martedì 31 dicembre 2019

ANCORA UN TILT NELLA METRO A DI ROMA: QUESTA VOLTA LE SCALE MOBILI SI SONO BLOCCATE ALLA FERMATA SPAGNA, CON PASSEGGERI E TURISTI AMMASSATI LUNGO I GRADONI FERMI


IL BLOCCO È STATO RIPARATO, MA POI NE SONO SEGUITI ALTRI. PROBLEMI ANCHE ALLA METRO B, CHE DOVREBBE PORTARE ALLA FESTA DI CAPODANNO AL CIRCO MASSIMO…


Valentina Lupia per “la Repubblica - Roma”
metro roma, scale mobili bloccati alla fermata spagna 3METRO ROMA, SCALE MOBILI BLOCCATI ALLA FERMATA SPAGNA 

Come se non bastassero Barberini e Baldo degli Ubaldi ancora chiuse e Cornelia off-limits da ieri. Due giorni fa, nel pomeriggio, le scale mobili della centrale stazione della linea A della metropolitana Spagna sono andate in tilt, causando caos e disagi: nel video- testimonianza pubblicato su www. roma. repubblica. it, si vedono i passeggeri che scendono in banchina camminando su scale mobili ferme.

metro roma, scale mobili bloccati alla fermata spagnaMETRO ROMA, SCALE MOBILI BLOCCATI ALLA FERMATA SPAGNA
Tra loro, anche bambini. Il blocco è stato riparato dai tecnici dopo alcuni minuti, ma a questo ne sono seguiti altri. Uno in tarda serata, intorno alle 22. Questo guasto sarà pure stato riparato, sì, ma a essere ancora fuori uso, oltre al montascale, sono le scale mobili dal lato del Galoppatoio. E dire che Spagna era stata riaperta lo scorso maggio dopo oltre due mesi di chiusura, sempre per le scale mobili: quando il 23 marzo, il giorno che i gradoni di Barberini ( chiusa da allora) si sono accartocciati, il responsabile di esercizio degli impianti di traslazione aveva deciso di vietare l' uso delle scale mobili.
metro roma, scale mobili bloccati alla fermata spagna 2METRO ROMA, SCALE MOBILI BLOCCATI ALLA FERMATA SPAGNA 

Poiché della stessa tipologia proprio di quelle di Barberini. Decisione che, di fatto, ha significato la chiusura della stazione per intero. Nonostante la fermata sia stata off- limits, dunque, ancora ci sono impianti fuori uso e che si bloccano all' improvviso.
metro roma, scale mobili bloccati alla fermata spagna 1METRO ROMA, SCALE MOBILI BLOCCATI ALLA FERMATA SPAGNA 

A conti fatti, tra metro A, B/B1, C e Roma- Lido, il 10% tra scale mobili, ascensori e montascale è rotto o inutilizzabile: solo sulla linea rossa ci sono 3 stazioni chiuse, 15 con impianti fuori uso e 3 con alcuni cancelli chiusi. Cinque, invece, le stazioni che hanno problemi sulla linea blu, mentre lungo la metro C si contano 5 fermate con ascensori fuori uso e 3 con cancelli chiusi.
metro roma marconi 1METRO ROMA MARCONI 






Cinque fermate con ascensori e scale mobili off- limits sulla Roma- Lido, dove sono anche rotti i pannelli informativi di Lido Centro e, soprattutto, quelli di un sito importante come Ostia Antica.
Ieri, poi, poco prima delle 13 il servizio è stato interrotto e sostituito da bus nella tratta Eur Fermi - Laurentina prima, ed Eur Magliana - Laurentina poi, a causa di un guasto a un deviatoio che è stato riparato in meno di un' ora. Il servizio è stato ripristinato alle 13.35 circa. E due giorni fa un 25enne senza fissa dimora è stato arrestato dai carabinieri: nel pomeriggio, dopo aver rubato un cellulare, aveva seminato il panico all' interno della stazione Termini, scappando sui binari della linea B e nella galleria verso Castro Pretorio e costringendo Atac a interrompere il servizio per circa un' ora. Fonte: qui

