IL MINISTRO GRILLINO LEZZI: "COSTA 60 MILIARDI €, È UNA PROMESSA CHE NON SI PUÒ MANTENERE", SALVINI INSISTE: “E' NEL CONTRATTO, LE COPERTURE CI SONO. IL COSTO DI 60 MILIARDI €? NUMERI STRAMPALATI, NON E' IL SUPERENALOTTO”
TRIA PRECISA: “NON C’E’ NESSUNA STIMA DEL MEF SULLE RIFORME IN DISCUSSIONE”
BARBARA LEZZI
Nuovo duello tra Lega e M5s sulla Flat tax. Tria: 'Nessuna stima del Mef'. "La flat tax c'è nel contratto di governo. Spero non ci siano resistenze da parte di nessuno". Lo ha sottolineato il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini a margine di una riunione del gruppo Lega al Pirellone, aggiungendo che "le coperture ci sono, perché quando l'economia corre lo Stato incassa".
In precedenza il leader leghista aveva criticato un'ipotesi di simulazione fatta dal Ministero dell'Economia. "Sono stati fatti numeri strampalati, 50-60 miliardi di euro, non siamo al Superenalotto. Per la prima fase bastano tra i 12 e i 15 miliardi di euro per un abbattimento fiscale a tante persone": ha detto a Rtl il ministro dell'Interno.
"L'ultima cosa da fare - ha aggiunto - è aumentare le tasse, anche se lo chiede l'Europa. Sulle clausole di salvaguardia una riflessione va fatta, noi non abbiamo nessuna intenzione di aumentare l'Iva. Stiamo facendo tutti i conti, siamo convinti che se abbassi le tasse, dal secondo anno lo Stato incassa di più".
SALVINI TRIA
Non c'è "nessuna stima fatta su una riforma che né io né il Mef abbiamo mai ricevuto", non c'è "nessuna stima del Mef sulle riforme in discussione". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, parlando della flat tax. "Proposte specifiche non sono arrivate all'analisi del Mef - ha aggiunto entrando all'Agenzia delle Entrate - La flat tax è allo studio da luglio su varie possibili ipotesi, quindi non c'è nulla di nuovo".
"La flat tax costa 60 miliardi di euro e il nostro Paese non se li può permettere, dunque è una promessa che non si può mantenere", ha affermato la ministra per il Sud Barbara Lezzi ospite del programma "24 Mattino - Morgana e Merlino" su Radio 24 commentando l'annuncio fatto ieri da Salvini.
DI MAIO SALVINI
Sulla flat tax "credo che non si debba continuare a sparare alto con cose irraggiungibili, anche fossero 15 miliardi di riforma dell'Irpef oggi sono insostenibili perciò è necessario riordinare quello che già esiste". Così la sottosegretaria al Mef, Laura Castelli, a margine di un evento Consob aggiungendo "perché bisogna concentrare le risorse verso la direzione corretta che nel caso nostro e di tutto il governo è un politica dedicata alla famiglia".
Sulla flat tax "Si tratta di essere realisti rispetto a possibilità e compagini economiche che ci sono oggi". "Noi prevediamo impatti minori nel riordino dell'esistente, anche una visione diversa di quella che è la pressione fiscale", ha aggiunto Castelli.
"Io non so se esiste questo studio del Mef, ma se esiste io non l'ho mai visto. Stiamo parlando di un progetto molto diverso dalla fase 2 della Flat Tax che invece abbiamo in mente noi, ovvero il voler applicare fino a 50 mila euro di reddito il 15% di aliquota fissa con le deduzioni che sono inversamente proporzionali al reddito". Così Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture (Lega Nord) al Giornale radio Rai (Radio1) sostenendo che il costo è di 12 miliardi.
LEZZI
"La Flat tax é una bufala senza spazi fiscali per sostenerla, l'hanno subito fatto capire a Salvini. L'insofferenza viene dagli imprenditori del Nord che hanno capito la mutazione genetica della Lega, che per prendere voti in tutta Italia paralizza il Paese". Lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti a Circo Massimo su Radio Capital. "Serve la progressività delle imposte, non l'illusione che se i ricchi hanno più soldi spendono di più - ha aggiunto -. Queste sono le teorie di Paperon de Paperoni, non di Paperino e Qui Quo Qua".
