IL RICORSO AL TAR BLOCCA I LAVORI DI MESSA IN SICUREZZA: NELLA ZONA ARCHEOLOGICA VIENE GIU’ IL MURO VICINO ALLA CASA DEL CITARISTA
IGNOTE LE CAUSE DEL CROLLO, NELLA ZONA INTERESSATA NON CI SONO TELECAMERE DI SORVEGLIANZA
Alessandra Arachi per il Corriere della Sera
Un altro crollo negli scavi di Pompei. Difficile contare a che numero di crolli siamo arrivati, qui tra le rovine più famose del mondo. Quello di ieri è un pezzo di muro nella Casa del Pressorio di Terracotta, una piccola domus poco nota, vicino ad un' altra ben più famosa, la Casa del Citarista.
Ad accorgersi del crollo sono stati ieri mattina i custodi degli scavi: è venuto giù poco più di un metro quadro di muro, senza affreschi o fregi, in una zona chiusa al pubblico, una zona molto centrale - l' Insula IV, Regio I - l' unica dove ancora si devono fare i lavori di messa in sicurezza, l' unica sprovvista di telecamere di sorveglianza.
Un altro crollo. Questo crollo non è semplice da decifrare.
È quasi un mese che a Pompei non piove, ha fatto freddo certo, ma non così tanto da gelare le mura antiche e da insinuare il ghiaccio negli interstizi delle pietre. Probabilmente è anche per questo che sul posto ieri sono arrivati i carabinieri da Torre Annunziata, la Procura che ha in mano tutti i fascicoli sulle malefatte degli scavi di Pompei.
Nemmeno dal ministero dei Beni culturali e dalla Soprintendenza sono ancora stati in grado di decifrare le cause di un crollo in pieno sole. «Non ci sono telecamere di sorveglianza in questa zona, l' unica dove non siamo ancora potuti intervenire con i lavori di messa in sicurezza perché siamo rimasti bloccati da un ricorso al Tar», dice Massimo Osanna che è il soprintendente degli scavi e che da settimane è impegnato in un faticosissimo braccio di ferro con i sindacati locali.
Non ha esitato il professor Massimo Osanna e proprio l' altro giorno ha denunciato apertamente i «ricatti» che sta subendo dalle organizzazioni sindacali, primo fra tutti quello di minacciare di tener chiusi gli scavi nei giorni di massima affluenza, in questo caso la prima domenica del mese di febbraio.
«Adesso è un peccato dover giustificare un crollo, a fronte del grande lavoro che abbiamo fatto e stiamo continuando a fare a Pompei», commenta Osanna. E poi spiega. «Questo ricorso al Tar è stato fatto da una ditta che era stata esclusa dai lavori di messa in sicurezza per la Regio I, circa un anno e due mesi fa. E il Tar ha preso in mano la pratica soltanto il 25 gennaio scorso. Noi abbiamo le mani legate, non possiamo cominciare nulla finche il tribunale regionale non decide sul ricorso».
La Casa del Pressorio di Terracotta è davvero sconosciuta ai più, fuori dalle guide ma non dai circuiti turistici perché si trova nella centralissima via dell' Abbondanza, al civico 22, ed è quindi davvero nella zona più centrale della città antica, da oltre un anno rimasta inibita al pubblico da questo ricorso al Tar.
Un altro crollo. Erano tanti mesi che non si accendevano i riflettori sulle rovine della Pompei antica, non i riflettori del disastro, perlomeno, perché in questi mesi tanti lavori importanti sono stati portati a termine.
Il soprintendente Massimo Osanna scuote la testa: «È davvero un peccato che ci sia stato questo crollo, rischia di danneggiare tanto impegno e tanta fatica. Vorrei ricordare alcuni dei lavori più belli realizzati in questi mesi: la Casa di Paquio Proculo, dell' Efebo, del Criptoportico: tutte con splendidi apparati decorativi, restaurate e restituite al pubblico».
Tutti lavori che sono stati possibili soprattutto grazie ai finanziamenti ricevuti dall' Unione Europea, fondi che devono essere confermati e vigilati ed è per questo che prestissimo arriverà a Pompei la commissaria dell' Unione Europea, la rumena Corina Cretu, quella che ha preso il posto del tedesco Hahn.
La commissaria Cretu si incontrerà proprio a Pompei con il nostro ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, giovedì 9 febbraio.
Fonte: qui
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