vertici istituzionali. Ma a settori del deep State, non necessariamente trumpiani, che possono essere spiazzati (era già successo ai tempi di Berlusconi) da alcuni eccessi italiani, da accelerazioni non concordate...».
Però pochi giorni prima Salvini aveva incontrato il segretario di Stato Pompeo, già capo della Cia, che probabilmente già sapeva... Eppure l' incontro con Salvini aveva un connotato positivo di legittimazione.
«Ma infatti. Se questa ipotesi fosse quella giusta, la cosa non sarebbe avvenuta per "distruggere", ma per "indirizzare". Siamo in una fase di enorme complessità (pensi ai dossier Venezuela o Ucraina): forse il versante italiano non ha nemmeno percepito il livello di rischio nel mettersi in mezzo».
Seconda ipotesi. Potrebbero essere stati i russi, irritati dal disimpegno italiano contro le sanzioni a Mosca.
«Può esserci un fastidio russo. Conte nel Consiglio Ue, per ingraziarsi la Merkel, ha fortemente ammorbidito la posizione italiana anti sanzioni. Perfino Renzi aveva fatto obiezioni maggiori. E poi».
E poi?
«Non si può nemmeno escludere che possa essere stata un' azione in qualche modo concordata tra Mosca e Washington. Noi tendiamo a schematizzare molto. Ma ci sono settori in cui la cooperazione tra loro è forte. Pensi ad esempio allo spazio».
Lei ha anche avanzato una terza ipotesi. Un regolamento di conti nell' entourage leghista.
«Qui l' analista fa un passo indietro. Ma in teoria può esserci una competizione per stabilire chi sia il "rappresentante" di Salvini a Mosca (non necessariamente residente lì). In quel caso, l' obiettivo dell' azione era Savoini».
Avanzo una quarta ipotesi. È pacifico (penso alla Francia) che vi siano paesi terrorizzati dall' avanzata sovranista in Ue. Non è ipotizzabile che una serie di agenti provocatori siano in giro per mettere bucce di banana?
«Non lo escluderei, se fosse avvenuto altrove. Ma escludo che attori europei, con le spalle non abbastanza larghe, abbiano potuto decidere di farlo a Mosca: uno sgarbo troppo grosso alla Russia, cosa che li avrebbe esposti a una "retaliation"».
Che dire dei partecipanti? Non occorre aver letto Greene, Maugham o Le Carré per capire che occorre tenere un profilo basso. Qualcuno, tra selfie e foto, sembrava il noto presenzialista che sbucava nelle inquadrature dei tg...
«Non do giudizi. Ma il narcisismo provinciale di chi si rende troppo visibile, di chi nelle foto alza il calice per farsi notare... Non mi faccia fare paragoni - valutazioni storiche a parte - con i Pajetta, i Togliatti, i Cossutta, che parlavano il russo».
Sia più chiaro.
«Da parte di Mosca c' è un interesse geopolitico, e le delegazioni sono selezionate con cura.
A volte si ha invece la sensazione di presenze italiane che cercano il golden gol individuale».
Fonte: qui
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