COME L’ENERGIA DELLA FUSIONE NUCLEARE POTREBBE SALVARE IL PIANETA

Nel rapporto del 2019 World Energy Outlook, pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), emerge il contrasto profondo tra la sicurezza energetica contemporanea – basata prevalentemente su combustibili fossili e vista in chiave di potere geopolitico – e la simultanea necessità di fare affidamento su fonti di energia rinnovabili – a basso impatto ambientale e, auspicabilmente, a emissioni zero. Nel documento, l’IEA ammette l’incapacità di fare previsioni sul futuro energetico del pianeta, soprattutto per il fatto che la realtà potrebbe svilupparsi secondo tre diversi scenari possibili che vengono definiti come: Current Policies ScenarioStated Policies Scenario e Suistanaible Policies Scenario. Il primo si basa sulla perpetuazione delle policies attuali, con un aumento della richiesta energetica pari all’1,3% annuo da qui al 2040. Il dato è numericamente più basso rispetto alla crescita della domanda globale di energia del 2018, quando l’aumento era stato del 2,3%, ma non è comunque compatibile con il perseguimento degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Lo Stated Policies Scenario, invece, terrebbe conto delle politiche energetiche più sostenibili che sono state emanate dai vari Paesi ma, a oggi, ancora non realizzate: in questo caso la domanda energetica potrebbe crescere dell’1% all’anno e la richiesta globale di petrolio smetterebbe di crescere all’incirca nel 2030. Lo scenario Sustainable Development, invece, si baserebbe sulla completa attuazione e implementazione di politiche sostenibili a livello mondiale, che consentirebbero di mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2°C, limitandolo a un massimo di 1,5°C, e quindi col rispetto dell’Accordo di Parigi.
Anche se non ci fosse l’emergenza climatica – che sta cambiando profondamente e rapidamente il nostro Pianeta, compromettendo il nostro stesso futuro – le risorse su cui l’umanità fa concretamente affidamento oggi non basterebbero in ogni caso ancora per molto. In quest’ottica, una fonte di energia alternativa sarebbe quella del nucleare da fusione, invece che da scissione. Questo tipo di produzione di energia avrebbe delle potenzialità interessanti sotto due aspetti: risolverebbe infatti sia il problema delle emissioni, sia quello della scarsità delle risorse che oggigiorno ci sostengono dal punto di vista energetico. La fusione nucleare infatti non produce scorie radioattive, tra cui il plutonio-239 (il cui tempo di decadimento stimato è di quasi 50mila anni), ma realizzarla comporta diversi altri problemi tecnici.
Il processo di fusione avviene spontaneamente nelle stelle, la cui temperatura arriva a temperature elevatissime al momento impossibili da replicare sperimentalmente sulla terra in poche decine di anni, nell’ordine di almeno un paio di centinaia di miliardi di gradi. Grazie alla fusione, le stelle riescono a mantenere costanti le proprie dimensioni durante tutto il loro ciclo vitale, anziché collassare su se stesse a causa della loro stessa forza di gravità. Gli uomini hanno sfruttato per la prima volta la fusione artificiale per amplificare la potenza distruttiva della bomba atomica, arrivando a sviluppare in questo modo la Bomba H.
Il processo di fusione termonucleare è stato studiato fin dall’inizio del Novecento, e sviluppato dal punto di vista militare tra gli anni Trenta e Cinquanta. Le ricerche per il suo utilizzo per scopi civili, invece, sono iniziate in modo sistematico negli anni Cinquanta. Il problema è che tuttora non si riesce a gestire la reazione in modo controllato. Negli impianti sperimentali esistenti infatti viene sempre consumata più energia di quanta ne venga prodotta e i reattori hanno un funzionamento non continuo, non si riesce cioè a mantenere attiva la reazione per tempi superiori all’ordine di grandezza della decina di secondi. Il problema principale dagli anni Sessanta a oggi è rappresentato dalla difficoltà di ottenere un bilancio energetico positivo del sistema. Non si è ancora riusciti, infatti, a costruire un reattore che produca durante il suo funzionamento in continuo più energia elettrica di quanta ne consumi per alimentare i suoi magneti e i sistemi ausiliari. Una volta raggiunto un bilancio energetico positivo, bisognerà poi assicurare anche un bilancio economico positivo.
ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), Saint-Paul-les-Durance, Francia