LA VIA DELL’INFERNO E’ FODERATA DI SETA
ALBERTO FORCHIELLI: “PER LA CINA È UNA VITTORIA SENZA PRECEDENTI. È UNA VITA CHE STANNO CERCANDO QUALCUNO CHE METTA UNA FIRMA SUL MEMORANDUM, E NESSUNO GLIEL'AVEVA MAI CONCESSA. SIAMO GLI UNICI POLLI CHE CI SONO CASCATI. INFATTI I GIORNALI CINESI ESULTANO - PECHINO VUOLE DOMINARE IL MONDO IN CHIAVE ANTIAMERICANA E IL NOSTRO GOVERNO HA ABBOCCATO. UNA ROBA DA CACCIARCI A PEDATE DALLA NATO E DAL G7”
«Siamo veramente dei pirla. Dei poveracci. Una roba da non credere».
Avvertenza per il lettore: Alberto Forchielli è un economista sui generis. Uno che parla come mangia. Master alla Business School di Harvard, è il finanziere fondatore di Mandarin Capital Partners, un fondo di private equity che aiuta le aziende italiane a internazionalizzarsi. Nato a Bologna, vive tra gli Stati Uniti e il Sud Est Asiatico.
XI JINPING
Conteso dai talk show per la sua parlata sciolta, dopo l' imitazione di Maurizio Crozza ha conquistato la grande celebrità: «Divertentissima, l' imitazione. Se devo scegliere tra il Nobel per l' economia, un' udienza con il Papa, Cavaliere del lavoro e lo sketch di Crozza, scelgo tutta la vita Crozza».
Quando da Hong Kong tira su la cornetta, la cadenza emiliana è carica di indignazione. L' Italia si prepara a firmare il memorandum d' intesa «Belt and road» con Pechino, con gli altolà leghisti sulla difesa dei settori strategici per la sicurezza nazionale. E Forchielli sfoglia sconsolato i quotidiani cinesi: «Guarda qua. Siamo su tutte le prime pagine. Titoloni a nove colonne. "L' Italia aderisce alla Via della seta". Qua i cinesi stanno stappando la bottiglia buona. Siamo gli unici polli che ci sono cascati».
DONALD TRUMP XI JINPING MAR A LAGO
Si spieghi meglio.
«Per la Cina è una vittoria senza precedenti. È una vita che stanno cercando qualcuno che metta una firma sul memorandum, e nessuno gliel' aveva mai concessa. Poi siamo arrivati noi. Siamo la prima grande economia occidentale che ci sta. Infatti i giornali cinesi esultano».
Quindi giudica negativamente l' accordo economico?
«Quale accordo economico? Qua di economico non c' è un tubo».
Ma come: infrastrutture, terminal container, autostrade
«Ma va là. Sono piccolezze. Pensiamo davvero che i cinesi prima di comprare qualcosa chiedano il permesso? La pagano e se la comprano, punto. Così hanno fatto in passato con Pirelli e Candy, senza che nessuno fiatasse».
LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI
Sarà così anche per il porto di Trieste, ingresso d' Europa?
«Ma andiamo. Trieste per loro è un investimento ridicolo. Gli investimenti a Trieste e Genova li avrebbero fatti comunque, firma o non firma».
Ma se non è un accordo economico, di che stiamo parlando?
«Questo accordo ha un pericoloso significato politico e simbolico. L' Italia sta aderendo formalmente al progetto cinese di controllo del mondo in chiave antiamericana. È esattamente quello che vogliono a Pechino».
LUIGI DI MAIO IN CINA
Ma Luigi Di Maio parla di «grande opportunità commerciale» e «vittoria del made in Italy».
«Hanno fatto credere ai nostri governanti che dietro ci fosse un qualche vantaggio commerciale. Ma il tornaconto per noi è nullo: di sicuro non si metteranno a comprare i foulard di Dolce e Gabbana per ringraziarci. La verità è ci stiamo vendendo per quattro lire. Possiamo ben parlare di circonvenzione di incapaci».
