'I SUOI RAPPORTI CON IL RE DELLE SLOT MACHINES CORALLO ERANO MOLTO PIÙ STRETTI. ERA DA LUI AI CARAIBI, E LUI ERA PRESENTE AL BATTESIMO DELLA FIGLIA''
SULLA CASA DI MONTECARLO, PERÒ, LABOCCETTA DICE DI NON SAPERE I DETTAGLI...
Valeria Di Corrado per Il Tempo
Gianfranco Fini ha detto il falso sul re dello slot machine Francesco Corallo? L’interrogativo si pone allorché Amedeo Laboccetta, l’ex deputato Pdl arrestato insieme a Corallo, nel rispondere ai magistrati ha raccontato di un rapporto diretto fra i due. Come è noto Laboccetta è stato per anni un fedelissimo di Fini e contestualmente ha lavorato per Corallo.
L’ex parlamentare ai magistrati romani si è soffermato a lungo sui legami - a suo dire - molto stretti fra Corallo e Fini, sui rapporti dell’imprenditore dei caraibi e i Tulliani per il tramite proprio dell’ex leader di Alleanza nazionale. Nell'interrogatorio di garanzia Laboccetta ha fatto intendere che Fini non è affatto l'allocco che ha voluto far credere: ha citato esempi, circostanze, date. Ovviamente sono ancora tutte da riscontrare.
«Il bivio è se sono stato talmente ingenuo da essere palesemente un fesso oppure ho mentito». Gianfranco Fini ha preferito ammettere di essere stato «un fesso», anzi, «un coglione», fino a oggi tenuto all’oscuro dalla moglie, dal cognato e dal suocero delle trame che venivano ordite alle sue spalle: dalla compravendita della casa di Montecarlo (realizzata dai Tulliani con i soldi sottratti al fisco dal magnate delle slot machines Francesco Corallo), ai 2 milioni e 600 mila euro bonificati sui conti di Sergio e Giancarlo Tulliani, sempre da Corallo, in relazione al decreto legge che ha agevolato le società dell'imprenditore catanese, con le quali detiene il 40% del mercato del gioco d'azzardo lecito in Italia.
Ora però viene fuori un'altra verità, che se riscontrata dimostrerebbe che Fini ha mentito. L'ha raccontata ieri ai magistrati uno che conosce benissimo sia Fini che Corallo, e cioè l'ex parlamentare Pdl Amedeo Labocetta, finito in carcere martedì scorso insieme ad altre quattro persone (tra cui Corallo).
Nell'interrogatorio di garanzia Laboccetta ha spiegato che Fini non è affatto l'allocco che ha voluto far credere: a suo dire conosceva benissimo Corallo, tanto da essere stato suo ospite in uno dei suoi resort alle Antille e da averlo incluso nella ristrettissima cerchia di amici invitati in occasione del battesimo della figlia avuta con Elisabetta Tulliani. Ma c'è di più. Sempre a detta di Laboccetta sarebbe stato l'ex presidente della Camera a spendere il nome del cognato per aiutare il «re delle slot» a realizzare un affare immobiliare a Roma.
SUB ALLE ANTILLEDavanti al pm Sargenti e al gip D'Alessandro, Laboccetta ha raccontato parecchie cose inedite per dimostrare che Fini e Corallo avevano un rapporto di conoscenza di vecchia data. Tanto che nel 2004, l'ex leader di An venne ospitato (insieme al suo staff) dal re dell’azzardo nelle Antille olandesi, per una vacanza all'insegna delle immersioni subacquee; uno degli hobby prediletti di Fini. Insieme a lui c'era anche l'allora compagno di partito Laboccetta. Ovviamente - ricorda Laboccetta - il soggiorno fu interamente pagato da Corallo.
BATTESIMO PER POCHIIl coordinatore cittadino del Pdl a Napoli ha rivelato ai magistrati anche un altro retroscena. Nel 2009, l'allora presidente della Camera organizzò un piccolo ricevimento per pochi intimi nella sua stanza di Palazzo Chigi o in altro luogo per festeggiare la nascita della seconda figlia avuta con Elisabetta Tulliani. In quell'occasione, tra gli invitati, oltre a Laboccetta, ci sarebbe stato Francesco Corallo. Un'ulteriore dimostrazione che tra il ricco imprenditore del gioco e la terza carica dello Stato ci sarebbe stato - sempre a leggere le parole di Laboccetta - un rapporto più che di semplice conoscenza.