Al momento il reattore più avanzato a fusione è ITER: un reattore a fusione termonucleare (basato sulla configurazione “tradizionale” di tipo tokamak), che si prefigge come futuro l’obiettivo di produrre 500 MW in una reazione di fusione stabile, che abbia la durata di 60 secondi, a partire da un input di 50 MW. Il progetto ITER, finanziato a livello internazionale da 35 Paesi, tra cui Unione europea, Cina, USA, India, Giappone, Russia e Corea. In particolare, l’Ue è quella che sta facendo i maggiori investimenti, contribuendo per il 45,6% del costo totale del progetto e, non a caso, la sede che è stata scelta si trova a Cadarache, in Provenza. Considerando i Paesi che vi prendono parte, possiamo capire quanto le finalità a cui si vuole arrivare siano ambiziose, complesse e potenzialmente determinanti nel segnare un nuovo futuro energetico per il Pianeta: i dissidi geopolitici in questo caso sembrano essere stati messi apparentemente da parte per favorire una collaborazione che possa unire le migliori innovazioni tecnologiche e i migliori scienziati a livello globale. ITER però non è ancora il prototipo di centrale di produzione di energia elettrica ma solo una macchina sperimentale destinata a dimostrare di poter ottenere le condizioni di guadagno energetico necessarie. Il prototipo di centrale in fase di studio dagli stessi partecipanti al progetto ITER è invece DEMO (DEMOnstration Power Plant). DEMO dovrebbe fare così da ponte alla realizzazione di reattori commerciali veri e propri.
Tuttavia, ITER è già un progetto estremamente ambizioso e per realizzarlo dovranno essere raggiunte condizioni fondamentali. Per mantenere il plasma di fusione confinato e coeso è necessario ottenere un plasma ad alta densità. E questa densità dovrebbe essere ancora più alta nell’ottica della riuscita di DEMO. Per quanto le fonti interne al progetto sostengano che il primo plasma dovrebbe essere generato entro la fine del 2025, ci sono già stati molti ritardi. L’annuncio ufficiale della costruzione dell’opera risale al 2005 e si è riusciti ad arrivare al 50% del suo completamento dopo 12 anni, nel 2017. Anche se si riuscisse a creare il primo plasma entro la data prefissata, arrivare alla vera e propria produzione di energia sembra essere molto difficoltoso e, secondo alcune fonti, a causa degli svariati rallentamenti che ci sono stati e le spese extra che si sono dovute sostenere, sembrerebbe impossibile rispettare questi tempi. L’ipotesi più accreditata è che la prima fusione dimostrativa non abbia luogo prima del 2050. Nei test eseguiti fino a oggi si utilizza ancora più energia per innescare la reazione di quanta ne venga poi effettivamente prodotta. Queste tempistiche, alla luce del fatto che il progetto avrebbe poi bisogno di essere implementato, risultano preoccupanti. Non possiamo sapere con precisione in che condizioni verserà il Pianeta, ma le aspettative sono tutt’altro che promettenti. 
Tuttavia, ITER non è l’unico progetto ad essere stato avviato basato sulla produzione di energia grazie alla fusione. Tra questi, abbiamo anche JET, progetto di stampo europeo, le cui ricerche sono iniziate prima di ITER e le cui scoperte sono poi state fondamentali per quest’ultimo. Tuttavia, avendo base nel Regno Unito, non sappiamo ancora cosa ne sarà, in quanto le cose potrebbero variare a seconda della piega che prenderà la Brexit. Inoltre, sarebbe ingenuo pensare che i vari Paesi cooperanti in ITER vi prendano parte con la nobiltà d’animo di avere a cuore il futuro del Pianeta, mettendo da parte i propri interessi geopolitici. Così come l’Europa ha JET, allo stesso modo anche gli altri Stati si stanno muovendo. Tra questi emerge la Cina, che ha annunciato la completa realizzazione di un reattore a fusione alla fine del novembre del 2019, che potrebbe essere operante già nel 2020. Il progetto si chiama HL-2M e ha base a Leshan, nello Sichuan. Nonostante il fatto che le fonti fossili restino quelle predilette per la produzione energetica interna della Cina, allo stesso tempo il Paese è leader nello sviluppo di nuove fonti energetiche sostenibili: il governo cinese, mosso dal pragmatismo che lo contraddistingue, è bene a conoscenza del fatto che il futuro del Pianeta e degli equilibri geopolitici non sarà di certo più legato ai combustibili fossili, ma alle energie rinnovabili.
JET, Oxfordshire, Regno Unito
Come in tutti gli altri ambiti scientifico-tecnologici, anche in questo caso c’è la volontà di primeggiare e, conseguentemente, di essere in una posizione di potere rispetto alle altre Nazioni. Questo è ancora più comprensibile se si pensa alla Belt and Road Initiative (BRI), progetto intercontinentale attualmente in implementazione, che contribuirà a definire l’egemonia cinese come potenza politica. Inoltre, di fronte agli ambiziosi progetti a cui vari Paesi del Golfo, la cui ricca economia è notoriamente basata sull’export di combustibili fossili, stanno lavorando, emerge la profonda consapevolezza che sia necessaria una diversificazione del mix energetico su cui fanno affidamento e dello sviluppo di altri settori economici. Quello più decantato è Vision 2030 dell’Arabia Saudita, ma anche gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar si sono prefissati obiettivi simili.