Ma anche altri Paesi europei hanno ricevuto ingenti capitali cinesi
ALBERTO FORCHIELLI
«Certo, ma gli altri non sono andati a strombazzare l' adesione alla Via della seta. Duisburg in Germania è il terminale ferroviario della Via della seta, ma i tedeschi, che sono più furbi di noi, si sono ben guardati dall' aderire formalmente al progetto. Noi invece stiamo dicendo al mondo che l' Italia sta dalla parte della Cina in uno schema antagonista a quello degli alleati americani. Agli occhi dei partners e della stampa internazionale è un tradimento. Guardi il South China Morning Post: ha in prima pagina la foto di Giuseppe Conte e scrive che "l' Italia ha ignorato le richieste americane". Una roba da cacciarci a pedate dalla Nato e dal G7».
Il governo dice che gli Stati Uniti restano comunque il nostro primo alleato.
«Ormai abbiamo fatto incazzare tutti. Proprio mentre gli americani cercano di mantenere compatto il fronte occidentale, noi siamo l' unico Pierino che fa di testa sua. Ma ci rendiamo conto? Adesso ci isoleranno nel G7, anche nel dossier Libia».
Tra Usa e Cina, stiamo andando dalla parte sbagliata?
PAOLO GENTILONI CON XI JINPING AL FORUM PER LA VIA DELLA SETA
«Oramai andiamo verso il "decoupling della supply chain", cioè la separazione in due sfere di attività economica: Est contro Ovest. Diversi standard antitrust, le norme sui dati, la balcanizzazione di Internet, la spaccatura sul 5G. Tutto ciò renderà difficile per un' impresa competere in entrambi i contesti. Ogni azienda avrà un baricentro di là o di qua, e solo una parte marginale nella sfera opposta».
E che fine farà il mondo globale, economicamente bilanciato su tre poli, Stati Uniti, Cina ed Europa?
PAOLO GENTILONI CON XI JINPING AL FORUM PER LA VIA DELLA SETA
«Quella temo sia un' illusione che va svanendo ogni giorno che passa. Io non vedo questa nuova guerra fredda con sfavore, perché forse è l' unico modo che ha l' Occidente per mantenere un minimo di indipendenza. E noi invece rompiamo le righe e facciamo un passo verso Est. Con un piccolo particolare: oggi esportiamo molto di più verso Usa, Canada ed Europa. In Cina esportiamo 15 miseri miliardi, il 2-3% del totale export, con un deficit cronico di altri 10-15. Se pensiamo che questi numeri salgano firmando il memorandum siamo infantili. Le nostre piccole imprese continueranno a patire problemi strutturali. Al contrario in uno scenario di decoupling potremmo riacquistare molta competitività verso Ovest. I nodi arriveranno comunque al pettine molto presto».
Dunque siamo terra di conquista?
TAV. - SALVINI DI MAIO TONINELLI
«La Cina si muove così: formalmente arriva qui per motivi economici, ma in realtà cerca solo di rafforzare la sua influenza politica. È la prima civiltà al mondo che esporta capitali, tecnologie, personale. Vorrebbe esportare anche il suo modello politico, e questo non possiamo permetterlo».
La tecnologia 5G è un cavallo di Troia per spiarci?
TRUMP E XI JINPING ALLA CITTA PROIBITA PIAZZA TIEN AN MEN
«Su Huawei dobbiamo andarci cauti. Tutte le aziende pubbliche cinesi obbediscono al partito. Se gestiranno le nostre infrastrutture non saremo più tranquilli. Ma non mi aspetto che l' Italia faccia queste considerazioni: ormai siamo succubi e servili, la colonia ce l' abbiamo nel cervello».
Comunque il presidente Conte parla di un «accordo quadro non vincolante».
«Forse hanno realizzato di aver esagerato. Faranno un accordo in tono minore per annacquare il memorandum, ma ormai ci siamo esposti. E intanto i cinesi ridono».
Insomma, ne usciremo con un cavillo, un po' quello che sta accadendo nell' infinito tira e molla sulla Tav.
«Ah, la Tav. Quella i cinesi la tiran su in un fine settimana».
Come dice Crozza, «I cinesi il tunnel della Tav lo scavano con il Black&Decker»?