IMMOBILIARE ROMALa «prova del nove» sarebbe – sempre secondo quanto raccontato da Laboccetta nell'interrogatorio di garanzia – un altro episodio che avrebbe visto come protagonisti Fini e Corallo. Quando il secondo si rivolge al primo per chiedergli chi potrebbe aiutarlo a realizzare un grosso affare immobiliare a Roma, l'ex leader di An non avrebbe avuto dubbi e gli avrebbe suggerito il cognato. L'affare alla fine non si sarebbe realizzato, ma Fini sarebbe riuscito - dice sempre Laboccetta - comunque nell'intento di «sponsorizzare» il fratello e il padre della sua compagna al «re delle slot».
Tanto che tra i tre si instaura un legame che ora costa a Giancarlo e Sergio Tulliani l'accusa di riciclaggio. Dalle carte dell'inchiesta "Rouge et noir" è emerso che i Tulliani non hanno mai sborsato un euro per acquistare l'immobile di boulevard Princesse Charlotte 14, a Montecarlo, donato ad Alleanza Nazionale dalla contessa Colleoni.
Gli accertamenti dello Scico della Guardia di Finanza hanno dimostrato che dietro le società offshore che hanno acquistato e poi rivenduto l'appartamento c'erano i Tulliani e che i 327 mila euro con cui era stato liquidato il partito, provenivano dai conti caraibici di Corallo, sui quali erano stati fatti transitare i soldi sottratti al fisco italiano, provenienti dalla raccolta sulle macchinette da gioco. In compenso i parenti acquisiti di Fini avevano incassato dalla vendita dell'immobile monegasco un milione e 400 mila euro.
SPUNTA MONTECARLOAlla luce di quanto svelato da Laboccetta ai magistrati, in merito al rapporto che legava l'ex presidente della Camera all'imprenditore catanese, viene il sospetto che sia stato lo stesso Fini a proporre a Corallo di finanziare l'affare della casa di Montecarlo, che – secondo l'accusa – avrebbe fatto intascare ai Tulliani 1,4 milioni di euro.
Intervistato da "Il Fatto Quotidiano", all'indomani dell'arresto di Corallo e della notizia che suo cognato e suo suocero risultano indagati per riciclaggio, l'ex leader di An è cascato dalle nuvole quando ha saputo che anche Elisabetta avrebbe avuto un ruolo nella vendita dell'immobile di boulevard Princesse Charlotte, visto che risulterebbe riconducibile a lei la società Timara Ltd. "Addirittura? È di mia moglie? Non ne ero minimamente a conoscenza".
IO, VITTIMA DI FINILaboccetta, per il momento, ha detto ai magistrati che l'hanno interrogato di non ricordare nulla della questione della casa monegasca e dei bonifici da 1,6 milioni di euro che tra luglio e novembre 2009 sono arrivati sui conti correnti di Giancarlo e Sergio Tulliani, contemporaneamente all'approvazione del decreto legge n.78/2009, che ha offerto a Corallo la possibilità di offrire in pegno i diritti sulle videolottery.
Anche se poi ha aggiunto: «Sono parte lesa in questa vicenda; una vittima di Corallo e di Fini. Non ho intascato nulla di illecito: ero regolarmente retribuito per il lavoro che svolgevo nella società di Corallo». Fini (che non risulta indagato) ha escluso a "Il Fatto" un suo intervento di presidente della Camera su quel decreto. Fino a prova contraria, dunque non non si può credere che abbia mentito.
L'ex leader di An, però, nel 2010 negò più volte l’evidenza, anche di aver accompagnato la sua compagna a scegliere i mobili con cui arredare l'appartamento di Montecarlo. Poi, grazie all'inchiesta del direttore de "Il Tempo" (all'epoca inviato de "Il Giornale"), venne dimostrato che l'allora presidente della Camera si era recato nel negozio sull'Aurelia, a Roma, dove Elisabetta Tulliani comprò una cucina Scavolini «per un appartamento non italiano».
«Quella localizzazione fu confermata dall'esigenza di cercare uno spedizioniere di fiducia – spiegò un dipendente del mobilificio – Nessuno dubitava che la meta fosse Montecarlo». Ma anche in quell’episodio a casa Fini-Tulliani si negò l’evidenza, e solo con la pubblicazione della fattura della cucina, poi della mappa catastale dell’immobile monegasco e infine delle fotografie di quella cucina incastonata ben bene nella casa di Montecarlo, vi fu la prova provata che qualcuno non aveva detto il vero. Perché?