HL-2M, Leshan, Cina
Le grandi potenze mondiali, per quanto continuino a trarre profitti o a sfruttare energie non rinnovabili, sono ormai consapevoli che ciò non sarà più possibile nel lungo periodo. Il problema che sembrano porsi non è tanto rispetto al cambiamento climatico quanto l’esauribilità delle proprie risorse fossili, ma lavorare a delle alternative potrebbe portare conseguenti benefici anche per quanto riguarda le loro attualmente consistenti emissioni.
L’energia a fusione potrebbe avere tutte le potenzialità per rappresentare il futuro energetico del pianeta. Il problema è dato dal tipo di futuro che ci si prospetterà al momento in cui queste tecnologie saranno efficacemente sviluppate per poter essere realmente un’alternativa energetica concreta e, come tutte le grandi scoperte che possono cambiare radicalmente le prospettive e la realtà del Pianeta, chi sarà il primo a fare questa mossa nello scacchiere geopolitico sarà senz’altro il vero vincitore. Fonte: qui

“QUALCHE RISPOSTA NANCY?”


NEMMENO IL NATALE ARRESTA IL FUOCO DI FILA DI TRUMP CONTRO NANCY PELOSI 

L’EMITTENTE CONSERVATRICE "OAN" PARLA DEL FIGLIO DELLA SPEAKER DELLA CAMERA: PAUL PELOSI ERA NEL CDA DI VISCOIL, UNA SOCIETÀ DI GAS NATURALE CHE FA AFFARI IN UCRAINA 

UNO SCANDALO SIMILE A QUELLO CHE HA TRAVOLTO JOE BIDEN E IL SUO RAMPOLLO…


donald trumpDONALD TRUMP
Fuoco di fila di Donald Trump su Nancy Pelosi: dopo averla bombardata per giorni su Twitter, il presidente cavalca la notizia pubblicata dalla rete conservatrice One American News Network secondo la quale la speaker della Camera avrebbe fatto leva sulla sua posizione di potere per sostenere il figlio: per Trump la Pelosi sarebbe invischiata in uno scandalo simile a quello che ha travolto Joe Biden e il figlio Hunter.
«Qualche risposta Nancy?» ha twittato Trump, poco dopo aver stuzzicato la Pelosi venerdì con un altro cinguettio: «Wow Crazy Nancy, che sta succedendo? Questa è una roba grossa!».
paul pelosi jr., paul sr e nancy pelosi 1PAUL PELOSI JR., PAUL SR E NANCY PELOS
Secondo l’emittente Pelosi e suo figlio, Paul Pelosi Jr., sarebbero coinvolti in uno scandalo simile a quello che ha travolto Biden e il figlio Hunter. La settimana scorsa OAN ha riferito che Paul Pelosi era nel consiglio di amministrazione di Viscoil, una società di gas naturale che sostiene di fare affari in Ucraina.
Il rapporto ha anche evidenziato un suo viaggio in Ucraina fino al 2017. Secondo l’emittente come Biden anche la Pelosi avrebbe usato la sua posizione per aiutare il figlio nella scalata all’interno della società.
tweet di donald trump contro la nancy pelosi 7TWEET DI DONALD TRUMP CONTRO LA NANCY PELOSI 
Le vacanze di Natale non hanno fermato la raffica di critiche di Trump nei confronti della speaker. «È così interessante vedere Nancy Pelosi che chiede equità da McConnell quando ha presieduto l'udienza più ingiusta nella storia del Congresso degli Stati Uniti!» ha continuato a twittare il presidente venerdì.
tweet di donald trump contro la nancy pelosi 6TWEET DI DONALD TRUMP CONTRO LA NANCY PELOSI 
«Il distretto di Nancy Pelosi in California sta rapidamente diventando uno dei peggiori negli Stati Uniti in termini di senzatetto e crimine. Ha perso interamente il controllo e, insieme all'incompetente governatore Gavin Newsom, è molto triste da vedere» ha postato Trump che ha aggiunto: «Crazy Nancy dovrebbe ripulire il suo sporco  e sudicio distretto e aiutare i senzatetto. Un primario per N ?».  
tweet di donald trump contro la nancy pelosi 5TWEET DI DONALD TRUMP CONTRO LA NANCY PELOSI tweet di donald trump contro la nancy pelosi 3TWEET DI DONALD TRUMP CONTRO LA NANCY PELOSI 