TONINELLI DI MAIO SALVINI 19
«Esattamente. Sono bestiali. Tostissimi».
Mi pare di capire che non ha una grande opinione dei 5 stelle.
«Quelli sono pericolosi come i Khmer rossi. Bloccano tutto quello che c' è da bloccare. Ma se un progetto come la Tav parte, poi lo devi terminare».
Che ne pensa della nuova quota 100 sulle pensioni?
«Penso che siamo un Paese di vecchi. E quindi le elezioni si vincono regalando soldi ai vecchi. Ma così non c' è futuro».
E i giovani?
«Quelli bisognerebbe evacuarli dall' Italia a bordo dell' arca di Noè.
A loro consiglio di studiare tanto, accettare tutti i lavori possibili, girare il mondo, imparare dai ragazzi cinesi».
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Perché?
«Ormai i giovani cinesi divorano i ragazzi occidentali. Lavoratori instancabili, studiano senza sosta, niente vacanze, niente spinelli. Hanno una forza vitale che in Italia abbiamo perso da tempo».
Cos' è che i cinesi invidiano agli italiani?
«Soprattutto l' aria pulita».
Se fosse a Palazzo Chigi, quale sarebbe il suo primo provvedimento?
PAOLO GENTILONI CON XI JINPING AL FORUM PER LA VIA DELLA SETA
«Raderei al suolo il Tar, la Corte dei conti e il Consiglio di Stato».
Perché ha postato un video mascherato da Winston Churchill?
«Ricorda il primo discorso di Churchill a Westminster, da primo ministro? "Ci attendono sudore, lacrime e sangue". È quello che un buon governante dovrebbe dire oggi agli italiani, con trasparenza e onestà. Altro che reddito di cittadinanza».
Oggi invece gli inglesi sembrano sull' orlo di una crisi di nervi.
«Gli inglesi sono dei poveracci. Hanno voluto giocare duro e adesso ne pagano il prezzo. Hanno rallentato per anni il processo di integrazione europea per interessi di parte. Per l' Europa sono come un grazioso gattino attaccato ai maroni».
TRUMP XI
La guerra commerciale tra Donald Trump e Pechino è arrivata a una svolta?
«Purtroppo Trump - della cui linea non condivido quasi nulla - arriverà a un accordo, ne ha bisogno in vista delle elezioni. Ma dazi selettivi sono necessari per ragioni di indipendenza economica, di sicurezza e di politica. Passate le elezioni del prossimo anno, il vento anti Cina in Usa soffierà più forte che mai e il "decoupling", lo scontro tra Est e Ovest, accelererà il passo».
TRUMP XI
Come giudica il vento sovranista che attraversa l' Europa?
«Non sono d' accordo con il fronte sovranista. Però la crociata contro l' immigrazione selvaggia è sacrosanta. Ci raccontano che è un fenomeno inarrestabile, ma non è vero. Ci sono battaglie che vanno combattute. Le navi delle Ong erano un andazzo inaccettabile, adesso grazie alla linea di Matteo Salvini non ci sono più.
Diamogliene atto».
RECESSIONE DI MAIO SALVINI
Cosa le manca di più dell' Italia?
«Ben poco. Torno una volta l' anno. Forse mi manca la mia gioventù. Tra l' altro oggi la cucina italiana la trovi ovunque: quindi ho sconfitto anche la nostalgia dei tortellini».
MERCOLEDÌ SI VOTA SUL PROCESSO PER SALVINI E GIOVEDÌ PER LA SFIDUCIA A TONINELLI, MA IL GOVERNO NON CORRE RISCHI: IL M5S AVVERTE I DISSIDENTI CHE CHI VOTA CONTRO È FUORI, MA “NIENTE SGAMBETTI” SUL MINISTRO DEI TRASPORTI O “CADE IL GOVERNO”
CI SARANNO ASSENZE STRATEGICHE DA ENTRAMBE LE PARTI, MA SOLO PER MANDARSI SEGNALI E VERIFICARE LA CONSISTENZA DELLA FRONDA
TAV. - SALVINI DI MAIO TONINELLI
I vertici M5S hanno avvertito i dissidenti ancora una volta: sul caso Diciotti «chi vota contro la posizione espressa dalla base sulla piattaforma Rousseau» si mette fuori dal Movimento. Ma un messaggio è arrivato anche alla Lega: «Niente sgambetti» sulla mozione di sfiducia contro Toninelli, «altrimenti cade il governo». Le due votazioni - la prima sull' operato di Salvini (mercoledì) la seconda (giovedì) sul ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture - rappresentano uno snodo importante della legislatura. Costituiscono di certo un test per l' esecutivo e per la maggioranza. Ma non dovrebbero riservare sorprese.
