UN MINISTRO SI DIMETTE: "VOGLIO POTER GUARDARE IN FACCIA MIA FIGLIA"
Andrea Tarquini per la Repubblica
Manager, imprenditore di successo, divenuto ministro del Commercio senza entrare in nessun partito. A 40 anni compiuti a dicembre, Florin Jianu sembrava un volto nuovo, una speranza per la Romania. Ieri si è dimesso, «perché me lo dice la mia coscienza, perché oggi e in futuro voglio poter guardare in faccia mia figlia».
Protesta contro la riforma del codice penale, che derubrica in casi di diritto civile i reati per condanne inferiori ai 5 anni e per somme di meno di 44mila euro.
Ma lo scontro a Bucarest continua. La piazza protesta contro “il decreto salva-ladri”. Il governo socialdemocratico-liberale di maggioranza, trionfatore delle politiche di dicembre, tira dritto: «Sono decisioni perfettamente costituzionali ».
Il più grande paese balcanico, membro di Ue e Nato, vive le manifestazioni più ampie da dopo la caduta del tiranno comunista Nicolae Ceausescu nel dicembre 1989. Centinaia di migliaia di persone in piazza, il capo dello Stato conservatore, Klaus Iohannis, sfila con loro e si rivolge alla Corte costituzionale. L’esecutivo è deciso a non cedere.
Convinto, dicono alte fonti politiche, che non ci si arrende alle proteste né a un presidente ostile dopo aver stravinto le elezioni, o a scontri dimostranti- polizia provocati, pare, da hooligans del mondo del calcio. Oggetto dello scontro: le modifiche al codice penale varate per decreto martedì.
« Martea neagra », martedì nero della democrazia, dicono i protestatari. Sviluppi preoccupanti, ammoniscono il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il suo primo vice, Frans Timmermans. L’11 dicembre scorso, il Partito socialdemocratico stravinse alle parlamentari promettendo meno povertà e più giustizia sociale.
Formò una coalizione coi liberali. Ma accanto a misure solidali ha varato per decreto la depenalizzazione sopra descritta. La società civile urbana non ci sta: «Vogliono salvare i troppi indagati, condannati o presunti ladri, corrotti e malversatori nei ranghi del Psd, a cominciare dal leader Liviu Dragnea», gridano i dimostranti. Il presidente è con loro, e su sua richiesta la Corte costituzionale emetterà un verdetto entro fine febbraio. Ma il decreto entrerà in vigore tra una decina di giorni. Abbastanza per salvare subito eventuali nomi eccellenti.
«Non ritireremo il decreto», ha annunciato ieri sera il premier socialdemocratico Sorin Grindeanu. Dopo le dimissioni di Jianu, si era autosospeso dall’incarico il guardasigilli Florian Iordache, che pure è in linea. Poi il leader del Psd Liviu Dragnea ha incalzato con critica velata al capo dello Stato: «Vogliono destabilizzare il governo ma non cederemo». Crisi istituzionale dunque, senza segnali di possibile compromesso.
Jianu si sfoga su Facebook. «Ho riflettuto con responsabilità, non per schierarmi. La mia coscienza mi ha chiesto se restando ministro mia figlia mi avrebbe ritenuto un vigliacco. Conta più la mia carriera, o i suoi sentimenti?».
Molti vedevano un grande futuro per lui. Si era fatto stimare nell’economia: laureato in matematica e management, presidente dell’associazione dei giovani imprenditori, a livello nazionale e poi europeo. Giovane protagonista dell’impetuosa crescita economica romena, i socialdemocratici (Psd) lo avevano chiamato al Commercio perché dinamico e insospettabile. «La mia non è scelta di parte. Conosco nel Psd persone capaci, ma per il paese si lavora con onore e impegno, non impostura e menzogna».
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