La presidente di Astir respinge le accuse fornendo al giudice e ai pm la sua versione sulla gestione dei centri accoglienza. Gli immigrati sono stati trasferiti tutti in altre strutture
di Francesco Albonetti
PRATO. Una gestione dell’accoglienza migranti definita "un po’ casalinga" dalla Procura, con accordi verbali per assegnare responsabilità agli operatori nelle varie strutture, ma senza un’investitura ufficiale e fissata per contratto. È quanto emerso durante l’interrogatorio di garanzia di Loretta Giuntoli, presidente di Astir e legale rappresentante delle cooperative Astirforma e Verdemela, che si trova agli arresti domiciliari dalla vigilia di Natale con l'accusa di frode nelle pubbliche forniture e di minacce nei confronti di alcuni dipendenti, nell'ambito dell'inchiesta della procura sulla gestione dei Centri di accoglienza straordinaria ai migranti.
Giuntoli ha risposto a tutte le domande del gip Francesca Scarlatti e a quelle dei pubblici ministeri Egidio Celano e Laura Canovai, un interrogatorio durato un paio di ore. Il difensore Nicola Badiani, almeno per il momento, non ha chiesto la revoca della misura cautelare, per cui Loretta Giuntoli, 72 anni, resta agli arresti domiciliari. Già si erano avvalsi della facoltà di non rispondere gli altri due indagati, il legale rappresentante della cooperativa Humanitas Roberto Baldini e il diacono Alberto Pintus, quest'ultimo vice-direttore della Caritas diocesana, interdetti per nove mesi dalla professione.
Otto sono i Cas - centri di accoglienza straordinaria - sotto la lente della Digos: tre a Prato, tre a Carmignano, due a Poggio a Caiano. Un centinaio di profuhi gestiti oltre che dalle cooperative presiedute da Loretta Giuntoli, dalla cooperativa Humanitas, anche questa riconducibile al Consorzio Astir. Le accuse riguardano una serie di violazioni sulla convenzione stipulata dalle coop sociali con la prefettura nel periodo di emergenza sbarchi, quando ai territori veniva chiesto dallo Stato un aiuto consistente sul fronte dell’accoglienza.
Quelle più gravi riguardano la fornitura di servizi ai profughi: un pasto al giorno anziché i tre previsti, pulizie inesistenti e nessun servizio di lavanderia. Alcuni richiedenti asilo sarebbero stati costretti a recuperare le lenzuola dalla spazzatura per coprirsi e ad accendere fuochi in giardino per cucinare. L’altra violazione contestata è il mancato servizio giornaliero e periodico di pulizia e igiene dei Cas. Ciliegina sulla torta: secondo quanto ricostruito dalla Procura, dei 35 euro assegnati dalla Prefettura per ciascun richiedente asilo, solo la metà sarebbe stata destinata alla gestione dei centri accoglienza.
La Giuntoli durante l’interrogatorio si è difesa puntando soprattutto sul fatto che non era lei ad occuparsi direttamente della gestione dei centri. Ha risposto anche all’altra accusa, cioè di aver minacciato i dipendenti chiamati a riferire in questura che avrebbero potuto perdere il posto. Frattanto la Prefettura negli ultimi giorni dell’anno ha trasferito in altre strutture tutti i migranti, anche gli ultimi sei rimasti a Poggio e Carmignano.
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