L'ITALIA È UN PAESE PER VECCHI

L’ANNUARIO ISTAT CERTIFICA ANCORA UNA VOLTA IL DECLINO DEMOGRAFICO ITALIANO: NEL 2018 I NUOVI NATI SONO STATI 439.747, IL MINIMO STORICO DALL’UNITÀ D’ITALIA. CALANO ANCHE I DECESSI, CHE È UNA BUONA NOTIZIA, MA SIGNIFICA CHE CRESCE LA POPOLAZIONE NON ATTIVA 
STIPENDI IN CRESCITA E FAMIGLIE SEMPRE PIÙ NUMEROSE MA SEMPRE PIÙ PICCOLE, VISTO CHE UN TERZO SONO “UNIPERSONALI” (CIOÈ I SINGLE)

stipendioSTIPENDIO
Nel 2018 gli stipendi sono tornanti a salire. Una crescita che mancava da quasi un decennio. Lo rileva l'Istat nell'Annuario. "Dopo una fase di decelerazione che perdurava da nove anni, le retribuzioni contrattuali orarie nel totale economia sono tornate ad aumentare (+1,5%). Tale variazione è stata determinata per più di due terzi dai miglioramenti economici intervenuti nell'anno. Il contributo maggiore è derivato dagli aumenti retributivi previsti per la quasi totalità dei dipendenti pubblici (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che si protraeva dal 2010".

singleSINGLE
"Le famiglie, 25 milioni e 700 mila, sono sempre più numerose e sempre più piccole". Così l'Istat nell'Annuario. "Il numero medio di componenti è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l'aumento delle famiglie unipersonali che in venti anni sono cresciute di oltre 10 punti: dal 21,5% nel 1997-98 al 33,0% nel 2017-2018, ovvero un terzo del totale delle famiglie", spiega l'Istituto.
culle nascite italianiCULLE NASCITE ITALIANI

Minimo storico nascite, Paese tra più vecchi - "Nel 2018 continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia". Lo conferma l'Istat nell'Annuario. Sempre nel 2018, sottolinea, "il numero dei decessi diminuisce e raggiunge le 633.133 unità". La speranza di vita media alla nascita "riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018". Tutto ciò rende "l'Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019".
alcol e anziani 1ALCOL E ANZIANI 

pastaPASTA
In Italia il pranzo resta il pasto principale  - "L'Italia è ancora lontana da un'ampia diffusione del modello basato sul pasto veloce consumato fuori casa. I dati relativi al 2018 evidenziano che il pranzo costituisce, infatti, ancora nella gran parte dei casi il pasto principale (66,8% della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato a casa (71,9%), permettendo così una scelta degli alimenti e una composizione dei cibi e degli ingredienti più attente rispetto ai pasti consumati fuori casa". Lo rileva l'Istat nell'Annuario statistico.

cohousing anziani 11COHOUSING ANZIANI cohousing anziani 10COHOUSING ANZIANI 
Preoccupa la ripresa dell'affollamento delle carceri  - "I detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti alla fine del 2018 sono 59.655, in aumento rispetto al 2017 (+3,6%). Dopo un deciso calo (-23,2% nel periodo 2010-2015) delle presenze in carcere, anche a seguito di una serie di misure normative poste in atto allo scopo di ridurre il ricorso alla detenzione in carcere, si nota dunque un preoccupante segno di ripresa (+16% tra la fine del 2015 e il 30 giugno 2019)". Lo rileva lista nell'Annuario. L'indice di affollamento delle carceri risulta pari a 117,9 alla fine del 2018 (e sale a 119,9 al 30 giugno 2019).

