Undici arresti, tre imprese sequestrate perché attraverso prestanome erano nelle mani di Cosa nostra, un altro duro colpo contro la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Ad infliggerlo è stata Squadra Mobile di Trapani che ha scoperto l’infiltrazione della mafia targata “Messina Denaro” in due importanti appalti a Mazara del Vallo: la realizzazione di un parco eolico e la maxi ristrutturazione dell’ospedale. Gli arresti sono stati disposti dal gip del Tribunale di Palermo, è stata accolta la richiesta della Procura antimafia che ha coordinato l’inchiesta.
Quella condotta la scorsa notte è la prosecuzione dell’indagine “Ermes” quella che nell’agosto 2015 vide finire in manette i fedelissimi capi mafia e “postini” del latitante Matteo Messina Denaro. Adesso con l’odierno blitz denominato “Ermes 2” sono stati arrestati gli imprenditori che ottenevano appalti o sub appalti col sostegno di Cosa nostra. In manette anche insospettabili, factotum tra mafia e imprese. L’indagine ha confermato i saldi contatti tra il clan mafioso di Mazara del Vallo, retto dall’anziano ora sotto processo Vito Gondola, e la potente cosca di Castelvetrano e ha svelato gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del capo mafia Matteo Messina Denaro latitante dal giugno del 1993. Settanta gli uomini della Polizia di Stato di Trapani, Palermo, Mazara del Vallo e Castelvetrano che sono stati impegnati nell’operazione. Alle 11 si terrà la conferenza stampa in Questura a Trapani per illustrare i contenuti dell’indagine. Tra gli arrestati un illustre rampollo, Epifania Agate, figlio del defunto padrino di Mazara, Mariano Agate, e due imprenditori, Carlo e Giuseppe Loretta.
Fonte: La Stampa
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