Fonte: qui
Valeria Di Corrado per Il Tempo
Gianfranco Fini ha detto il falso sul re dello slot machine Francesco Corallo? L’interrogativo si pone allorché Amedeo Laboccetta, l’ex deputato Pdl arrestato insieme a Corallo, nel rispondere ai magistrati ha raccontato di un rapporto diretto fra i due. Come è noto Laboccetta è stato per anni un fedelissimo di Fini e contestualmente ha lavorato per Corallo.
L’ex parlamentare ai magistrati romani si è soffermato a lungo sui legami - a suo dire - molto stretti fra Corallo e Fini, sui rapporti dell’imprenditore dei caraibi e i Tulliani per il tramite proprio dell’ex leader di Alleanza nazionale. Nell'interrogatorio di garanzia Laboccetta ha fatto intendere che Fini non è affatto l'allocco che ha voluto far credere: ha citato esempi, circostanze, date. Ovviamente sono ancora tutte da riscontrare.
«Il bivio è se sono stato talmente ingenuo da essere palesemente un fesso oppure ho mentito». Gianfranco Fini ha preferito ammettere di essere stato «un fesso», anzi, «un coglione», fino a oggi tenuto all’oscuro dalla moglie, dal cognato e dal suocero delle trame che venivano ordite alle sue spalle: dalla compravendita della casa di Montecarlo (realizzata dai Tulliani con i soldi sottratti al fisco dal magnate delle slot machines Francesco Corallo), ai 2 milioni e 600 mila euro bonificati sui conti di Sergio e Giancarlo Tulliani, sempre da Corallo, in relazione al decreto legge che ha agevolato le società dell'imprenditore catanese, con le quali detiene il 40% del mercato del gioco d'azzardo lecito in Italia.
Ora però viene fuori un'altra verità, che se riscontrata dimostrerebbe che Fini ha mentito. L'ha raccontata ieri ai magistrati uno che conosce benissimo sia Fini che Corallo, e cioè l'ex parlamentare Pdl Amedeo Labocetta, finito in carcere martedì scorso insieme ad altre quattro persone (tra cui Corallo).
Nell'interrogatorio di garanzia Laboccetta ha spiegato che Fini non è affatto l'allocco che ha voluto far credere: a suo dire conosceva benissimo Corallo, tanto da essere stato suo ospite in uno dei suoi resort alle Antille e da averlo incluso nella ristrettissima cerchia di amici invitati in occasione del battesimo della figlia avuta con Elisabetta Tulliani. Ma c'è di più. Sempre a detta di Laboccetta sarebbe stato l'ex presidente della Camera a spendere il nome del cognato per aiutare il «re delle slot» a realizzare un affare immobiliare a Roma.
SUB ALLE ANTILLE
Davanti al pm Sargenti e al gip D'Alessandro, Laboccetta ha raccontato parecchie cose inedite per dimostrare che Fini e Corallo avevano un rapporto di conoscenza di vecchia data. Tanto che nel 2004, l'ex leader di An venne ospitato (insieme al suo staff) dal re dell’azzardo nelle Antille olandesi, per una vacanza all'insegna delle immersioni subacquee; uno degli hobby prediletti di Fini. Insieme a lui c'era anche l'allora compagno di partito Laboccetta. Ovviamente - ricorda Laboccetta - il soggiorno fu interamente pagato da Corallo.
BATTESIMO PER POCHI
Il coordinatore cittadino del Pdl a Napoli ha rivelato ai magistrati anche un altro retroscena. Nel 2009, l'allora presidente della Camera organizzò un piccolo ricevimento per pochi intimi nella sua stanza di Palazzo Chigi o in altro luogo per festeggiare la nascita della seconda figlia avuta con Elisabetta Tulliani. In quell'occasione, tra gli invitati, oltre a Laboccetta, ci sarebbe stato Francesco Corallo. Un'ulteriore dimostrazione che tra il ricco imprenditore del gioco e la terza carica dello Stato ci sarebbe stato - sempre a leggere le parole di Laboccetta - un rapporto più che di semplice conoscenza.