Fonte: qui

IL CONTE("GIUSEPPI") FRETTOLOSO FECE I MINISTRI CIECHI


“GIUSEPPI” VUOLE FAR GIURARE MANFREDI E AZZOLINA AL PIÙ PRESTO, MA PER SPACCHETTARE IL MIUR CI VUOLE UN DECRETO PER CREARE DUE BILANCI E SEPARARE LE COMPETENZE 

I 5 STELLE NON HANNO GRADITO IL COLLOQUIO CON “REPUBBLICA” SULLE AMBIZIONI POLITICHE DELLA POCHETTE CON LE UNGHIE, CHE SOGNA IL QUIRINALE. 
MA LA STRADA PER IL COLLE È MOLTO AFFOLLATA…

Marco Antonellis per Dagospia

CONTE AZZOLINACONTE AZZOLINA
Il Presidente del Consiglio va di fretta e proprio in queste ore d'accordo con il Quirinale sta scrutando il calendario per scegliere la prima data utile per il giuramento dei neo ministri Manfredi e Azzolina: l'input che trova concordi sia Palazzo Chigi che il Quirinale è di chiudere la pratica possibilmente prima della riapertura dei lavori parlamentari.

Gaetano Manfredi rettore NapoliGAETANO MANFREDI RETTORE NAPOLI
Il problema però è che per procedere al giuramento serve preliminarmente un decreto per lo "spacchettamento" dell'attuale ministero (Miur)  e per la creazione di due bilanci (e ministeri) separati. E per farlo, spiegano fonti bene informate sul dossier, serve un apposito decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm). Il che potrebbe inevitabilmente allungare i tempi. La strategia, spiegano le medesime fonti, è di sgombrare il terreno da tutte le  questioni in sospeso per concentrarsi al meglio sugli appuntamenti di gennaio.
sergio mattarella giuseppe conte 9SERGIO MATTARELLA GIUSEPPE CONTE 

giuseppe conte dario franceschiniGIUSEPPE CONTE DARIO FRANCESCHINI
Ma ci sono anche altre tensioni in vista per l'avvocato del diavolo. Già, perché dalle parti dei 5Stelle non hanno gradito affatto i contenuti del colloquio con Repubblica di stamattina: "Sbagliati tempi e modi" si fa notare , ma "quel che è peggio è che così si rischia di indebolire il governo proprio mentre Salvini dichiara di essere pronto per Palazzo Chigi". Insomma, nel Movimento di queste dichiarazioni ne avrebbero fatto volentieri a meno tanto più perché danno la stura ("ci sono mille modi per partecipare alla vita politica e dare un contributo al proprio Paese") alle voci di un suo possibile interessamento per il Quirinale in vista del dopo Mattarella, vero sogno nel cassetto di "Giuseppi". Peccato però che dovrà vedersela con degli avversari estremamente agguerriti: Franceschini, Prodi, Veltroni ma soprattutto Mario Draghi. Auguri.

I COMMERCIANTI TEDESCHI SONO IN RIVOLTA CONTRO IL PIANO ANTI-EVASIONE DEL GOVERNO: DAL 1 GENNAIO 2020 SCATTA L’OBBLIGO DELLO SCONTRINO E IL CONTROLLO ELETTRONICO DEI REGISTRATORI DI CASSA MA NESSUNO È D’ACCORDO


Alessandro Ricci per www.ilfattoquotidiano.it

angela merkelANGELA MERKEL
Sembra l’Italia ma è la virtuosa Germania. Dove i commercianti sono in rivolta contro il piano del governo di Große Koalition per contrastare un’evasione fiscale monstre. Dall’1 gennaio 2020 scatterà l’obbligo di scontrino fiscale e il controllo elettronico dei registratori di cassa e chi non si adegua rischia una multa da 25mila euro. La misura punta a combattere le frodi legate alla manomissione dei registratori di cassa, con cui vengono sottratte decine di miliardi di euro al fisco.
evasione fiscale 2EVASIONE FISCALE 

Ma gli esercenti non ci stanno e – proprio come in Italia – lamentano che per adeguarsi dovranno sostenere costi eccessivi. Così – come in Italia – a Berlino si sono rassegnati a rinviare le sanzioni: fino a settembre 2020 liberi tutti. E liberi tutti, per ora, anche sull’installazione dei pos nei negozi. Si parla di una legge che li renda obbligatori, ma per ora in tutto il Paese sono un quarto di quelli presenti in Italia.