DANILO TONINELLI E IL RISCALDAMENTO GLOBALE
IL TEST
Sono state preparate con largo anticipato dalle due forze politiche che hanno contratto il programma di governo. Perché è la linea da sempre dei pentastellati non sono previste maggioranze variabili. Ovvero poco importa se FI e FdI si siano schierate a favore del responsabile del Viminale, non cambiano i rapporti interni.
Non sono in discussione i numeri del 20 marzo quando i senatori dalle 13 saranno chiamati a pronunciarsi sulla proposta della Giunta delle immunità di Palazzo Madama che ha chiesto all' Aula di non concedere alla procura di Catania l' autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier.
SALVINI TONINELLI
Mantero e La Mura dovrebbero uniformarsi alla linea M5S, Fattori potrebbe è l' exit strategy chiesta dai vertici del gruppo al Senato uscire dall' Aula, Nugnes invece dovrebbe tenere il punto. In ogni caso Salvini interverrà mercoledì nell' emiciclo del Senato - ha messo in conto i mal di pancia interni al Movimento.
SALVINI DICIOTTI
Considera fisiologico che qualcuno possa non partecipare al voto o addirittura concordare con le accuse del Tribunale etneo sulla gestione della nave della guardia costiera italiana bloccata per cinque giorni di fronte al porto di Catania, con 177 migranti a bordo.
Non si è trattato affatto di un sequestro di persona, ci fu una decisione collegiale nell' interesse del Paese, hanno messo nero su bianco il premier Conte, il vicepremier Di Maio e il ministro Toninelli. «Se mi processano per aver difeso i confini italiani io ne sarò orgoglioso, andrò a testa alta», continua a ripetere il segretario del partito di via Bellerio, «ognuno sarà libero di esprimersi secondo coscienza». Qualche timore invece riguarda l' esito della partita del giorno dopo.
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
L' ATTACCO DEL PD
Il Pd sta preparando l' attacco a Toninelli, l' obiettivo di sfiduciare il ministro più criticato del governo è condiviso da tutte le forze dell' opposizione. Non sarà facile per la Lega difendere chi, a detta degli esponenti del partito di via Bellerio, è il maggior responsabile dello scontro sulla Tav. Dipenderà anche da come evolverà il dibattito sullo sblocca cantieri, con il Movimento 5Stelle che vuole inserire delle norme preparate dal ministro dell' Ambiente Costa sul consumo del suolo, contro l' eccessiva cementificazione, e non vuole abbassare la guardia sull' edilizia privata perché così spiegano fonti di governo si tornerebbe al piano Lupi' o alle promesse di Berlusconi.
SALVINI
Ecco, le tensioni sulle grandi opere potrebbero sfociare non tanto in un dissenso aperto contro il ministro quanto in assenze in Aula che andrebbero in ogni modo a pesare sui numeri finali.
Naturalmente la Lega non pensa di votare sì alla sfiducia di Toninelli, difeso a spada tratta dal presidente del Consiglio e dalla maggior parte dei senatori pentastellati.
TONINELLI SALVINI
«Toninelli è perfettamente in linea con il Movimento», lo blinda il senatore Dessi. Il malcontento di un gruppo di senatori ora è legato soprattutto al fatto che i rimborsi al movimento andranno su un conto corrente «e non allarga le braccia un esponente pentastellato al microcredito e agli alluvionati, è un finanziamento mascherato».
Tuttavia la convinzione anche da parte dei malpancisti è che in questo momento nessuno possa sfilarsi. Per questo M5S e Lega in settimana blinderanno l' esecutivo. Con le tensioni che rimarranno però sotto traccia.
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