IMMOBILIARE ROMA
La «prova del nove» sarebbe – sempre secondo quanto raccontato da Laboccetta nell'interrogatorio di garanzia – un altro episodio che avrebbe visto come protagonisti Fini e Corallo. Quando il secondo si rivolge al primo per chiedergli chi potrebbe aiutarlo a realizzare un grosso affare immobiliare a Roma, l'ex leader di An non avrebbe avuto dubbi e gli avrebbe suggerito il cognato. L'affare alla fine non si sarebbe realizzato, ma Fini sarebbe riuscito - dice sempre Laboccetta - comunque nell'intento di «sponsorizzare» il fratello e il padre della sua compagna al «re delle slot».
Tanto che tra i tre si instaura un legame che ora costa a Giancarlo e Sergio Tulliani l'accusa di riciclaggio. Dalle carte dell'inchiesta "Rouge et noir" è emerso che i Tulliani non hanno mai sborsato un euro per acquistare l'immobile di boulevard Princesse Charlotte 14, a Montecarlo, donato ad Alleanza Nazionale dalla contessa Colleoni.
Gli accertamenti dello Scico della Guardia di Finanza hanno dimostrato che dietro le società offshore che hanno acquistato e poi rivenduto l'appartamento c'erano i Tulliani e che i 327 mila euro con cui era stato liquidato il partito, provenivano dai conti caraibici di Corallo, sui quali erano stati fatti transitare i soldi sottratti al fisco italiano, provenienti dalla raccolta sulle macchinette da gioco. In compenso i parenti acquisiti di Fini avevano incassato dalla vendita dell'immobile monegasco un milione e 400 mila euro.
SPUNTA MONTECARLO
Alla luce di quanto svelato da Laboccetta ai magistrati, in merito al rapporto che legava l'ex presidente della Camera all'imprenditore catanese, viene il sospetto che sia stato lo stesso Fini a proporre a Corallo di finanziare l'affare della casa di Montecarlo, che – secondo l'accusa – avrebbe fatto intascare ai Tulliani 1,4 milioni di euro.
Intervistato da "Il Fatto Quotidiano", all'indomani dell'arresto di Corallo e della notizia che suo cognato e suo suocero risultano indagati per riciclaggio, l'ex leader di An è cascato dalle nuvole quando ha saputo che anche Elisabetta avrebbe avuto un ruolo nella vendita dell'immobile di boulevard Princesse Charlotte, visto che risulterebbe riconducibile a lei la società Timara Ltd. "Addirittura? È di mia moglie? Non ne ero minimamente a conoscenza".
IO, VITTIMA DI FINI
Laboccetta, per il momento, ha detto ai magistrati che l'hanno interrogato di non ricordare nulla della questione della casa monegasca e dei bonifici da 1,6 milioni di euro che tra luglio e novembre 2009 sono arrivati sui conti correnti di Giancarlo e Sergio Tulliani, contemporaneamente all'approvazione del decreto legge n.78/2009, che ha offerto a Corallo la possibilità di offrire in pegno i diritti sulle videolottery.
Anche se poi ha aggiunto: «Sono parte lesa in questa vicenda; una vittima di Corallo e di Fini. Non ho intascato nulla di illecito: ero regolarmente retribuito per il lavoro che svolgevo nella società di Corallo». Fini (che non risulta indagato) ha escluso a "Il Fatto" un suo intervento di presidente della Camera su quel decreto. Fino a prova contraria, dunque non non si può credere che abbia mentito.
L'ex leader di An, però, nel 2010 negò più volte l’evidenza, anche di aver accompagnato la sua compagna a scegliere i mobili con cui arredare l'appartamento di Montecarlo. Poi, grazie all'inchiesta del direttore de "Il Tempo" (all'epoca inviato de "Il Giornale"), venne dimostrato che l'allora presidente della Camera si era recato nel negozio sull'Aurelia, a Roma, dove Elisabetta Tulliani comprò una cucina Scavolini «per un appartamento non italiano».
«Quella localizzazione fu confermata dall'esigenza di cercare uno spedizioniere di fiducia – spiegò un dipendente del mobilificio – Nessuno dubitava che la meta fosse Montecarlo». Ma anche in quell’episodio a casa Fini-Tulliani si negò l’evidenza, e solo con la pubblicazione della fattura della cucina, poi della mappa catastale dell’immobile monegasco e infine delle fotografie di quella cucina incastonata ben bene nella casa di Montecarlo, vi fu la prova provata che qualcuno non aveva detto il vero. Perché?
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