evasione fiscale 1EVASIONE FISCALE 
Il quadro di partenza, secondo Tax Justice Network, vede la Germania al secondo posto in Ue dopo la Penisola per evasione fiscale e sommerso: in valori assoluti vengono sottratti all’erario oltre 200 miliardi di euro l’anno. Questo nonostante per i reati fiscali si finisca davvero in carcere: i detenuti per crimini di questo tipo sono 55 volte di più che in Italia.
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Oggi in Germania non è insolito non ricevere uno scontrino dal macellaio, parrucchiere o al bar sotto casa, che non sono obbligati ad emetterlo. Secondo Lothar Binding di Spd, sostenitore della nuova legge – che venne approvata inizialmente nel 2016 per poi essere continuamente rinviata – “molti commercianti non registravano correttamente le entrate o manomettevano i registratori di cassa, quindi si è reso necessario un sistema di controllo a distanza, il TSE, per ristabilire concorrenza nel mercato”. Tramite questo meccanismo ogni entrata arriverà in tempo reale al sito del ministero tedesco – un meccanismo molto simile allo scontrino elettronico italiano, che da luglio sarà obbligatorio per tutti – e rimarrà nei registri per 10 anni.
panino bar via della conciliazione scontrinoPANINO BAR VIA DELLA CONCILIAZIONE SCONTRINO

Simili a quelle italiane anche le reazioni degli esercenti, che secondo la Handelsverband Deutschland, l’associazione dei commercianti, dovranno spendere tra i 300 e i 500 euro per aggiornare o comprare le attrezzature previste dalla nuova legge. In alcuni settori, tuttavia, i costi potrebbero salire alle stelle, ad esempio i macellai, perché ”i registratori di cassa e le bilance sono collegati tra loro”, afferma Gero Jentzsch dell’Associazione tedesca dei macellai. La conversione tecnologica, infatti, sarebbe più complicata, fino ad un costo di circa 4.000 euro per negozio.

evasione fiscaleEVASIONE FISCALE






A questo si aggiunge il problema della certificazione del sistema, che al momento non sembrerebbe univoco e di conseguenza avrebbe creato confusione tra gli esercenti. Per ovviare al problema il Ministero delle finanze ha esteso il periodo di non punibilità fino a settembre 2020. Un altro parallelo con l’Italia. Finora, dei circa 1,85 milioni di registratori di cassa in uso in Germania solo 400-500 sono stati riconvertiti. Gli altri dovranno essere prodotti o sostituiti da zero e il governo non ha ancora introdotto sgravi fiscali.

Se da un lato la Große Koalition spinge per questa legge, dall’altra parte Fdp e Verdi si dicono profondamente contrari. I primi con Christian Dürr che sostiene questa misura sia una criminalizzazione a priori degli esercenti, i secondi perché sostengono che l’obbligo di scontrino introdurrebbe una quantità di carta termica che prima non c’era, da smaltire separatamente rispetto alla carta comune.
POS PAGAMENTO CON IL BANCOMATPOS PAGAMENTO CON IL BANCOMAT

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Ma nonostante la piccola rivolta dei commercianti, da gennaio i clienti dovranno abituarsi a ricevere lo scontrino insieme al resto, che poi se lo portino dietro o meno non è importante per il fisco tedesco. Chissà se il Kassengesetz sarà anche un incentivo all’introduzione dei Pos negli esercizi commerciali, che secondo una ricerca del Think Tank The European House – Ambrosetti sono un quarto di quelli italiani. Ma anche su questo fronte sono in arrivo novità: “Stiamo lavorando ad un legge anche in tal senso”, sostiene Binding. Fonte: qui

lunedì 30 dicembre 2019

GLI ITALIANI PIÙ PESSIMISTI RISPETTO A UN ANNO FA: IL 77% È PREOCCUPATO PER LAVORO ED ECONOMIA

IL TEMA DELL'IMMIGRAZIONE (23%) È IN FORTE CALO RISPETTO AL DICEMBRE 2018 (-14%), COME QUELLO DELLA SICUREZZA (22%, IN CALO DI 2 PUNTI) 
CRESCE L’INTERESSE SULL'AMBIENTE (14%, IN AUMENTO DI 6 PUNTI) 
L’EFFETTO NOSTALGIA ATTANAGLIA IL PAESE: SONO SEMPRE PIÙ QUELLI CHE PENSANO “SI STAVA MEGLIO PRIMA”…

Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

nando pagnoncelli 4NANDO PAGNONCELLI 
Dicembre è tempo di bilanci, soprattutto a conclusione di un anno che negli auspici del presidente Conte avrebbe dovuto essere «bellissimo».
Non sembrano di questo parere gli italiani, il cui sguardo sul Paese appare ancor più severo di un anno fa. Infatti oggi quasi uno su due (49%) ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata (+ 10% rispetto al dicembre 2018), mentre il 21% è convinto che abbia intrapreso la giusta strada (-14%) e il 30% sospende il giudizio.

Solamente il 15% degli italiani esprime un giudizio positivo sull' economia del Paese (-3% rispetto al 2018), mentre il 76% è di parere opposto. La maggioranza assoluta (53%) non intravede alcun segnale di ripresa (+ 6%), mentre il 24% ritiene che vi siano alcune avvisaglie e solo una minima parte (2%) è del parere che i segnali di miglioramento siano evidenti.

giuseppe conte roberto gualtieri mesGIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI MES


La graduatoria delle preoccupazioni degli italiani fa registrare qualche cambiamento rispetto allo scorso anno: invitati ad indicare le principali priorità del Paese, il 77% degli italiani indica spontaneamente il lavoro e l' economia (+2%), seguiti dal funzionamento delle istituzioni e dalla situazione politica, menzionati dal 43% (in aumento di 10 punti), dal welfare (36%, in flessione di 2 punti). A seguire si colloca il tema dell' immigrazione (23%), in forte calo rispetto al dicembre 2018 (-14%), quindi la sicurezza (22%, in calo di 2 punti), l' ambiente (14%, in aumento di 6 punti) e la mobilità (2%).

GIOVANI DISOCCUPATIGIOVANI DISOCCUPATI
Le priorità riferite alla zona di residenza mostrano una graduatoria molto diversa, con l' eccezione dei temi dell' occupazione e dell' economia che si mantengono al primo posto, sia pure con un rilievo decisamente inferiore (44%). Al secondo posto, con lo stesso livello di citazioni (31%), si collocano le questioni ambientali e quelle della mobilità, a seguire la situazione politica locale (28%), welfare e assistenza (24%), la sicurezza (20%) e l' immigrazione che con il 7% si è quasi dimezzata rispetto al 2018.

ITALIA - LE DIFFERENZE NORD SUDITALIA - LE DIFFERENZE NORD SUD
Nonostante tutto, la qualità della vita nella zona di residenza si mantiene piuttosto elevata: due italiani su tre (66%) esprimono un giudizio positivo (in calo di 2 punti rispetto al 2018), con punte vicine o superiori all' 80% nelle regioni settentrionali e centrali e valutazioni nettamente meno elevate in quelle meridionali e insulari (49%) dove i giudizi positivi e negativi si equivalgono. Confrontando la situazione attuale con quella degli ultimi anni il 45% ritiene che non sia cambiato nulla, il 36% è convinto che sia peggiorata e solo il 14% coglie un miglioramento.

Da ultimo, rispetto alle prospettive economiche personali e familiari, quasi un italiano su due (46%) non si attende cambiamenti (ed è comprensibile, dato che redditi fissi e pensioni sono prevalenti nel Paese), il 24% è pessimista e il 22% ottimista.

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Dunque il bilancio di fine anno ci restituisce la tradizionale lettura divergente tra la dimensione nazionale e quella locale: la prima è fortemente influenzata dall' attualità politica e dal rilievo mediatico assegnato ai singoli temi, la seconda viene maggiormente ricondotta all' esperienza personale e alle evidenze sul territorio, basti pensare al tema dell' immigrazione che oggi appare fortemente ridimensionato (nell' autunno 2018 toccò la punta del 45% in concomitanza con le polemiche sulla linea della fermezza salviniana e la chiusura dei porti), e a quello dell' ambiente, dopo il fenomeno Greta. E si conferma anche la nostalgia del passato, guidata dalle prospettive incerte e dalla preoccupazione per le generazioni future.

Insomma, stiamo bene nella zona in cui viviamo, ma continua a non piacerci la situazione del Paese; il passato era meglio del presente e dal punto di vista personale non cambierà molto e gli ottimisti sono una minoranza. Siamo in presenza di una sorta di cortocircuito: più i cittadini mostrano delusione per il Paese, più cercano gratificazioni nel loro territorio.
Quando le trovano si acuisce la distanza dal resto dell' Italia. E tutto ciò si ripercuote sulla fiducia nelle istituzioni e sulla coesione sociale che sono essenziali per mettere in atto i processi di cambiamento che tutti reclamano ma nessuno sembra volere realmente. Fonte: qui